IL MOVIMENTO DI GRILLO È UN PARTITO

L’MCS (Movimento Cinque Stelle) di Beppe Grillo è per molti versi un’incognita. La maggior parte di noi non se ne è interessata abbastanza per avere idee precise. Sappiamo che non è il caso di inquadrarlo né nell’ambito della destra né nell’ambito della sinistra, perché è risolutamente sia contro il Pdl, sia contro il Pd (chiamato spregiativamente il Pd meno “elle”), e  che non vuole essere un nuovo partito politico: ci tiene a chiamarsi “movimento”proprio perché è anti-partito.
Sappiamo solo due cose e sono ambedue errori. Il primo è che non si può andare al governo se non alleandosi con uno dei due grandi partiti. Se si rimane assolutamente soli, al massimo si conquista qualche assessorato e si ha un ruolo di mera testimonianza: non si influenza la politica nazionale. A meno che l’MCS non conquisti da solo il 51% dei voti italiani. Auguri.
La seconda critica tocca la sostanza: può esistere un partito, un movimento, un’alleanza, una lega, un qualunque raggruppamento che sia “anti-partito”?
Il problema è antichissimo. Quando gli scettici sostenevano che non si può conoscere nessuna verità, qualcuno obiettò: ma se ciò che dite è vero, la verità è conoscibile e voi stessi ne state dicendo una. Per lo stesso motivo, se un raggruppamento di cittadini fa politica, quand’anche denominasse la propria formazione Partito Anti-Partito, ha di fatto fondato un partito. Il nome non importa. Ci si può perfino chiamare con una sorta di slogan calcistico come “Forza Italia” ed avere successo: l’art.49 della Costituzione non stabilisce particolari formalità. Quelli che partecipano alle elezioni politiche sono sicuramente dei partiti politici, anche perché soltanto come tali possono iscriversi alla competizione elettorale. La natura delle cose non nasce dalla loro denominazione.
Noi italiani abbiamo invece tendenza a credere che, cambiando il nome di qualcosa, se ne cambi la natura. Finita la Seconda Guerra Mondiale, si è scritto nella Costituzione il divieto di “ricostituzione del disciolto partito fascista” e si è ottenuto che i nostalgici fondassero il Movimento Sociale Italiano: si badi, un movimento, non un partito! Anche se quell’aggettivo, “sociale”, faceva tanto Repubblica di Salò. Qualche fanatico dell’antifascismo, nei decenni seguenti, propose più volte la soppressione dell’Msi, proprio perché “partito fascista”, ma non se ne fece mai nulla. Di tutta evidenza, se lo si fosse soppresso il giorno dopo sarebbe nata la Lega sociale, il Partito Nazionale o chissà che altro. La sostanza non si lascia influenzare dai nomi.
Ma questa è una lezione che nessuno vuole capire. Per preoccupazioni di political correctness si è cambiato nome ai minorati (più volte), alle donne di servizio, agli spazzini e perfino ai negri, come se essere negri fosse una vergogna o come se, chiamandoli neri, gli si schiarisse la pelle.
L’MCS è puramente e semplicemente un nuovo Partito. La sua ostilità alla denominazione nasce da un giudizio negativo su tutti i partiti, categoria cui si fa finta di non volere appartenere, ma il disprezzo per i “colleghi”, oltre che ingiustificato, è vagamente comico. Se una prostituta entra in una “casa” ma vuole distinguersi dalle colleghe e si auto-definisce “operatrice sessuale”, ciò non toglierà il fatto che le colleghe la considereranno una prostituta e tale sarà, se fa quel mestiere.
I partiti non sono da disprezzare. Non sono prostitute. Sono raggruppamenti in cui magari imperano i lati deteriori della natura umana – l’interesse, il fanatismo, l’ideologismo, la stupidità, perfino – ma sono come la famiglia: per quanto male se ne possa pensare, essa è il nucleo fondamentale della società, come i partiti sono il nucleo fondamentale della democrazia.
La ragione profonda che giustifica l’ostilità alla parola “partito” è forse un’altra. Finché ci si chiama con un nome di fantasia, e ci si presenta come un ectoplasma sociale, si chiede agli altri di fare qualcosa, di risolvere i problemi, indicando i fini da raggiungere e non i modi per raggiungerli. Come fanno i bambini con i grandi. Quando invece ci si impegna in concreto nell’azione politica, non si tratta più di parlare ma di agire, o almeno di fare proposte praticabili: e questo è giustamente visto come pericoloso. La critica è molto più facile dell’azione: e per questo i non-partiti, con la loro aria corrucciata e vindice, si impegnano solo nella protesta.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
31 marzo 2010

IL MOVIMENTO DI GRILLO È UN PARTITOultima modifica: 2010-04-01T09:32:39+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL MOVIMENTO DI GRILLO È UN PARTITO

  1. Ecco un esempio di partito del fare: progetti seri e soprattutto obiettivi raggiungibili!

    “Contratto con gli italiani

    tra Silvio Berlusconi nato a Milano il 29 settembre 1936 leader di Forza Italia e della Casa delle Libertà, che agisce in accordo con tutti gli alleati della coalizione, e i cittadini italiani si conviene e si stipula quanto segue.

    Silvio Berlusconi, nel caso di una vittoria elettorale della Casa delle Libertà, si impegna, in qualità di Presidente del Consiglio, a realizzare nei cinque anni i seguenti obiettivi:

    Abbattimento della pressione fiscale:
    con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui;
    con la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui;
    con la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui;
    con l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.
    Attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” che prevede tra l’altro l’introduzione dell’istituto del “poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere” nelle città, con un risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni.
    Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.
    Dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro.
    Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi Opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche, e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.
    Nel caso che al termine di questi 5 anni di governo almeno 4 su 5 di questi traguardi non fossero stati raggiunti, Silvio Berlusconi si impegna formalmente a non ripresentare la propria candidatura alle successive elezioni politiche.

    In fede,

    Silvio Berlusconi
    Il contratto sarà reso valido e operativo il 13 maggio 2001 con il voto degli elettori italiani”

    Alto che ectoplasma sociale..

    p.s. I ” raggruppamenti in cui magari imperano i lati deteriori della natura umana” sono sempre da disprezzare, le prostitute no

  2. Sì,ma queste sono solo enunciazioni.L’articolo dice che bisogna indicare i mezzi,i modi,gli strumenti,i tempi per raggiungere tali obiettivi.

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