PDL: FINI DENTRO O FUORI?

Questo articolo, per essere una cosa seria, dovrebbe essere scritto da  qualcuno che ha accesso alle voci di corridoio del Parlamento, alle confidenze e persino alle maldicenze dei politici. Se non si dispone di particolari informazioni, discutere della permanenza di Gianfranco Fini nel Pdl è solo un gioco di società: per fortuna, i giochi di società non sono illeciti.
L’uscita o l’espulsione dal partito sono normalmente un pessimo affare. Anche quando ha ragione, l’interessato ne riporta spesso danni irreparabili. Nel 1939 Umberto Terracini si permise di criticare il vergognoso patto Ribbentrop-Molotov e il partito non solo l’espulse, ma vietò formalmente ai vecchi compagni di rivolgergli la parola: cosa che fu per lui causa di tremenda amarezza. Qualcosa di più vaste proporzioni avvenne nel 1956, quando la rivoluzione ungherese fu annegata nel sangue. Lo spettacolo della repressione da parte di una brutale potenza straniera che per giunta si diceva antesignana degli ideali fu un così patente tradimento, una così indecente dimostrazione di logica imperialistica, che parecchi comunisti uscirono dal partito. Ma non ci guadagnarono niente: furono bollati come traditori e definitivamente emarginati. Al contrario Giorgio Napolitano che pure aveva chiarissimo il crimine che veniva perpetrato, si allineò con la posizione ufficiale del partito e col tempo divenne Presidente della Repubblica Italiana.
Fini tutto questo lo sa. Per questo danneggia il Pdl e si rende sommamente irritante (soprattutto con Berlusconi) ma tiene sempre a portata di mano la scusa di avere espresso una legittima opinione politica: non vuole offrire al partito l’occasione di espellerlo giustificatamente. Se viceversa decidesse lui stesso di lasciarlo, si troverebbe ad affrontare parecchie incognite. Per cominciare, non è detto che sarebbero in molti a seguirlo: dunque non potrebbe fondare un partito serio. Se andasse ad associarsi ad un partito già esistente – come l’Udc – sarebbe il secondo di Casini invece di essere il secondo di Berlusconi. E infine l’ipotesi di divenire il leader del Pd sarebbe più inverosimile di quella di Di Pietro poeta.
Fini non ha un futuro fuori dal Pdl. Lo ha all’interno?
Non solo oggi la base ha nei suoi confronti autentiche reazioni di rigetto, ma anche nella dirigenza Fini non riscuote sufficienti simpatie nemmeno per essere sicuro di prendere il posto del Cavaliere se questi scomparisse improvvisamente. Dunque forse ipotizza un piano a lungo termine. Potrebbe per esempio sperare, per sostituire il Cavaliere, di renderlo a poco a poco indigesto al partito: ma sarebbe necessario che il numero degli scontenti aumentasse consistentemente e per giunta entro il 2013: cosa molto dubbia. Insomma, razionalmente il comportamento del Presidente della Camera non si spiega. Irrazionalmente invece si può pensare al rancore (è stato sdoganato e beneficiato da Berlusconi ma, si sa, nessuna buona azione rimane impunita); all’invidia; all’insofferenza per la propria insignificanza; ad un’iperproduzione di bile e di fiele. Ragioni puramente emotive.
C’è allora qualcosa che il Pdl può fare per difendersi? L’irritazione del partito non necessita di dimostrazione ma le espulsioni sono un fatto traumatico: i dirigenti sono normalmente accusati di intolleranza e di atteggiamento repressivo. Qui poi si tratta addirittura di uno dei due consoli e il provvedimento sarebbe un cataclisma. Dunque bisogna pensare a contromisure di altro tipo.
Un’ipotesi di chi scrive sarebbe quella di applicare un noto principio del bridge secondo cui, se il vostro partner è audace, bisogna essere più audaci di lui; se è troppo prudente, bisogna essere più prudenti di lui: è questo l’unico sistema per insegnargli i disastri degli eccessi. Nel caso del Pdl, se Fini becca Berlusconi qualunque cosa dica, Berlusconi potrebbe cominciare a beccarlo qualunque cosa dica o sussurri: solo in modo ancora più aggressivo. Alla più anodina delle dichiarazioni bisognerebbe reagire con commenti acidi e denigratori, fino a irriderlo, ridicolizzarlo, rendergli incompatibile con la sua dignità la permanenza nel partito. Si tratterebbe insomma di ripagarlo con la stessa moneta, senza lesinare sugli interessi. Sperando che vada via da sé oppure che, come Astolfo, vada a ricuperare sulla Luna il suo cervello.
Ma su tutto questo forse ne saprà di più qualche lettore: di cui si aspettano i commenti e le correzioni.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
25 marzo 2010

