FINI IL MORALISTA

Questo articolo è dedicato a chi ha già letto ciò che c’era da leggere sull’appartamento di Montecarlo lasciato in eredità ad An. L’immobile è stato venduto per 300.000 euro ad una fantomatica società off-shore (cioè sostanzialmente anonima), mentre un vicino di casa monegasco offriva, a quanto scrivono i giornali, fino a un milione e mezzo (1). L’appartamento oggi è abitato da tale Tulliani, fratello della compagna di Gianfranco Fini, il quale paga una pigione che si tiene segreta.
La situazione è talmente torbida che la Procura della Repubblica di Roma, su denuncia di esponenti della Destra di Storace, ha aperto un fascicolo per truffa aggravata ed altro. Fini ha querelato a destra e a manca, sostenendo che lui non era il proprietario dell’appartamento (cosa che nessuno gli ha mai addebitato) ma non ha smentito nulla di sostanziale, tanto che continuano a chiedergli chiarimenti quotidiani tanto lontani fra loro quanto il Giornale e il Fatto, la Repubblica e il Corriere della Sera. Ma mentre i funzionari di An si lanciano in dichiarazioni contraddittorie, in ammissioni tardive, in affermazioni imbarazzate (“effettivamente è un mistero, come mai abbiano locato la casa a Tulliani”), in smentite e controsmentite, il Presidente della Camera mantiene il silenzio.
Il commento su questa affaire ha il dovere di svolgersi in due direzioni diverse, una giuridica e una politica.
Giuridicamente, la prima cosa da osservare è che la firma sull’atto notarile non è di Fini. La valutazione della congruità del prezzo offerto non era di sua competenza. Il rifiuto di un prezzo cinque volte superiore potrebbe essere stato determinato da ragioni che non conosciamo e che i funzionari del partito avranno agio di spiegare alla Procura di Roma. A chi una società off-shore lochi un suo appartamento non è cosa che lo riguardi. Tutto ciò premesso, non essendo stato dimostrato nulla di penalmente rilevante a carico dell’on.Gianfranco Fini, accusarlo di checchessia è non solo incongruo, ma anticostituzionale. Infatti ogni cittadino è da considerare innocente finché non sia intervenuta sentenza di condanna definitiva a suo carico (Cost., Art.27).
Questo non è l’unico punto di vista. Secondo personaggi come Antonio Di Pietro e parecchi altri, fra i quali Fini, i politici non solo devono essere innocenti secondo la Costituzione ma non devono essere pregiudicati, neanche per reati colposi (è questa la ragione per la quale Beppe Grillo non si candida personalmente). Non devono avere in corso procedimenti penali a loro carico. Non devono essere iscritti nel registro degli indagati. Addirittura non devono essere sospettati dai giornali, dal momento che si sono richieste le dimissioni del ministro Scajola nel momento in cui nel registro degli indagati, salvo errori, non era nemmeno iscritto. Come non è iscritto il sottosegretario Giacomo Caliendo.
A questo punto ci si può chiedere: c’è materia di sospetti, a carico di Gianfranco Fini? La risposta è sì. Ce n’è a iosa, come provato dal fatto che egli ha querelato il Giornale proprio per questi sospetti. Ce n’è a iosa perché anche la Procura della Repubblica di Roma è stata indotta a prendere sul serio una denuncia per truffa aggravata (che avrebbe potuto archiviare “per manifesta infondatezza”, addirittura procedendo contro i denunzianti per calunnia) anche se attualmente il fascicolo è a carico di ignoti. Senza dire che la vendita di un appartamento per un prezzo che è un quinto o meno di quello di mercato, ad un compratore misterioso, per poi ritrovare in quell’appartamento il “cognato” di Fini, che non vuol rivelare quanto paga di canone locativo, susciterebbe dei sospetti anche nell’uomo più ingenuo del mondo. Se il Presidente della Camera si fosse chiamato Silvio invece di Gianfranco, e Berlusconi invece che Fini, questo è un episodio che avrebbe provocato il finimondo.
Due mentalità, abbiamo detto: una garantista, una giustizialista. La nostra è quella garantista. Ma qual è quella di Gianfranco Fini? Ce l’ha rivelata lui stesso cento volte, parlando continuamente di legalità, di moralità e da ultimo astenendosi (ma solo per non far cadere il governo) sulla mozione di sfiducia contro Caliendo. Se costui deve dimettersi pur essendo solo sospettato, e non di truffa, ma di avere cercato raccomandazioni, perché non si deve dimettere Fini stesso? Dopo che avrà dimostrato la sua totale, immacolata innocenza tornerà alla sua carica, se sarà ancora disponibile. Diversamente l’avrà persa come i tanti innocenti. I ministri Calogero Mannino e Rino Formica, tanto per fare dei nomi, sono stati assolti il primo dopo sedici e il secondo dopo diciassette anni. E non c’è nulla da criticare: sappiamo benissimo che la magistratura fa solo, egregiamente, il proprio dovere.
La verità è che bisognerebbe ripristinare l’art.68 della Costituzione com’era prima del 1990; ma questo vale per i garantisti, non per i giustizialisti. Costoro, se appena sospettati, vorremmo vederli in galera: se non altro, per mandarli lì dove loro stessi reputano giusto mandare i sospettati.
Il nostro è il Paese delle leggi ad personam. Per esempio, Di Pietro è stato sospettato molte volte e molte volte i giudici si sono occupati  di lui. La conclusione è stata a suo favore e questo gli bastato. E basta anche a noi. Ma, seguendo la sua mentalità, prima di quella conclusione, mentre era sotto indagine, e dunque era sospettato, come mai non ha sentito il dovere di fare un passo indietro, come ora ha chiesto a Caliendo di fare?
Ciò che vale per qualcuno non vale per qualcun altro: c’est la vie.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 agosto 2010
(1) Con “maps.google.it”, digitando “princesse charlotte, montecarlo, monaco”, si scopre che questa via non è periferica, ma al contrario è assolutamente al centro del Principato, a circa trecento metri dal Casino.

