UN MOMENTO POLITICO ESEMPLARE

Questo momento può servire a capire la politica molto meglio di altri.

Abbiamo tutti tendenza a “regolarizzare” la realtà: e finché non sbattiamo contro le deviazioni ci comportiamo  come se esse non esistessero. Se dal rubinetto esce acqua corrente a volontà (la regola), finiamo col credere che l’acqua non potrà mai mancare (l’eccezione, constatata con scandalo). Analogamente siamo indignati quando scopriamo il professore ignorante, il giudice parziale, la madre snaturata. Questi fenomeni, statisticamente inevitabili, ci sembrano “incredibili”.
La politica è il campo ideale per illustrare questo fenomeno, anche perché qui la regola è l’inverso di ciò che la gente crede. Il magistrato ignorante o venduto è meno frequente del magistrato competente e corretto, mentre il politico amorale, interessato, ambizioso, sleale e, all’occasione, traditore, è assolutamente il più frequente. E tuttavia la gente non riesce ad ammetterlo. Dal momento che si fa politica “predicando il bene”, gli ingenui finiscono col credere che veramente il primo interesse dei loro eletti è il Paese. Se proprio devono ammettere che quella dei politici è demagogia, strategia elettorale, pura facciata, pensano che siano così i parlamentari del partito avverso: i loro no. I loro sono persone perbene. I loro pensano solo alla Patria.
Queste illusioni sono tanto più pervicaci quanto più la vita della nazione è tranquilla. Nei periodi in cui il governo e la sua maggioranza sono stabili, i parlamentari sanno di avere dinanzi a sé anni in cui nessuno gli sottrarrà né il seggio né la rotonda pensione. Dunque possono effettivamente dedicarsi, oltre che ai loro interessi e a quelli dei loro protetti, alla realizzazione del programma elettorale. Soprattutto quelli di maggioranza, naturalmente. Infatti quelli di minoranza (qualunque minoranza) sono disposti a buttare il Paese nel caos, se questo gli dà una possibilità di tornare al potere. L’unica eccezione che si ricordi è il voto del centro-destra a favore del governo D’Alema, per l’impegno nei Balcani.
Invece nei momenti di crisi, come l’attuale, il comportamento dei politici, unicamente dominato dai problemi personali, diviene insieme frenetico e trasparente. E naturalmente scandalizza gli ingenui. Il governo Berlusconi, ottenuta la fiducia per tre soli voti, è a rischio di cadere alla prima occasione. I parlamentari passano dunque il loro tempo a chiedersi ciò che potrebbero fare per se stessi. Per non essere mandati a casa, innanzi tutto: e per evitare questo rischio alcuni di loro, pure appartenendo all’opposizione, sarebbero disposti a votare con la maggioranza. Ma anche questo è rischioso: “Se mi squalificassi e poi il governo cadesse lo stesso? Dopo non mi vorrebbero più né a destra né a sinistra”. Altri pensano che, se non cambiano casacca e poi la legislatura si interrompe, sono fregati lo stesso. Gli basterà appuntarsi sul petto la medaglia di cartone della fedeltà? Dinanzi a questi dubbi le preoccupazioni politiche scompaiono.
Questo è il dramma dei peones in bilico. Ma ci sono quelli che nel caso di voto anticipato pensano di avere la rielezione in tasca; quelli che portano voti, dispongono di particolari competenze o di particolari relazioni utili; quelli che, in caso di cambiamento di casacca, possono sperare di ottenere qualcosa dal nuovo gruppo di appartenenza. Tutti costoro – i maggiorenti – non fanno il calcolo: “mi mantengo fedele, tradisco”; si chiedono: “Chi mi offre di più?”
A giustificare “politicamente” la scelta ci si pensa dopo, non è difficile. Se dalla minoranza si passa alla maggioranza è per assicurare stabilità al Paese “in questo momento particolarmente difficile”. Tutti i momenti sono “particolarmente difficili”. Se invece dalla maggioranza si passa alla minoranza – perché si pensa che presto sarà maggioranza, e bisogna saltare prima sul carro del vincitore – si dirà che la maggioranza ha mancato ai suoi doveri; non ha mantenuto le promesse elettorali; non è stata capace di realizzare il programma. I traditori della Patria sono sempre gli altri.
I cittadini che intravedono questi giochi di palazzo si scandalizzano e gridano allo scandalo. Dicono che i parlamentari sono dei venduti. Qualcuno ha sparato persino cifre, cinquecentomila euro, come se il prezzo di un deputato fosse così basso. Ciò di cui non si capacitano è che possa esistere un mercato dei voti.
Li addolora il fatto che la realtà si riveli com’è e non “regolare”, come vorrebbero che fosse. Tant’è vero che, non appena il momento di instabilità è passato, e la demagogia riprende a funzionare a pieno regime, tornano alle loro illusioni. I parlamentari operano sempre e soltanto per il supremo bene del Paese: e per che altro, se no?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
16 dicembre 2010

UN MOMENTO POLITICO ESEMPLAREultima modifica: 2010-12-17T09:48:00+01:00da gianni.pardo
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