CHE COSA PUO’ FARE FINI

In molti siamo stati sorpresi dal numero dei sostenitori di Gianfranco Fini alla Camera e al Senato. Da domani comunque esisterà in Parlamento un nuovo partito, “Futuro e Libertà”, che avrà il suo gruppo, il suo capogruppo e, in prospettiva, il suo segretario. La sua collocazione è stata chiarita molte volte dallo stesso Fini: i suoi parlamentari sono stati votati dagli elettori del Pdl e non potrebbero ragionevolmente schierarsi contro di esso. Tuttavia, essendo il partito composto da fuorusciti, è altrettanto ragionevole che essi non si considereranno vincolati dalle decisioni e dalle linee politiche del partito di provenienza. Anzi, potranno sempre dire che le proprie tesi sono più aderenti al programma votato nel 2008: i traditori sono sempre gli altri.
La loro posizione offre qualche vantaggio. Da un lato c’è una sinistra afona e inconsistente, dall’altro un Pdl che, senza un aiuto esterno, sarà spesso impossibilitato a legiferare e costretto a concordare con loro le leggi da votare. Futuro e Liberta avrebbe così la golden share, il potere decisivo.
Un simile scenario per il Pdl somiglia ad un incubo ma in natura nulla è semplice e non è affatto detto che ai dissidenti arrida un roseo futuro.
Innanzi tutto, se i finiani vorranno votare contro una legge proposta dal Pdl, sarà necessario che spieghino molto chiaramente le loro ragioni agli elettori: il rischio è sempre quello di confermare l’idea che essi siano dei traditori che cercano scuse per sabotare il centro-destra. Inoltre, se i deputati del Pdl sono tutti presenti, il governo non avrà bisogno di nessuno. Poi, come si è detto più volte, l’Udc potrebbe entrare nella maggioranza. Infine, esiste la bomba atomica: per una legge che non piace agli antiberlusconiani, può sempre avvenire che il Pdl ponga all’improvviso la questione di fiducia.
Qui è come se Berlusconi potesse puntare contemporaneamente sul rosso e sul nero. Come si comporterebbero Bocchino, Granata, Urso e gli altri dinanzi a questa evenienza, per una legge prima duramente e pubblicamente avversata con parole di fuoco?
Se votassero la fiducia farebbero ridere il Paese. Sarebbe chiaro che per loro le idee non contano nulla: tengono solo a non andare a casa. E i poverini non potrebbero nemmeno invocare la disciplina di partito, dal momento che il Pdl non è il loro partito.
Se viceversa votassero contro e facessero cadere il governo, le nuove elezioni per loro sarebbero un autentico disastro. La base del Pdl è lungi dall’averli perdonati e non sarebbe contento nemmeno il Pd, oggi acutamente cosciente di non essere pronto ad un confronto elettorale.
È questa la ragione per la quale i molti che sperano di veder cadere questo governo non ipotizzano un ribaltamento delle alleanze ma vaghi governi di unità nazionale e simili: Berlusconi vada via ma, per favore, niente elezioni anticipate. Un programma cui il Cavaliere potrebbe partecipare con lo stesso entusiasmo col quale il tacchino partecipa al Thanksgiving Day.
Naturalmente molti dicono che, cadendo il governo, Giorgio Napolitano farà di tutto per evitare le elezioni anticipate. È una tradizione del Quirinale e qualcuno vede questo tentativo come un dovere istituzionale. Ma Berlusconi sa benissimo che per una maggioranza senza Pdl i numeri non esistono. E sa anche che ci sono milioni di italiani pieni di rancore nei confronti di Fini, pronti a fargliela pagare come l’avrebbero fatta pagare a Bossi nel 1995, se Scalfaro non avesse barato. Ma se allora il Cavaliere fu ingenuo (e perse le elezioni del 1996) ora non è più lo stesso : sa di poter contare solo su se stesso e non arretrerà nemmeno di un centimetro. Si è visto nel 2008 quando per le elezioni non ha consentito il rinvio nemmeno di qualche settimana.
Delle elezioni anticipate potrebbe essere contento solo Di Pietro, che raddoppierebbe o triplicherebbe i suoi voti: ma questo renderebbe ancor più problematica la situazione della sinistra, considerata ancor meno affidabile di quanto non sia oggi. La possibilità di tornare al governo si allontanerebbe nelle nebbie di un lontano futuro. Le elezioni successive alle prossime sarebbero nel 2016, quando Berlusconi potrebbe essersi ritirato dalla politica (in quell’anno avrebbe ottant’anni!) e il Pdl potrebbe essere divenuto un elemento credibile, stabile ed ineliminabile della politica italiana. Fra l’altro, con un nuovo leader, si toglierebbe alla minoranza l’arma preziosa dell’antiberlusconismo su cui ha puntato per decenni. Allora, il 2021?
Oggi i finiani hanno la libertà, ma non hanno un futuro. Possono dare fastidio a Berlusconi (che grande programma!), ma lui può ucciderli politicamente. E quel professionista del taglio del nodo di Gordio, come si è visto, è capacissimo di farlo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
30 luglio 2010

