UN ARTICOLO SCIOCCO DI “REPUBBLICA”

Come si sa, ieri Silvio Berlusconi ha detto che le “aggressioni giudiziarie [di certi pm] sono peggiori” di quella da lui subìta in piazza Duomo a Milano. E su Repubblica (14/I/2010) leggiamo  che il Consiglio Superiore della Magistratura “ha deciso di acquisire agli atti la rassegna stampa sulle parole del premier e la inserirà nel fascicolo già aperto nel quale sono state raccolte le dichiarazioni di Berlusconi, risalenti allo scorso settembre, contro le Procure antimafia di Milano e Palermo, nonché l’intervento del premier a ‘Ballaro’ in ottobre, quando parlò di ‘pm comunisti’. Un fascicolo che pende da tempo e riguarda in particolare i giudizi espressi dal presidente del Consiglio sui magistrati delle Procure di Palermo e di Milano che hanno riaperto le indagini sulle stragi mafiose e sui giudici del processo Mills. La documentazione completa potrebbe essere presto inviata al plenum per un giudizio complessivo del Csm”. Ci si deve scusare per la lunga citazione ma è essenziale che non si dia l’impressione di gonfiare la notizia o falsificarla. Infatti, nella sua apparente normalità, essa è sconvolgente.
Un normale cittadino, leggendo che Silvio Berlusconi, stanco di sentirsi oggetto di ogni sorta d’ingiuria e calunnia da parte di Antonio Di Pietro, lo ha querelato, probabilmente direbbe: “Avrebbe dovuto farlo già prima”. Se invece la stessa notizia la leggesse un penalista o a un costituzionalista, la reazione sarebbe una risata e qualche commento poco gentile sulla competenza giuridica di Berlusconi. L’art.68 della Costituzione infatti così comincia: “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. Dunque nessuno può querelare Di Pietro per le sue opinioni politiche, per quanto espresse in modo offensivo o calunnioso. E le cose non vanno diversamente per le opinioni e le parole di Silvio Berlusconi. Né varrebbe l’argomento che si tratta di argomenti che non riguardano l’esercizio delle sue funzioni, sia perché il Premier sostiene che quelle “aggressioni” hanno motivi politici, sia perché le accuse (e i relativi processi) interferiscono con l’attività del governo.
Ciò posto, è ipotizzabile che il Csm non sappia di non poter opporre nulla, alle parole di Silvio Berlusconi? La realtà è che alcuni magistrati che si riempiono la bocca con l’indipendenza della magistratura vorrebbero attaccare l’indipendenza dei parlamentari. Che diamine significa, infatti, la frase: “La documentazione completa potrebbe essere presto inviata al plenum per un giudizio complessivo del Csm”? Chi dovrebbero intimidire, simili parole? La fortuna dell’attuale Csm è quella di non avere come capo Francesco Cossiga che in analoga occasione, quando a Palazzo dei Marescialli si volevano discutere argomenti non di competenza dei magistrati, minacciò d’inviare i carabinieri.
L’ipotesi più realistica, pur essendo meno drammatica, è più biasimevole. I magistrati sanno benissimo di non poter far nulla. Rischierebbero un conflitto istituzionale che li vedrebbe indubbiamente perdenti. E infatti non faranno nulla di concreto. Ma contando sull’ignoranza della gente, parlando di raccogliere il materiale e di interessare il plenum del loro parlamentino, sembrano dire: “Decideremo se sì o no sculacciare il Primo Ministro”. Mentre in realtà, lo si ripete, non possono fare nulla di più che indurre l’incolpevole (stavolta) “Repubblica” a scrivere un articolo tendenzioso e sostanzialmente sciocco.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
14 gennaio 2010
P.S. Se ci sono ragioni giuridiche che non ho visto, a sostegno dell’iniziativa del Csm, sarei lieto se mi fossero segnalate.

UN ARTICOLO SCIOCCO DI “REPUBBLICA”ultima modifica: 2010-01-14T17:09:32+01:00da gianni.pardo
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