BERLUSCONI PUO’ FAR FELICI TUTTI

In questi giorni l’attualità rischia di provocare il disgusto. I fatti dimostrano nella maniera più plateale che di ovvio non esiste nulla. Che non esiste un metodo per avere ragione di chi è sciocco o in malafede. Soprattutto se costui ha deciso in anticipo che vi darà torto, quand’anche diciate che in estate fa caldo e in inverno fa freddo.
Abbiamo sotto gli occhi tre esempi. Il primo riguarda la manovra economica che, a detta di tutti, anche di uomini della minoranza è assolutamente necessaria: solo che dovrebbe essere realizzata in modo che non tolga un euro a nessuno. Né al centro né alla periferia, né ai molti né ai pochi, né alle regioni né ai ministeri, assolutamente a nessuno. Nemmeno all’opera lirica. L’unica manovra “giusta” è nessuna manovra. Ma dal momento che essa è indispensabile, si ricomincia da capo: la manovra s’ha da fare e se il governo non la fa è composto da una manica d’incapaci.
Il caso di Pomigliano d’Arco è altrettanto esemplare. Si può capire la posizione della Fiom, dal momento che i suoi dirigenti sono dei fanatici e non rischiano la paga: ma non mancano moltissimi difensori disinteressati del veterosindacato. Mentre la casa brucia, costoro si sgolano come dementi per il puro piacere di discutere se bisogna chiamare i pompieri col cellulare o col telefono fisso. E soprattutto se regolare lo sciopero sia conforme alla Costituzione, dimenticando che non si è mai fatta una legge organica che precisasse quanto stabilito dall’art.39 (il diritto di sciopero si esercita “nell’ambito delle leggi che lo regolano”).
Infine ci sono le infinite diatribe riguardanti il disegno di legge sulle intercettazioni. In passato si è esagerato, si sono coinvolti e rovinati anche degli innocenti, e a parere di tutti sarebbe giusto mettere un po’ d’ordine nella materia. Ma, sempre a parere di tutti, la nuova legge non deve cambiare nulla. Se cambia qualcosa, se veramente essa punisce chi sgarra, è la fine del mondo: per questo se ne discute da mesi e mesi e per questo se ne discuterà ancora, fino a non farne niente. L’unica buona legge è nessuna legge.
Il caso è interessante per la sua monumentale ipocrisia. Le intercettazioni, in numero spropositato  sono passate per anni dai magistrati ai giornalisti e regolarmente pubblicate, in violazione delle leggi vigenti. E quelli che dalla mattina alla sera gridano sui tetti in difesa della legalità di questa illegalità non si preoccupano. Il fatto è che alle intercettazioni sono interessate tre categorie di persone: i giornalisti, i magistrati e i politici.
I primi ci tengono perché con esse possono vendere più copie, soprattutto se i testi sono pruriginosi. Naturalmente, invece di parlare dei loro interessi di bottega, si appellano al diritto dei cittadini d’essere informati; e piacerebbe moltissimo sapere se rimarrebbero dello stesso parere, nel caso fosse scritto su tutti i giornali d’Italia che le loro mogli gli stanno mettendo le corna. Eppure è una notizia come un’altra, no?
I magistrati tengono alle intercettazioni perché con le inchieste a volte ottengono una notorietà nazionale, che magari monetizzano in un seggio in Parlamento, e poi perché in questo modo assumono un sostanziale controllo dell’intero Paese: se tutti sono intercettati, tutti possono essere colpiti. A casa nostra tutti ci mettiamo in mutande.
Naturalmente sia i giornalisti sia magistrati dicono che le intercettazioni sono intangibili perché servono a combattere la criminalità. Dal che si deduce che altrove, dove tutte queste intercettazioni non ci sono, la criminalità non si combatte. E infatti tutti conosciamo la differenza di legalità fra il territorio di Reggio Calabria e quello di Basilea.
La terza categoria interessata alle intercettazioni è quella dei politici. Non solo essi hanno degli alleati nei magistrati e nei giornalisti – prevalentemente di sinistra – ma sono anche capaci, nel caso che lo “scandalo” riguardi un nemico, di gridarlo sui tetti tanto a lungo da far credere che sia un crimine da forca. Mentre se si tratta di un amico, ci passano sopra disinvoltamente. Si pensi alle vicende pugliesi.
La difesa dei propri interessi è normale ma è difficile sopportare che si cerchi di camuffarla da difesa della legalità e della democrazia. Qui si toccano i vertici dell’ipocrisia. Né si può ragionevolmente credere agli scrupoli di Gianfranco Fini.
Il disegno di legge è stato concepito per proteggere il cittadino comune e poi gli stessi colpevoli, finché non si arrivi al processo: ma del cittadino imputato, o amico dell’imputato, non interessa niente a nessuno. Nemmeno al resto degli italiani. Costoro capirebbero al volo la necessità della privatezza se la cosa li riguardasse personalmente. Invece osano dire: “Io non ho niente da nascondere”, dimenticando che l’on.Scaiola si è dovuto dimettere da ministro, la prima volta, per avere parlato in modo irrituale di un morto illustre. Quanti possono dire che non usano parolacce, in privato? E soprattutto, come ha detto qualcuno, la trasparenza totale è un’esigenza dei regimi totalitari. In essi chi vuole un po’ di privatezza è già per questo sospetto di controrivoluzione.
Silvio Berlusconi potrebbe fare felici tutti non facendo nessuna manovra, invitando la Fiat a starsene in Polonia e permettendo che si sia tutti intercettati. Se è questo, che vogliono gli italiani!
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
17 giugno 2010