FINI IL MORALISTAultima modifica: 2010-08-07T09:24:00+02:00da gianni.pardo
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14 pensieri su “FINI IL MORALISTA

  1. Tutto quello che hai detto non fa una piega. E sono d’accordo. Un unico appunto, (sono convinto che ne sei consapevole ma lo mascheri) Di Pietro, ogni qualvolta è stato colpito da avvisi di garanzia e stava ricoprendo incarichi pubblici, addirittura da ministro, non ha fatto passare nemmeno un minuto per dimettersi. Che Lui sia poi leader dell’IDV non conta ai fini delle indagini. A Caliendo o a Cosentino non viene chiesto di dimettersi da parlamentare, ma da sottosegretario, posizione nella quale può influenzare le proprie vicissitudini o continuare a P3are. Niente fette di prosciutto quindi, ma regole uguali per tutti (anche se io sarei un poco più svantaggiato da non parlamentare). Poi che B. voglia tenersi Verdini o Previti o Scaiola appresso sono fatti suoi, MA!!!!! processi rapidi senza leggi ad OK.

  2. Se la Magistratura in certi casi è quello che è, con il fisco non si scherza.Il fisco da questa faccenda si è visto sottrarre una plusvalenza colossale e potrebbe procedere con cartelle esattoriali.In questo caso esiste l’inversione dell’onere della prova.In sede penale non importa chi risulta amministratore di diritto di un qualcosa,potrebbe essere un ottantenne dell’ospizio,conta quello di fatto. E quello di fatto,cioè il deus ex machina dell’intera faccenda è ed è sempre stato l’on Fini.”Lei non poteva non sapere…”

  3. Pardo, fa specie che lei faccia riferimento al pensiero dell’imputato per sospenderne le tutele.
    Con la stessa logica, visto che Berlusconi ha alluso all’affaire Montecarlo come motivo valido per Fini di dimettersi, dovremmo sospendere il nostro garantismo nei confronti di Berlusconi, che ha avuto (poveraccio) più carichi pendenti di tutti i cantieri d’Italia !
    Parafrasandola: garantismo strabico?

  4. anthony, legga attentamente. Fini si dovrebbe dimettere secondo le idee di Fini, non secondo le mie.
    Quanto al garantismo nei confronti di Berlusconi, sarei lieto di vederlo da qualche parte. Nell’ultimo articolo la signora Dorotea parla dei suoi crimini, che sarebbero “platealmente” evidenti.
    Io sono garantista per tutti. Lo sono un po’ meno solo con i moralisti, perché non intendo concedere interamente loro quei vantaggi che loro non concedono a nessuno.
    Insomma gli dico: non secondo me, che ti assolvo, ma secondo te, che non assolvi nessuno, sei da condannare.

  5. anthony, legga attentamente. Fini si dovrebbe dimettere secondo le idee di Fini, non secondo le mie.
    Quanto al garantismo nei confronti di Berlusconi, sarei lieto di vederlo da qualche parte. Nell’ultimo articolo la signora Dorotea parla dei suoi crimini, che sarebbero “platealmente” evidenti.
    Io sono garantista per tutti. Lo sono un po’ meno solo con i moralisti, perché non intendo concedere interamente loro quei vantaggi che loro non concedono a nessuno.
    Insomma gli dico: non secondo me, che ti assolvo, ma secondo te, che non assolvi nessuno, sei da condannare.

