LA LEGALITA’, MA SOLO SE CI PIACE

La notizia è data dal “Corriere della Sera”. Dario Franceschini, aiutato da Massimo Donadi dell’Idv, cercherà di raccogliere le 63 firme necessarie per proporre la sfiducia individuale al ministro Aldo Brancher. “Non basta la rinuncia al ricorso al legittimo impedimento, la vicenda resta inqualificabile”. Ad aver pazienza, sulla vicenda Brancher si potrebbero trovare mille frasi simili o anche peggiori, ma l’argomento che si vuole trattare è un altro e bisogna innanzi tutto porre in chiaro alcune cose.
Non sentiamo nessuna speciale simpatia per questo signor Brancher, mai sentito nominare prima; non sentivamo affatto la necessità di un nuovo ministro; il modo in cui è stato nominato ci è apparso piuttosto sgradevole (anche se l’ipocrisia della Lega, in questa occasione, è stata monumentale); la sua dichiarazione di volersi avvalere della legge sul legittimo impedimento è suonata poco opportuna e di pessimo gusto. E si potrebbero dire altre cose ancora. È un argomento politico dalle molte sfaccettature, ma rimane indigeribile l’indignazione di tutti coloro che, da sempre e in ogni caso, hanno tenuto la legge come unica stella polare. Chi ha sempre avuto questo atteggiamento non può condannare nel modo più aspro chi si è solo voluto avvalere della legge: o il comportamento conforme alle norme approvate è sempre da apprezzare, oppure deve essere politicamente lecito sostenere chi è andato contro la legge. O si venera la legge, e si insiste per la messa a morte di De Gaulle condannato dal regime di Vichy, oppure si fa politica, e allora De Gaulle ha ragione e Pétain torto.
In Italia, ogni volta che si è trattato di un possibile contrasto fra politica e giurisdizione, Franceschini e di Donadi si sono risolutamente schierati dalla parte della legge. Se la Procura della Repubblica di Milano fa sapere a Silvio Berlusconi, via “Corriere della Sera”, che è indagato per mafia mentre presiede un congresso internazionale contro la criminalità, le vestali della legalità ci fanno sapere che la magistratura non può tenere nessun conto dell’opportunità politica. Nemmeno quando potrebbe farlo senza intralcio della giustizia: per esempio ritardando quella comunicazione; o facendola pervenire per le vie e con la discrezione previste dalla legge. La legge secondo queste caricature di Robespierre è cieca e sorda a tutto e a tutti e bisogna inchinarsi ad essa perinde ac cadaver. Ma allora, se una norma è vigente e un ministro dichiara di volersene avvalere, dov’è lo scandalo?
Lo scandalo è che essa non piace alla sinistra. Ciò implica però che il Pd e l’Idv non sono per la legge in ogni caso: sono per la legge purché essa gli piaccia. E non c’è nulla di più lontano dalla legalità.
Se questi geni della politica prendessero l’iniziativa di una sfiducia personale per un ministro che ancora non ha compiuto nessun atto politico (del resto, secondo “Famiglia Cristiana” è un “ministro del nulla”) dicendo semplicemente “non ci piace”, non ci sarebbe da ridire. La politica è scelta, opzione, giudizio insindacabile. Il deputato può votare contro qualunque provvedimento, anche il più ragionevole e anche presentato dal suo proprio partito, così come può votare a favore della più demenziale delle proposte. C’è scritto nella Costituzione. Ma non dica di farlo in nome della legalità. I parlamentari siedono nelle camere non per adorare le leggi vigenti ma per farne di nuove.
Invece i politici di sinistra si sbracciano a difendere la legalità, si sgolano a pretendere la punizione dei “colpevoli” a loro antipatici, e non hanno mai chiesto seriamente che si punissero quei pm (un battaglione) che violano la legge passando gli atti coperti da segreto ai giornalisti; sono per la trasparenza di tutto e di tutti, e non si sono mai stupiti del fatto che i sindacati, pur maneggiando milioni di euro, non abbiano mai depositato uno straccio di bilancio; parlano di attentato alla Costituzione se Marchionne cerca di non far operare la Fiat in perdita, e non si meravigliano che in sessantadue anni non si sia data attuazione all’art.43 di quella Carta. E si potrebbe continuare. Per Di Pietro, tutti sono colpevoli non appena indagati, ma non lui. Berlusconi è colpevole benché assolto, lui è innocente perché assolto.
Franceschini e i suoi amici portino pure avanti la loro iniziativa. Nel caso non sentiremmo la mancanza di Brancher. Ma non si strapazzino a fornire ulteriori prove della loro pochezza intellettuale.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
29 giugno 2010

LA LEGALITA’, MA SOLO SE CI PIACEultima modifica: 2010-06-29T18:53:18+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo