BERLUSCONI, PIZARRO, KADAR, FINI E LO SCORPIONE

I comportamenti umani degni di censura non meritano di essere sanzionati tutti nello stesso modo. Si va da un pudico: “non so se avrei fatto come lui” a un risoluto: “merita la morte”. Tuttavia si può anche ipotizzare una diversa valutazione dei comportamenti umani, non tanto in base alla gravità del fatto quanto in base alla qualificazione che ne risul­ta per l’autore.
Si pensi a Pizarro. Fu indubbiamente un grande condottiero ma un particolare della sua vita lo squalifica definitivamente: poteva uccidere Atahualpa, il sovrano degli Inca (siamo nel brutale Cinquecento!) oppure poteva farsi pagare un riscatto per liberarlo. Invece chiese ed ottenne un mirabolante riscatto ed alla fine lo fece lo stesso uccidere. L’episodio lo squalifica al di là dell’omicidio.
Pizarro, Cesare Borgia e altri delinquenti di alto livello possono spiegare la loro azione con la ragion di Stato: ma la scusa non vale per chi ha potuto scegliere in base a ragioni puramente personali. Dopo che i sovietici ebbero schiacciato nel sangue la Rivoluzione Ungherese, János Kádár accettò il potere, e non era obbligato a farlo, dalle mani dei carnefici del suo popolo. Accettò di opprimere i suoi compatrioti in nome di una potenza straniera e con l’ausilio delle sue forze armate. E per questo si squalificò per sempre. In seguito cercò talmente di mediare con l’Unione Sovietica e di migliorare la vita quotidiana degli Ungheresi da meritarsi la gratitudine di molti di loro. Ma mentre si può dimenticare il passato di una prostituta convertita, non si può perdonare Kádár: per molti nella storia resterà in primo luogo un traditore della Patria e solo in secondo luogo un benevolo dittatore.
Il problema che qui si pone non riguarda dunque il diritto. Esiste il caso di chi agisca in maniera tale da non violare alcuna legge e si dimostra lo stesso spregevole (János Kádár) come esiste il caso di chi, giuridicamente colpevole, potrebbe ancora meritare il nostro perdono. Se un vecchio, irriso da alcuni giovinastri, ne colpisce uno col bastone e malauguratamente lo uccide, meriterà una punizione:  ma potrebbe essere ancora giudicato una persona perbene. Non è squalificato come Pizarro.
Questa distinzione può tornare utile anche in un campo, come quello della politica, in cui la mancanza di lealtà, di morale, di correttezza sono del tutto normali. In politica è stupido avere dei rancori: comandano gli interessi, e se questi sono convergenti devono prevalere sui sentimenti. È per questo che Berlusconi, dopo essere stato disarcionato da Umberto Bossi nel 1994, ha stretto con lui un’alleanza che, solidissima, dura ormai da anni. È per questo che Berlusconi può prendere in considerazione l’ipotesi di riallearsi con Pierferdinando Casini e Pieferdinando Casini può prendere in considerazione l’ipotesi di riallearsi con lui. Se l’operazione fosse conveniente, i due farebbero finta di dimenticare gli screzi e gli insulti passati. Non diversamente da come due pugili possono abbracciarsi al suono del gong finale.
Ma anche in politica può esistere la squalifica. Si può “perdonare” all’avversario che ha perseguito i suoi scopi senza il minimo scrupolo, ingannando, tramando e mentendo, perché fa parte del gioco. Come fa parte del pugilato dare pugni in faccia all’avversario. Si ha invece la squalifica quando uno degli attori giunge alla conclusione che l’avversario  non è mosso da ragionevoli e anche cinici interessi, ma da pulsioni infantili e deteriori che lo rendono inaffidabile perfino come avversario.
Un famoso aneddoto potrà rendere più chiaro questo punto di vista. Uno scorpione chiedeva ad una rana di traghettarlo dall’altra parte dello stagno ma la rana diceva di no: temeva che lo scorpione la pungesse sulla schiena, mentre lo trasportava. Ma l’insetto insisteva: “Perché mai dovrei farlo? Tu moriresti ed io annegherei”. Alla fine la rana si lasciò convincere ma lo scorpione in mezzo allo stagno la punse. Mentre moriva la rana disse: “Ma perché, perché l’hai fatto?” E lo scorpione, mentre moriva pure lui: “Non posso farci nulla. È la mia natura”.
In queste condizioni non si accetta nessun rapporto, con l’avversario. Né per accordarsi né per scontrarsi. L’altro viene considerato come si considera uno scoglio in mare, una zanzara tigre, una colica. Un puro guaio naturale col quale non si può certo discutere.
C’è da temere che questo sia oggi lo stato d’animo di Silvio Berlusconi nei confronti di Gianfranco Fini e dei finiani. Per questo fanno sorridere tutte le fantastiche dichiarazioni di costoro (Italo Bocchino aprirebbe anche al Pd!), intese da un lato a ricucire e dall’altro a minacciare. Il Cavaliere li ha degradati al livello di scorpioni e sembra avere deciso che, se deve traversare lo stagno, lo farà senza nessuno sul groppone.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
24 agosto 2010

BERLUSCONI, PIZARRO, KADAR, FINI E LO SCORPIONEultima modifica: 2010-08-24T10:25:54+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “BERLUSCONI, PIZARRO, KADAR, FINI E LO SCORPIONE

  1. “In politica è stupido avere dei rancori: comandano gli interessi, e se questi sono convergenti devono prevalere sui sentimenti.”
    Sono perfettamente d’accordo con lei. Quanto all’ipotesi di riallearsi con Casini, Berlusconi ci sta pensando e non da adesso ( cena da Vespa , dichiarazioni di Bondi ecc.) ma bisogna fare i conti con l’oste Bossi , che non mi pare sia di questo avviso. Non sarebbe conveniente nemmeno per Casini, almeno in questa fase. Casini ha in mente di ritornare a fare il fornaio,anzi l’unico fornaio, per farselo pagare caro il pane. Dopo aver superato la prova del voto “ utile “, che poteva mandarlo al cimitero, non gli conviene.

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