PDL: FINI DENTRO O FUORI?ultima modifica: 2010-03-26T10:58:24+01:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “PDL: FINI DENTRO O FUORI?

  1. Caro prof.Pardo
    Nessuno dei suoi suggerimenti mi sembra realistico,perchè comunque bisogna salvare capra e cavoli.A mio modesto avviso l’unica soluzione potrebbe essere un colpo di mano.Votare a maggioranza una Riforma costituzionale assieme ad una risolutiva riforma della Giustizia.Se ciò dovesse esser fatto prima di metà legislatura i Finiani risulterebbero pochi

  2. A parte certe uscite di Fini sulla cittadinanza agli immigrati dopo solo cinque
    anni, ho l’impressione che Fini nel PDL sia meno isolato di quanto comunemente si creda. Una espulsione non si vede come potrebbe essere motivata,il PDL non è il PCI e sarebbe un grosso errore arrivare a tanto.
    Quanto a Berlusconi sarebbe meglio che passasse dalla politica degli annunci ad
    iniziative parlamentari di riforma sia della Giustizia che della costituzione.
    Purtroppo, tenendo conto delle procedure previste dall’art 138 ho l’impressione che di tempo ce ne sia rimasto poco.

  3. agenor, mi scusi, ma il suo commento mi suona un po’ strano. Fini avrebbe il diritto di remare contro, senza per questo avere nessuna responsabilità, e Berlusconi avrebbe invece il dovere di realizzare “da solo” le riforme? Come mai lei non pensa in primo luogo che Fini dovrebbe dargli una mano a realizzare quelle riforme, invece di criticarle prima ancora di conoscerle, o proporre condizioni impossibili come le “riforme condivise”?

  4. Perchè dice “da solo” ? Il lodo Schifani,il lodo Alfano,e il legittimo impedimento, Berlusconi non se li è fatti da solo.Vuol dire che una maggioranza
    c’è, basta prendere l’iniziativa. Inoltre sembra che il legittimo impedimento sia un provvedimento provvisorio per poi fare una legge costituzionale.
    Come non vedere che si è perso un sacco di tempo ?
    Ancora in questi giorni , alla vigilia delle Regionali , Berlusconi rilancia le
    riforme costituzionali, sulle quali non mi sembra che con Fini ci siano grandi
    differenze, ma per farle bisogna pur cominciare e presentare dei progetti di riforma tenendo presente le procedure richieste dalla costituzione,che non sono affatto celeri. L’ultimo anno di legislatura è un anno elettorale , restano solo due anni di cui uno se ne va via per le doppie letture delle Camere.
    Poi il referendum confermativo (inutile illudersi, l’opposizione non le condividerà). Quanto tempo resta ?

  5. Mi scusi, non mi sono espresso bene. Nel suo commento lei parlava di Fini e Berlusconi e non raramente (e sempre la sinistra) l’intera Italia si esprime come se Berlusconi fosse insieme la Camera e il Senato. E il responsabile di tutto.
    Tornando al nostro argomento, il Fini ATTUALE contesterebbe qualunque cosa dicesse Berlusconi, in questo simile alla sinistra, con cui non si possono fare riforme condivise. Poi Fini condividerà il referendum della sinistra per abrogare le riforme. Alè.
    In tutto questo vedo quanto Berlusconi sia diverso da me. Io manderei tutti al diavolo e mi godrei i miei soldi.

  6. “In tutto questo vedo quanto Berlusconi sia diverso da me. Io manderei tutti al diavolo e mi godrei i miei soldi.” Anch’io !
    Ma visto che ha voluto prendersi questa gatta da pelare…..Ci provi, poi gli italiani giudicheranno.

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