LA POLITICA DEL PD

Gli scacchi sono una lotta fra bianchi e neri. Se uno ha i neri, guarda i bianchi come nemici e cerca il modo di farli fuori. Finita la partita, se ne può fare un’altra, con i bianchi, e stavolta sono i neri l’esercito del male.
Nello stesso modo, si può cercare di rispondere a questa domanda: che cosa farei, se dovessi dare la linea politica al partito opposto al mio?
La prima cosa da vedere è quale sia “il partito opposto”. Si potrebbe infatti vedere come contraltare un partito come l’Idv, ma dal momento che esso è appare poco serio, parleremo del Partito Democratico.
Guardando il mondo da sinistra, la prima ovvietà è che oggi non si può proporre un rivoluzionario modello di società. Il Pci lo fece per decenni, ma allora si credeva ad una rivoluzione comunista oggi divenuta archeologia. Dunque una politica di sinistra deve agire nell’ambito del modello sociale attuale e dal momento che per il centro-destra e per il centro-sinistra sono uguali sia le condizioni di fatto sia gli strumenti che si possono utilizzare, le differenze fra i due tipi di politica non possono essere molto grandi.
Oggi è inutile proporre soluzioni miracolistiche perché anche il popolo sa che sono impossibili. Il Pci aveva il vantaggio di offrire un totale rivolgimento del società ma non fu mai chiamato a realizzarlo, il Pd invece non può denunciare una totale inefficienza nella lotta all’evasione fiscale, per esempio, perché è stato al potere per cinque anni con Prodi e D’Alema, più altri due anni recentemente e, senza sua colpa, non è cambiato molto. Né la sinistra ha potuto debellare la disoccupazione, il lavoro nero, gli incidenti sul lavoro e tutti quei mali che affliggono da sempre l’Italia. Dunque le promesse, in questo campo, sono inutili: la gente non le prende molto sul serio.
Lo spazio politico che rimane è quello delle piccole, utili proposte: proposte tali che, andando al governo, si possano effettivamente realizzare. Oppure tali che la stessa maggioranza le adotti subito, non potendo però evitare che l’opposizione se ne attribuisca il merito. Lo schema non dovrebbe essere: “Noi, al governo, faremo miracoli”, ma “Noi, al governo, faremo leggermente meglio”. È questo uno degli errori di Silvio Berlusconi: dalla mera fattibilità tecnico-economica è passato alla fattibilità politica, trovandosi infine ad avere fatto promesse che, con tutta la buona volontà, non poteva mantenere.
Lo Stato può essere paragonato ad una grande berlina, risultato di decenni di progresso automobilistico: nessuno mette in discussione che la migliore soluzione sia quella delle quattro ruote – non tre e non cinque – ma lo spazio per i miglioramenti esiste. C’è stato un momento in cui qualcuno ha inventato i freni idraulici, un altro gli ammortizzatori, un altro ancora la barra antirollio e, più recentemente, l’Anti-Bloc System. Ecco il campo dell’opposizione. Mentre la maggioranza dedica la maggior parte del suo tempo a far funzionare la macchina così com’è, l’opposizione potrebbe studiare i particolari migliorabili.
Naturalmente questo schema richiederebbe un’enorme mole di lavoro per piccoli progressi: ma è meglio non avere altro da proporre che critiche al governo? E magari, occasionalmente, insulti alla ministra Gelmini usando l’espressione “rompere i coglioni”, come ha fatto il Segretario Bersani?
Se si propone una riforma, esiste certo la difficoltà tecnica di farla capire alla gente: ma proprio per questo dovrebbe essere ben spiegata e l’opposizione non dovrebbe proporne altre per parecchio tempo. In modo che in giro ci si convinca che sarebbe utile e che il governo fa male a non realizzarla.
Facciamo un esempio ma che può dare un’idea. Gli italiani che devono fare un versamento alla posta si armano di santa pazienza: sanno che potranno dover impiegare mezz’ora, visto come funzionano gli uffici postali. E non è assurdo che – nell’epoca in cui si fa benzina con i distributori automatici – non si possano dotare gli uffici postali di una macchina con due fessure, una in cui si inserisce il bollettino e l’altra in cui si inseriscono i biglietti i banca? Se la procedura fosse possibile, quante benedizioni riceverebbe chi l’ha inventata e adottata?
L’Italia aspetta da sempre una grande riforma della Pubblica Amministrazione che forse non vedremo mai: non potremmo più semplicemente migliorare qualcosa?
Naturalmente le proposte dovrebbero essere abbastanza particolareggiate per suscitare le proteste degli interessati: solo questo le renderebbe credibili, rendendo credibile, di rimbalzo, l’opposizione. Fra l’altro, nel caso la maggioranza adottasse il provvedimento,  quelle proteste ricadrebbero su di essa.
L’opposizione, se vuole riconquistare l’elettorato, deve essere fattiva e credibile: esattamente ciò che oggi non è.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
28 maggio 2010

LA POLITICA DEL PDultima modifica: 2010-06-19T15:58:00+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “LA POLITICA DEL PD

  1. Caro Pardo,
    lei scrive:”Guardando il mondo da sinistra, la prima ovvietà è che oggi non si può proporre un rivoluzionario modello di società. Il Pci lo fece per decenni, ma allora si credeva ad una rivoluzione comunista oggi divenuta archeologia”.
    Scusi ma questo non significa guardare il mondo da sinistra, ma guardarlo dal punto di vista del buon senso, che e’ un’altra cosa.
    Sembra pazzesco oggi, ma un po’ meno di mezza Italia ci credeva veramente e ci ha creduto per decenni. Ora a qualcuno si puo’ rubare il denaro, si puo’ rubare la moglie, ma se gli distruggi un sogno non ti perdonera’ mai, diventera’ un arrabbiato di professione a tempo indeterminato.
    In realta’ secondo me tutto il PCI, invece di cambiare nome ogni pochi anni, avrebbe dovuto sparire nel 1990 (come e’ successo piu’ o meno nel resto d’Europa) trasformandosi in un ragionevole partito socialdemocratico, o laburista moderato. O piu’ semplicemente fondendosi col partito socialista di allora.
    Forse oggi sarebbero al governo. Oppure, come dice lei, sarebbero una temibile opposizione che incalza con proposte realistiche.

  2. Sono d’accordo con Lei.
    Purtroppo, questa mancata revisione ha rovinato il Pci e successori. Come dice lei, se oggi avessimo un partito di sinistra accettabile e moderato come ce ne sono altrove (penso al partito laburista), non saremmo costretti, in molti, a votare costantemente centro-destra non tanto per convinzione quanto perché, dall’altra parte, non c’è niente di affidabile e di credibile.
    Ma è andata così.
    L’errore fondamentale è stato la lotta contro Craxi, cioè contro colui che avrebbe potuto salvarli.

  3. La lotta contro Craxi era nella natura stessa del PCI, statalista, settario iperideologico e antidemocratioo, che non poteva tollerare la crescita di un’altra sinistra “accettabile e moderata”. Non potendo trasformare sè stesso ha distrutto l’idea stessa di riformismo e di cambiamento.
    E in ogni caso in Italia non esisterà mai una sinistra accettabile, è una contraddizione in termini, è sufficiente sentir parlare 5 minuti Bersani per capirlo.

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