NEL CONTESTO, TUTTI PERDENTI

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, malgrado il decreto legge interpretativo del governo, ha rigettato il ricorso del Pdl per l’ammissione alle elezioni regionali. Qualcuno ha detto che questa decisione è uno schiaffo all’esecutivo, qualcun altro ha pensato che essa dipende soltanto dalla competenza della Regione in materia di leggi elettorali, ma poco importa. Aspetteremo le motivazioni. Inoltre è ancora possibile che altre autorità intervengano con decisioni contraddittorie, fino al Consiglio di Stato o al rinvio delle elezioni. Un completo guazzabuglio. Considerando per il momento esclusa la lista del Pdl, dalla vicenda si possono trarre interessanti riflessioni.
In linea teorica, la sinistra ha indubbiamente ragione. In altri momenti e in altre regioni, per i motivi più diversi, sono stati esclusi altri partiti. Dunque, se la legge è uguale per tutti, il Pdl deve essere escluso dalle elezioni. Una scadenza è una scadenza.
Il ragionamento è chiaro ed ineccepibile. Noi che rispettiamo la legalità dovremmo dunque essere contenti se, malgrado il decreto del governo, il Pdl rimanesse fuori dalle elezioni. Ed in effetti lo saremmo con tutto il cuore se non intervenisse un altro fattore: quello che di solito si chiama “il contesto”.
Nella vita della nazione si incrociano spesso diritto e politica. Per il diritto “la legge è uguale per tutti”, per la politica no. Il diritto è formale: fiat iustitia et pereat mundus, si faccia giustizia, caschi il mondo; la politica è sostanziale: si salvi il mondo, quali che siano le leggi.
Né può dirsi che la gente stia col diritto. Sta col diritto e l’economia quando un meccanico licenzia un operaio perché nella sua officina non c’è posto e reddito per due, sta con la politica quando il licenziamento tocca migliaia di operai di uno stabilimento Fiat. Dal punto di vista giuridico ed economico i problemi che il licenziamento provoca a molti o a un singolo operaio sono uguali: ma mentre del singolo non s’interessa nessuno, neanche i sindacati, dei mille si interessano i partiti, i giornali e la Chiesa. Tutti pretendono, magari a spese dello Stato, che non accada ciò che è accaduto legittimamente al singolo. Dunque il numero conta. Se fallisce un negozio di tessuti, non c’è neanche una riga nella gazzetta locale, se rischia di fallire l’Alitalia se ne parla per anni e alla fine interviene lo Stato. I giornali e i partiti non discutono l’intervento in sé, ma solo se sia quello giusto. Il numero conta. Perfino a preferenza del diritto e dell’economia.
È sulla base di questa mentalità che, se pure con scomposta frenesia, il governo è voluto intervenire per salvare sia il Pdl sia la validità della consultazione. La sinistra al contrario si è aggrappata alla legge non perché l’ami particolarmente (se così fosse, non dovrebbe chiedere una soluzione per Termini Imerese), ma per attaccare la maggioranza. Al governo infatti avrebbe tentato di fare la stessa cosa e non meraviglia che il Presidente della Repubblica, uomo di sinistra, abbia ripetutamente affermato che “non si può escludere dalle elezioni il partito più forte”. Per ragioni sostanziali.
Assistiamo ad una strana disputa in cui hanno tutti torto. Gli unici da assolvere sono forse i magistrati, sempre che abbiano agito per motivi esclusivamente giuridici.
La speranza rimasta è che la vicenda si concluda con l’effettiva esclusione del Pdl. Sia perché per una volta sarebbe bello veder trionfare il diritto contro la politica, sia perché sarebbe bello veder punire l’ipocrisia della sinistra. Infatti, nel Lazio, nessuno toglierebbe agli eletti la macchia di avere vinto a tavolino, di non rappresentare il popolo, di essere degli abusivi, di non esercitare un potere democratico e chissà che altro. Se poi per la carica di governatore vincesse la Polverini si avrebbe una “cohabitation”, per usare il termine tanto usato in Francia quando il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro appartenevano a partiti rivali, con conseguenti, grandissime difficoltà pratiche.
L’esclusione del Pdl sarà un guaio per tutti. Un guaio così grande che molti, anche nel centro-sinistra, hanno reagito come il Presidente Napolitano. Ma è bene che una volta tanto tutti soffrano le conseguenze delle loro azioni e delle loro parole imprudenti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
9 marzo 2010

NEL CONTESTO, TUTTI PERDENTIultima modifica: 2010-03-09T12:09:04+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “NEL CONTESTO, TUTTI PERDENTI

  1. sigh … mi domando solo cosa sarebbe successo se, a parti invertite, fosse la lista del PD ad essere rimasta fuori per cause similari. Un ritardo, qualche firma in meno, o peggio a causa di un disturbatore di destra che avesse rallentato la procedura e poi chiamato i carabinieri…

    Se tanto mi da tanto avrebbero gridato al colpo di stato, e sarebbero in tutte le TV a starnazzare e fare cagnara. O forse avrebbero semplicemente scatenato la guerra civile.

    Invece a rimanere fuori e’ la lista del PDL, quindi tutto va bene, anzi si infierisce pure.

    Hanno flemma e onesta’ intellettuale da vendere, non c’e’ che dire. Se trattano gli Italiani con lo stesso tatto e spietatezza che stanno dimostrando in questo frangente, c’e’ veramente da ringraziare il cielo che non sono al governo…

    MF

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