BERLUSCONI PUO’ FAR FELICI TUTTIultima modifica: 2010-06-18T09:34:21+02:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “BERLUSCONI PUO’ FAR FELICI TUTTI

  1. Caro Gianni
    Il brutto della situazione è che ci stiamo abituando. Ci stiamo abituando che l’opposizione si opponga sempre e comunque ma soprattutto irragionevolmente, che la maggioranza che è al governo cerchi di salvare capra e cavoli e quindi giocoforza non combini niente, ci stiamo purtroppo abituando al lassismo, alla corruttela ed assistiamo impotenti ad un brutto teatrino. Eppure basterebbe un minimo di buonsenso ma a quanto pare di questi tempi è cosa rara. Anthony ed Enrico si trovano su due posizioni distanti su Pomigliano D’Arco ma in certi momenti è necessario fare di necessità virtù. Quindi cosa è meglio salvare l’ora di “minzione” e perdere il lavoro o tenerselo ben stretto? Al sindacato, che personalmente ho sempre aborrito perché ha fatto sempre i propri interessi, non gliene importa nulla degli operai vuole solo avere libertà d’azione trincerandosi ovviamente dietro la dignità del lavoro dell’operaio. Ho lavorato nella pubblica amministrazione e i delegati sindacali che avevano diritto al “distacco sindacale retribuito”lo usufruivano sempre per i loro comodi ed in certe realtà lavorative tipo Fiat è, od era, la stessa cosa.

  2. Come ha ragione Ivana, tutto il polverone sollevato dalla fiom su Pomigliano tende anche a coprire i tanti abusi, dall’assenteismo alla micorconflittualità, che hanno reso la situazione al limite del controllo per l’azienda ma ben controllabile da parte del sindacato che ovviamente fa di tutto per mantenere i privilegi e la libertà d’azioen acquisita in passato.
    Oggi questo viene riconosciuto anche dal pd e dallo stesso Epifani ma fino a ieri chi sollevava il problema veniva trattato nelle assemblee a male parole.
    E si tratta di esperienza diretta, mi creda, perchè i sindacalisti e i loro simpatizzanti sanno essere ben poco democratici e parecchio arroganti quando qualcuno osa metterli in discussione o anche solo criticarli.

