BERTOLDO E LE INTERCETTAZIONI

Una volta chiesero ad una signora senza peli sulla lingua quale fosse il suo parere sulle frequenti liti di una coppia di amici. “Nei panni di lei lascerei lui, disse, e nei panni di lui lascerei lei”. Questo genere di giudizio non è assurdo. Non è detto che fra due litiganti uno debba necessariamente avere ragione e l’altro debba necessariamente avere torto: può anche avvenire che abbiano torto tutti e due. O anche tutti e due ragione, anche se questo secondo caso è più raro.
Questi principi vengono in mente a proposito della rumorosa discussione nazionale sul disegno di legge sulle intercettazioni.
Sul dato di partenza sono tutti d’accordo: si tratta di una violazione del segreto istruttorio, prevista e punita dal codice penale. Ma subito arriva il secondo dato: è vero, questo dice la legge, ma dal momento che non si è riusciti ad applicarla, non avendo mai trovato un solo colpevole, è chiaro che la norma è inadeguata. Il terzo dato, naturalmente, è la virtuosa indignazione di tutti: che senso ha provocare gravi danni di immagine ai terzi, magari innocenti, pubblicando dati raccolti violando la loro privatezza e perfino senza che la cosa abbia utilità per le indagini? È chiaro che bisogna mettere rimedio a questo sconcio.
Da questo punto in poi, non c’è accordo su nulla. I magistrati vogliono avere la libertà di intercettare tutto e tutti (il nostro piccolo Paese intercetta infinitamente di più dei grandi Stati Uniti), spendendo un’iradiddio di denaro pubblico, ed anche la libertà di passare i testi ai giornali, in modo da danneggiare i nemici politici ed acquistare fama nazionale. I giornalisti non soltanto vogliono a loro volta la libertà di danneggiare la controparte politica, ma soprattutto tengono a vendere più giornali, senza pagare pegno. Vogliono dunque che non siano multati i loro editori – perché costoro, colpiti nel portafogli, potrebbero poi limitarli – e non vogliono che gli si applichi né la norma sul segreto istruttorio – fruiscono infatti del diritto di cronaca e in generale della libertà di stampa – né alcuna nuova norma. E urlando fanno finta di battersi per il popolo italiano, per la Dea Giustizia, per la Costituzione e per la Civiltà Occidentale in pericolo.
La maggioranza politica vorrebbe trovare una soluzione che non provochi troppe proteste ma il suo problema è insolubile.
Una volta Bertoldo fu condannato a morte e richiese come grazia soltanto quella di poter scegliere la pianta alla quale l’avrebbero impiccato. La grazia gli fu concessa e lui scelse una pianta di prezzemolo. Magistrati e giornalisti non vogliono questa o quella norma, non vogliono una modifica del testo, qui o là: vogliono che tutto rimanga come prima e criticheranno il governo qualunque norma adotti. Accetterebbero solo una norma che di fatto non modificasse nulla: una pianta di prezzemolo.
In queste condizioni il Pdl ha la scelta fra farsi criticare emanando una norma inutile o farsi stramaledire emanando una norma efficace. Avrà il coraggio di questa seconda soluzione? C’è da dubitarne. Al punto che ci si potrebbe augurare il completo ritiro della proposta. Naturalmente in questo caso la maggioranza sarebbe accusata di stupidità, viltà e ogni altro crimine, e le sarebbero anche imputati i guasti della situazione attuale. Perché, appunto, avrebbe dovuto sanarla. Bastava adottare regole che fossero quadrate e tonde nello stesso tempo, capaci di imporre certi comportamenti senza stabilire nessuna sanzione in caso di inadempienza. Camminando sull’acqua e compiendo  ogni sorta di miracoli.
Forse l’errore è stato concepire che si potesse ottenere qualcosa agendo contro i veri impuniti d’Italia: i magistrati e i giornalisti.
L’unica speranza – che in realtà non è una speranza, è un orrendo timore – è che una volta o l’altra qualche intercettazione squalifichi il più importante leader della sinistra (quando ci sarà), in modo che finalmente quella parte politica capisca qual è il problema e ne voglia finalmente una soluzione. Per legittima difesa si muove chiunque; per amore dei singoli cittadini, degli innocenti e dei calunniati, non si muove nessuno.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
24 maggio 2010

BERTOLDO E LE INTERCETTAZIONIultima modifica: 2010-05-24T14:20:00+02:00da gianni.pardo
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