LE CONDIZIONI DI PACE DEI PALESTINESI

Un giornale ha riassunto in un riquadro le richieste palestinesi per siglare un accordo di pace: 1) Gerusalemme capitale dello Stato palestinese; 2) problema – eliminazione? – degli insediamenti israeliani nei Territori Occupati; 3) ritorno ai confini del 1967; 4) ritorno dei rifugiati; 5) redistribuzione delle risorse idriche; 6) liberazione dei prigionieri palestinesi nelle prigioni israeliane.
1)    Gerusalemme è almeno dal 1980 la capitale di Israele e poco importa il mancato riconoscimento internazionale. Si può biasimare l’invasione cinese del Tibet, cionondimeno non si può contestare che la Cina eserciti la propria sovranità su quella regione. E non si può nemmeno dire che Gerusalemme sia stata la capitale palestinese prima del 1967: infatti in quel momento tutta la regione faceva parte della Giordania. Ma soprattutto non è facile concepire che, senza esservi costretto, un Paese accetti la capitale di uno altro Stato all’interno del perimetro della propria capitale. Il caso del Vaticano è particolare: qui era il Papa ad essere a casa sua, non i Savoia: e questi che si sono imposti con la forza.
2)    Gli insediamenti israeliani nei Territori Occupati sono certamente un problema ma nulla impedirebbe che essi rimangano, anche se il territorio passa sotto amministrazione palestinese. Forse che nei confini di Israele non c’è più di un milione di palestinesi, per giunta con diritto di voto alle elezioni politiche? Comunque è un problema secondario, anche se richiedere la loro eliminazione sarebbe una dimostrazione di razzismo.
3)    Il ritorno ai confini del 1967 è una richiesta stupefacente. I palestinesi dimenticano che sono stati loro e i loro alleati, Nasser in particolare, a violarli, con l’intenzione di appropriarsi l’intero territorio di Israele. Ora, avendo fallito, pretendono che tutto torni come prima. È come se qualcuno obbligasse un altro a giocare una partita di poker, perdesse l’intera posta e alla fine ne chiedesse la restituzione. Gli israeliani chiedono solo piccoli aggiustamenti dei confini, mentre per diritto di guerra si sarebbero potuto annettere tutto il territorio. Questo non andrebbe dimenticato: la Russia non si è forse annessa Königsberg, su cui non vantava nessuna rivendicazione storica?
4)    Il ritorno dei rifugiati è un’assurdità. Costoro hanno abbandonato l’attuale territorio di Israele volontariamente: lo prova il fatto che centinaia di migliaia di altri palestinesi sono invece rimasti e sono ancora lì, vivi e vegeti. Inoltre i rifugiati non si sono integrati nei posti in cui sono andati a vivere (il Libano per esempio) e sarebbe strano che si integrassero in Israele. E tutto questo mentre i palestinesi non li accolgono, loro, sul proprio territorio. Infine, se è vero che si tratta di quattro milioni di persone, sarebbe come se proponessero a noi di accogliere quaranta milioni di cittadini islamici, di origine e lingua diversa, allevati per giunta ad odiare mortalmente l’Italia.
5)    La redistribuzione delle risorse idriche è un problema poco noto ma gli israeliani non hanno certo deviato il corso del Giordano. Se esso passa nel loro territorio, non è merito loro e non è neppure colpa loro. Ogni regione si ritrova con vantaggi e svantaggi geografici. L’Iraq condivide forse le proprie risorse petrolifere con la Giordania, sprovvista di petrolio? Lo stesso concetto di “redistribuzione” è falso: non c’è mai stata una distribuzione ingiusta cui ora dovrebbe seguire una distribuzione giusta.
6)    La liberazione dei prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane è una richiesta inammissibile perché queste persone non sono incarcerate per motivi politici ma per reati comuni. Se poi i palestinesi li reputano eroi perché hanno ammazzato dei civili israeliani, non possono pretendere che gli israeliani condividano questo punto di vista.
Una nota finale  riguarda il fatto che i palestinesi non parlino affatto delle condizioni militari di un eventuale accordo. Gli israeliani infatti non potranno mai e in nessun caso permettere una totale indipendenza bellica del nuovo Stato. Non concederanno mai ai palestinesi la possibilità di detenere armi pesanti o di accettare eserciti stranieri sul loro territorio: sono stati attaccati troppe volte. Dunque è strano che i palestinesi – che pure non dimostrano buon senso negli altri campi – non si lamentino del fatto che si discute solo di una larga autonomia, non di una vera indipendenza. La Palestina non sarebbe un vero Stato sovrano.
I palestinesi e la comunità internazionale si ostinano a chiudere gli occhi su una semplice realtà: contro Israele gli arabi hanno perso tutte le guerre che essi stessi hanno voluto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 marzo 2010

LE CONDIZIONI DI PACE DEI PALESTINESIultima modifica: 2010-03-27T14:48:48+01:00da gianni.pardo
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