  3. Sono contento che ci siano persone ancora in grado di analizzare i fatti…
    Ormai le persone giudicano senza sapere, giudicano solo atraverso l’odio che hanno nei confronti di che cerca solo di fare il proprio lavoro…
    Apprezzo molto questo post…

  4. Direi che Pardo ha ragione: non opponendosi alle scelte dolorose si farebbe felici tutti ma, sottintende, forse andremmo a Ramengo.
    Però… noblesse oblige!
    Per cui, piuttosto che validare un accordo che farebbe felice FIAT, lavoratori, governanti, opposizioni e sindacati, io perseguo una strada di civiltà “assoluta”.
    Noblesse oblige, appunto!

    E prima che si commenti ciò che non ho scritto né pensato (voi dove eravate quando c’erano in ballo i referenda sulle rinnovo quote lavoratori ai sindacati e sulle modifiche all’art.18?) direi qualcosa di “emotivo”.
    La gentilissima sig.ra Ivana ha probabilmente guadagnato il doppio dei suoi figli e il triplo dei suoi nipoti nella medesima posizione lavorativa e, per coprire la sua pensione di oggi, servono 20 operai FIAT. E questo non perché i sindacati hanno sfasciato le aziende, ma perché i sindacati hanno svenduto le vite ed il futuro dei propri iscritti. E con questi anche quelle di tutti i lavoratori italiani.
    I sindacati attuali e le aziende sono solo formalmente divisi, per polarizzare il consenso e farlo poi convergere verso un obiettivo comune predefinito.
    Ed infatti, Enrico appoggia FIAT a Pomigliano perché conserva rancore nei confronti di qualche sindacalista.

    La condizione di povertà in cui certa industria italiana spinge i lavoratori, con il placet dei sindacati italiani, costringe aziende come la FIAT ad introdurre un controllo poliziesco,, un regime oppressivo.
    Queste fabbriche, nel giro di pochi anni, a causa dei salari bassi, vedranno lavorare contemporaneamente sulle proprie linee giovani, i loro padri e i loro nonni – interi gruppi sociali coesi e partecipi delle comuni difficoltà. Ed il management, preccupato più di premi e dividendi, che del benessere psico-fisico dei dipendenti (che è obbligo di legge), avrà bisogno del “bastone”.

    Senza scomodare esempi “fulgidi” come Tim Gill and Mark Pope della Quark inc. in Colorado, in Italia esistono esempi di imprenditori moderni ed illuminati.
    La fabbrica TOD’S di Diego della Valle ha una ottim mensa, una bella palestra e l’asilo per i figli delle dipendenti, dove le donne possono andare in qualsiasi momento a trovare i piccoli.
    Enzo Rossi, imprenditore della pasta all’uovo “Campofilone” ha concesso un aumento di 200 euro netti al mese alle sue dipendenti, dopo aver sperimentato come sia impossibile vivere con il salario contrattuale. Incredibilmente, questi si è visto “massacrare” dai sindacati e dallla Confindustria!
    Quindi, chiudiamo la FIAT e facciamo fare a Della Valle le scarpe per tutti e mangiamo maccheroncini di Campofilone. E compratevi una Toyota.

    Per tornare a questo post, direi che Berlusconi sta menando il can per l’aia da troppo tempo.
    Le questioni di principio, già della campagna elettorale del ’93, sono ancora tutte valide, e sono ancora tutte lì.
    E le soluzioni poposte, francamente, sembrano prive di coerenza, coraggio, creatività. Che senso ha rinnovare il permesso alle intercettazioni ogni 3 giorni? Perché rischia il carcere chi divulga una notizia, solo se non è giornalista? Ma questi geni, dove li hanno presi.
    Per un Tremonti eccezionale abbiamo 400 YES-men incapaci ed inconcludenti.