  6. E’ ciò che ho scritto.
    Se Fini si dovrebbe dimettere secondo le idee di Fini (pefché Caliendo ecc…), allora Berlusconi si dovrebbe dimettere (perché Fini ecc…).
    E quindi se Pardo dice che Fini, aderendo a se stesso, dovrebbe dimettersi, allora Pardo dovrebbe forse dire che berlusconi dovrebbe dimettersi, aderendo a berlusconi stesso.
    Lo diciamo?

    Buona notte

  7. No, anthony, non lo diciamo: perché secondo le idee di Berlusconi Caliendo, Cosentino, Verdini, Berlusconi, Fini, Scajola e tutti gli altri si devono dimettere o quando lo reputano opportuno loro, o quando, eventualmente, interviene sentenza definitiva di colpevolezza. Che non si è avuta per Fini, per cominciare. Ma Fini voleva che si dimettesse Caliendo. Voilà.
    Quando mai lei ha visto un Berlusconi forcaiolo?
    Ma forse non ho capito ciò che voleva dire. Mi sembra troppo assurdo.

  8. Qui qualcuno fa confusione tra garantismo e giustizialismo. Non dico a lei, Pardo.
    Eppure è semplice: la cronaca, se non proprio la storia recente, ben dice chi è chi.

  9. Durante una cena dei responsabili PDL, per lo “scandalo” dell’appartamento di Montecarlo Berlusconi ha detto che il Presidente della Camera dovrebbe dimettersi. Era sul Giornale o Libero.
    Ho rintracciato in internet questo resoconto dell’incontro di due giorni fa con Storace:
    … Poi, inevitabilmente, il discorso si sposta sul presidente della Camera e sulla vicenda della casa di Montecarlo. Non è bello – è il senso del ragionamento del Cavaliere a Storace – che i beni di un partito siano venduti in questo modo, non è un comportamento morale. Sul punto, peraltro, nei giorni scorsi e sempre in privato Berlusconi era stato ben più duro dicendo chiaro e tondo che Fini dovrebbe dimettersi…

    Per Berlusconi Fini dovrebbe dimettersi!
    Io non ho un’emeroteca (e poi compro solo il Foglio), ma qualcuno dei lettori potrebbe controllare.

    Per scherzare, ecco una possibile evoluzione: I magistrati scopriranno che il giorno della vendita dell’appartmento di Montecarlo il Cavaliere ha prelevato 3 milioni di euro in contanti e, nel medesimo giorno, Mills ha acquistato un immobile per 2,7 milioni di euro in contanti.

  10. anthony, le risulta che Berlusconi abbia promosso un voto di sfiducia ad personam, in Parlamento, contro Fini?
    Fino a quel momento non faccia paragoni.
    Quanto al fatto che la vicenda di Montecarlo non sembri molto morale, è un’impressione che condividono giornali come il Corriere o la Stampa che nessuno definirebbe berlusconiani. C’è un limite, alla faziosità.
    Infine i giornalisti non sono presenti alle conversazioni private di Berlusconi. Ho imparato a tenerne il giusto conto, per il Cavaliere come per chiunque altro.
    Insomma, Fini farebbe veramente bene a chiarire, se può. La situazione è troppo simile a quella di Scajola. E Scajola si è dovuto dimettere, mentre io – come tutti – sto solo chiedendo un chiarimento.

  11. IDV ha promosso il voto (per la cronaca).
    Sulla vicenda, poi, oggi per me è chiaro che gli eredi della contessa vogliono invalidare il testamento e che, come dice casini, Feltri fabbrica dossier.
    Ciao

  12. Pardo, non faccia l’ingenuo. I casi Scajola e Fini non hanno proprio un bel nulla in comune.
    Scajola ha avuto in regalo una casa da 1,5 milioni di euro da un soggetto che aveva avuto diversi appalti pubblici con l’avallo del ministero diretto proprio da Scajola.
    Fini, al massimo, ha messo in qualche modo nella disponibilità del cognato una casa appartenuta ad un partito politico che presiedeva. Nessun favore in cambio di nessun appalto pubblico.

  13. Aspettiamo il giudizio della magistratura. A proposito, almeno fino ad ora la magistratura su Scajola non è si è pronunciata nei termini da lei affermati.

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