FINI PUO’ ESSERE OBBLIGATO A DIMETTERSI?

Mesi fa, quando dal palco Silvio Berlusconi si lamentò delle parole di Gianfranco Fini questi, facendo anche un gesto con la mano, dalla prima fila, gli chiese: “Che fai, mi cacci?” La risposta si è avuta a mesi di distanza: “Sì”.
Mai credersi invulnerabili.
La domanda di oggi è un’altra: Berlusconi può cacciare Fini dalla sua carica di Presidente della Camera? Stavolta la risposta, non solo di Fini ma di tutti i commentatori, è: “No”.  E tuttavia.
Vediamo per cominciare due importanti pareri.
Sul Corriere della Sera c’è un’intervista (1) a Pier Alberto Capotosti, ex presidente della Corte Costituzionale, il quale afferma: “La Costituzione non prevede revoche”. “Il meccanismo della revoca non è previsto dalla Costituzione né per il presidente della Camera, né per i deputati. Ci possono essere pressioni politiche, ma senza conseguenze giuridiche”.
Luciano Violante, Presidente della Camera per cinque anni, intervistato da Repubblica (2), alla domanda: “È possibile una mozione di sfiducia a Fini?” risponde: “No. Significherebbe che il presidente della Camera o del Senato sono nelle mani della maggioranza. Non è così”. E poi: “I ruoli super partes non possono decadere per una scelta della maggioranza parlamentare, non sono nelle mani di chi ha vinto le elezioni”. Queste affermazioni sono perentorie e ciò malgrado non sono convincenti: infatti non sono sostenute da un solo rigo della Costituzione.
La Costituzione all’art.94 prescrive: “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere./ Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. / Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia./ Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni./ La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione”. Salvo errori, questo è l’unico punto in cui si parla di fiducia o sfiducia, e dunque i due illustri giuristi avrebbero ragione. Non si parla né di Presidenti delle Camere, né di ministri.
Ma la storia dice qualcosa di diverso. Alcuni anni fa, nel 1995, con notevolissima sorpresa di chi scrive, il Ministro di Giustizia del governo Dini Filippo Mancuso, inviso alla sinistra giustizialista perché colpevole di avere ordinato un’ispezione sui magistrati di Mani Pulite, fu fatto oggetto di un’inedita iniziativa parlamentare. La sinistra presentò una mozione di sfiducia non contro il governo – cosa prevista dalla Costituzione – ma contro lui personalmente: e dal momento che la mozione fu votata, Mancuso si dimise, scomparendo dalla scena politica. Ora si chiede: in quale articolo della Costituzione è scritto che la sfiducia può essere votata ad personam, contro un singolo ministro? E se, pur non essendo scritta da nessuna parte, questa procedura informale è stata adottata per un ministro, chi dice che non possa essere adottata altrettanto informalmente contro il Presidente della Camera?
Qualcuno sostiene che c’è una differenza, fra un ministro e il Presidente di una delle Camere, perché la prima è una carica politica e la seconda è una carica istituzionale. Ma a parte il fatto che ambedue le cariche non sono neutre, come origine, perché provengono da una parte politica, la Costituzione per questo riguardo non parla né di ministri né di Presidenti delle Camere. Se dunque s’è potuto inventare qualcosa per i ministri, altrettanto bene (o male) si può inventare per i Presidenti. Violante può pensarla diversamente e la sua è un’opinione legittima: ma nulla di più. Non risulta certo dalla Costituzione.
Qualcuno può fare notare che il ministro Mancuso si dimise non perché obbligato ma per sensibilità giuridica e morale. Sostiene infatti Capotosti: “Ci possono essere pressioni politiche, ma senza conseguenze giuridiche”.  Ma un ministro che non aveva né la fiducia del suo proprio esecutivo (che infatti non lo sostenne), né della Camera, era giusto che andasse via. E se Mancuso ebbe quella sensibilità, siamo sicuri che Fini potrebbe prescinderne? Che potrebbe rimanere Presidente della Camera a dispetto degli angeli e dei santi, aggrappandosi alla sedia e squalificandosi agli occhi degli italiani?
Indubbiamente, tutto è possibile e in politica non bisogna stupirsi di nulla. Ma una cosa è certa: le argomentazioni in favore dell’inamovibilità di Fini sono claudicanti dal punto di vista giuridico e certamente insostenibili dal punto di vista politico.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
31 luglio 2010

(1)http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=T4VBX
(2)http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=T4W8L

FINI PUO’ ESSERE OBBLIGATO A DIMETTERSI?ultima modifica: 2010-08-01T09:37:18+02:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “FINI PUO’ ESSERE OBBLIGATO A DIMETTERSI?