CHE COSA PUO’ FARE FINIultima modifica: 2010-07-31T12:38:08+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “CHE COSA PUO’ FARE FINI

  1. Avevo preparato questo commento per l’articolo precedente, ma ieri non sono riuscito a postarlo per problemi con la connessione.

    Nelle settimane scorse ci si domandava quanti fossero i parlamentari che in caso di rottura avrebbero seguito Fini. Adesso lo sappiamo; 33 deputati e 10 senatori….per adesso. Alla Camera il governo conserva la maggioranza in caso di astensione dei finiani ma la perde in caso di voto contrario. Ciò nonostante in un messaggio indirizzato al sito dei ” Promotori della Libertà ” Berlusconi dichiara : «Abbiamo i numeri per andare avanti così come abbiamo ben chiaro il programma da completare e, grazie a questa scelta sofferta ma necessaria, siamo nelle condizioni di governare più sereni e nella chiarezza». È una balla ma allo stesso tempo è vero. Infatti Berlusconi non ha detto che ha la maggioranza , ma che ha i numeri per continuare a governare perchè sa che né Fini né Bersani né Casini hanno interesse ad andare a nuove elezioni con questa legge elettorale .
    Per questa ragione i tre cercheranno di trovare i voti per cambiarla. Alla Camera ci sono già, al Senato manca qualche senatore. Ma non mi sorprenderei se qualcuno aspettasse di passare dalla parte di Fini al momento opportuno , magari per diventare ministro o sottosegretario in un nuovo governo di “ emergenza nazionale “.
    L’offerta fatta a Casini di entrare nel governo è stata nuovamente rifiutata, secondo quanto riportano i giornali, ed è un errore . Non solo la Lega non lo vuole, l’UDC è contraria al federalismo voluto dalla Lega tanto che è stata l’unica a votare contro e alla Lega interessa solo quello, ma Berlusconi ha sempre detto, anche in campagna elettorale, che con Casini dentro non si può governare. E adesso si ? Un autogol.

    La partita tra Fini e Berlusconi incomincia adesso e non darei alcun risultato per scontato. Dipenderà da quanti imboscati sono rimasti nel PDL,pronti ad uscire allo scoperto al momento opportuno.

  2. Non basta che il governo cada perché ci sia una maggioranza alternativa. Se i finiani si alleassero con Di Pietro sarebbero finiti politicamente, per dirne una. I loro (eventuale) elettorato li mollerebbe per sempre. Né il Pd farebbe un affare, dovendo sentirsi accusare di essersi alleato “con i fascisti”. E poi, con quale programma? Quello di una nuova legge elettorale soltanto? A parte il fatto che basterebbero alcuni mesi, e dopo ci sarebbe di nuovo lo spettro delle elezioni anticipate, l’attualoe premio di maggioranza conviene al Pd, che non avrebbe nessuna ragione per rinunciarci.
    Ci andrei calmo su tutta la linea.
    Meglio non dare alcun risultato per scontato.

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