  5. Caro Pardo…io non la penso come te…
    Tuttavia ritengo le tue argomentazioni degne di interesse e di analisi.
    Anche perchè espresse sicuramente in modo migliore di quello della tua parte politica.
    Sono d’accordo con “In passato si è esagerato, si sono coinvolti e rovinati anche degli innocenti, e a parere di tutti sarebbe giusto mettere un po’ d’ordine nella materia.”….ma perchè limitare la magistratura invece di bastonare i giornalisti?
    (mi si scusi il termine)
    Le tue argomentazioni avrebbero una ragion d’essere se la strada intrapresa dalla tua parte politica fosse quella di punire sia i magistrati che i giornalisti che hanno ABUSATO (perchè lo hanno fatto) di conversazioni private.
    Ma qui la storia è un’altra…persino gli organi antiterroristici internazionali sono CONTRARI al ddl di Berlusconi (che di destra non è)…e allora?
    Come la mettiamo…??perchè limitare uno strumento di indagine così funzionale..in uno stato dove il 30% dell’economia è sommersa!

    Comunque grazie per la ragionevolezza…che purtroppo considero latitante nella tua parte politica.

  6. Sarebbe lungo risponderle. Sinteticamente:
    bastonare i giornalisti? Non ha visto come guaivano, prima ancora di esserlo?
    Idem per i magistrati. I quali sono per la legalità e la lotta al delitto, salvo quello che commettono loro, violando il segreto istruttorio.
    Secondo: all’estero ascoltano i loro giornalisti, che in Italia frequentano solo ambienti di sinistra. E si vede.
    Terzo: all’estero è sempre stato di moda disprezzare l’Italia, e con la Seconda Guerra mondiale abbiamo loro fornito munizioni per qualche secolo.
    Quarto: l’opposizione a Berlusconi è preconcetta, tanto da essere squalificata. Per sapere quando ha torto e quando ha ragione, bisogna ragionare solo con la propria testa.
    Io comunque, come ho scritto, pianterei tutto e tutti, nei suoi panni. A quanto pare tutti, a partire da Fini (di cui vorrei proprio vedere che farebbe), sono convinti che senza di lui torneremmo all’età dell’oro.
    Mi piacerebbe vederla, prima di morire.

  7. Secondo: all’estero ascoltano i loro giornalisti, che in Italia frequentano solo ambienti di sinistra. E si vede
    Davvero molto convincente. In palese e stridente contrasto, inoltre, con il punto 4: Quarto:…Per sapere quando ha torto e quando ha ragione, bisogna ragionare solo con la propria testa

    Questa canzoncina stonata secondo cui i giornali stranieri sarebbero traviati dai “nemici del popolo” la si puà leggere su “Il Giornale” da mesi e mesi. Ed è stata anche ascoltata da Berlusconi stesso in varie e non richieste repliche. Ripeterla in questo modo e in questi termini non mi risulta un valido esempio di ragionamento con la propria testa.
    Mi dispiace stavolta di non aver letto commenti del mitico MF.
    Buona giornata, AJ.

  8. Arnoldo, neanche lei ragiona con la sua testa, allora.
    A me è capitato di sentire giornalisti stranieri ripetere pari pari tesi assurde, che nella stessa Italia riscuotevano credito solo presso i più estremisti.
    Inoltre, di alcuni so già in partenza che sono di sinistra. Qui ora dico una cosa che potrebbe essere sbagliata due volte: Marcelle Padovani, per anni “presidente” o qualcosa del genere dei giornalisti stranieri in Italia (ma potrei ricordare male, e sarebbe il primo errore) in Francia scriveva sul Nouvel Observateur (possibile secondo errore), qualcosa di simile al nostro “manifesto”. Ma in Italia veniva citata come “giornalista straniera”, non come “giornalista di sinistra arrabbiata”.
    Insomma, l’essere stranieri non è affatto una garanzia di obiettività. Io ho sempre notato che i giornalisti italiani – che sono “stranieri”, per i francesi – hanno nei confronti della Francia un inspiegabile atteggiamento di ironia e superiorità. Superiorità?
    Mi creda, ragiono con la mia testa. Ho solo quella.

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