  1. Anni fa, non ricordo se fosse a proposito di Cossiga, si discusse della possibilita’ di impeachment del presidente della repubblica, la massima carica istituzionale. La possibilita’, se esiste, dovrebbe applicarsi a maggior ragione a cariche istituzionali minori.
    Qualcuno ricorda come ando’ a finire ?

  2. Andò a finire in nulla.
    Innanzi tutto l’impeachment è un istituto estraneo alla costituzione italiana. Inoltre, se non ricordo male, questa costituzione prevede per il Presidente della Repubblica solo il caso di alto tradimento.
    Cossiga, costituzionalista per mestiere, a suo tempo sorrise di questa ipotesi, formulata da orecchianti e spettatori televisivi.

  3. Per Cossiga vi fu una richiesta di ” messa in stato d’accusa ” da parte del
    deputato della sinistra indipendente Pierluigi Onorato che, se fosse stata
    votata e approvata, avrebbe comportato un processo davanti alla Corte Costituzionale. Per quel che ne capisco (quasi niente), la messa in stato d’accusa non equivale all’impeachment.Con l’impeachment si decade automaticamente, non c’è processo, il processo l’ha già fatto il Parlamento.
    Vi furono richieste di impeachment da parte della Rete e da Marco Pannella , ma non sono state ammesse, mentre la richiesta di Onorato non è mai stata calendarizzata. Successivamente Onorato denunciò Cossiga il quale fu condannato a pagare 90 milioni per danni morali!!

    http://archiviostorico.corriere.it/1993/giugno/27/Cossiga_condannato_pagare_milioni_danni_co_0_93062714486.shtml

    Tornando alla sua domanda, la mia risposta è no.
    Non solo Capotosti e Violante, anche Ghedini e Alfano si sono dichiarati contrari ad inserire quella richiesta nel documento della direzione. Perchè ” non si può “. Io non so se si possa o meno, ma al posto di Berlusconi non formalizzerei quella richiesta. È quasi certo che Fini farebbe il pieno dei voti contrari ( opposizioni + finiani ) mentre non è affato certo che Berlusconi faccia il pieno dei suoi (309). Nel prima ipotesi il risultato sarebbe inutile, nella seconda sarebbe un disastro per Berlusconi, che ne uscirebbe ulteriormente indebolito.
    Facile immaginare i titoli dei giornai: “VINCE FINI”- sottotilo : Berlusconi perde altri deputati ecc. ecc.. Meglio lasciar perdere.

  4. No, non può essere obbligato.
    Ho visto la conferenza stampa di Fini del 30.
    Direi che aver “costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge che confliggono con il programma elettorale”, nel partito degli yes-mem, è un punto qualificante, una stella da portare al petto.

    Comunque, questo è il programma, qualcuno sa cosa di contrario ha fatto Fini?
    1) istituzioni piu’ snelle, efficaci, capaci di evolversi e controllabili dal cittadino
    2) una migliore qualita’ della macchina pubblica
    3) riforma della giustizia nel segno della legalita’, della garanzia del diritto e della siciurezza
    4) disponibilita’ energetica diversificata (nucleare e rinnovabili) per rispettare l’ambiente e ridurre la dipendenza dall’estero
    5) liberalizzare la cornice normativa di imprese e lavoro, anche a garanzia della funzione pubblica delle grandi infrastrutture
    6) immigrazione, un’opportunita’ da cogliere in un quadro di diritto e di equilibrio sociale
    7) scuola, universita’ di eccellenza e rilancio della ricerca
    8) risanamento dei conti pubblici con tagli strutturali alla spesa ed emersione di tutta la base imponibile riducendo le aliquote
    9) laicita’ delle istituzioni come base della societa’ libera e del progresso, come contrtasto efficace alla sfida dei fondamentalismi
    10) europa forte e federata, alleata degli stati uniti, autonoma sullo scacchiere internazionale e in campo militare

    Osservando il programma, tra l’altro, mi viene in mente che le ultime riforme visibili in Italia le hanno fatte Bassanini, Bersani, Bindi (Sanità) …
    Poi c’è Tremonti che è un outsider, ma è socialista e non lo si può dire perché potrebbe essere probi-evirato.

    P.S. Io per il punto 9 caccerei il 20% degli attuali PDL: Berlusconi (c’era da salvare una vita!), Sacconi, Gelmini, Roccella, Cota, Quagliarello, Formigoni, Ratzinger …

  5. Seppure con tutti i rischi gia’ evidenziati da Pardo, credo che l’unico modo per liberarsi di Fini sia votare al piu’ presto: diventerebbe il vicepresidente del Dimenticatoio. (In questa importante quanto informale istituzione il posto di presidente e’ gia’ occupato per anzianita’ dal fondatore Marco Follini, fin dal 2006).

  6. Sono d’accodo con Felice, è l’unico modo per liberarsi di Fini e fargli fare la fine che si merita.

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