GLI EPITETI DELLA SINISTRA

In “La Guerre de Troie n’aura pas lieu”, una delle opere teatrali più divertenti e profetiche degli Anni Trenta, Jean Giraudoux introduce una scena spassosa. L’anziana Ecuba insegna che, in battaglia, bisogna vincere sul nemico anche con gli “epiteti”. Per questo chiede di suggerire insulti particolarmente irritanti e ognuno dice la sua. Alla fine la nipotina gliene rivolge uno che fa reagire la vecchia: “Vuoi uno schiaffo?”
In battaglia, secondo Giraudoux, si usavano sia gli epiteti sia le armi, in politica si usano sia le parole sia i voti; ma come in guerra gli insulti da soli non fanno vincere, così in politica le parole non valgono nulla se non sono sostenute dai voti. Purtroppo questa elementare verità è assolutamente ignorata.
Gianfranco Fini, non che occuparsi del fatto che il suo già piccolissimo partito si sta sfaldando, insulta il Primo Ministro. Come se questo mettesse rimedio ai suoi guai. O come se coloro che l’ascoltano questi guai per magia li dimenticassero. Ad Annozero il capo di Futuro e Libertà è arrivato a dire che si dimette se si dimette anche Berlusconi. Che è come dire: “Lascio il mio posto di netturbino se si dimette anche il sindaco”.
Pierluigi Bersani, come un cucù, esce ad ogni ora dalla sua casetta per dire: “Berlusconi si deve dimettere”. Come se il Cavaliere gli dovesse obbedienza e fosse in ritardo nell’esecuzione. O come se ripetere “Oggi deve proprio piovere” facesse cessare la siccità.
Tutta l’opposizione è sconsolatamente parolaia. Ad ogni provvedimento del governo “insorge”; dice che il comportamento della maggioranza è “inaudito” (e di inaudito, in politica, possono parlare solo i sordi); parla di prevaricazione e di incostituzionalità e infine, quando proprio non si sa che altro dire, invoca l’intervento di Napolitano: “Non firmi!”, intima. Poi il centro-destra risponde per le rime e la giostra riparte per un altro giro.
Lo spettacolo è penoso. Da mesi molti giornali dànno Berlusconi per morto e con questo credono d’averlo ammazzato. In Parlamento si è tentata la carta della sfiducia e il risultato è la transumanza di molti parlamentari da sinistra a destra. Azzerando le speranze della sinistra, della stampa, dei bloggers e soprattutto di Futuro e Libertà. Da un lato un diluvio di “epiteti”, dall’altro i fatti.
Naturalmente non si sta dicendo che la minoranza si debba mettere a battere le mani al Capo della maggioranza. Si sta solo dicendo che non bisogna essere ridicoli. Se il Bari ha 15 punti e il Milan ne ha 55, è comprensibile che la squadra pugliese si lamenti di qualche arbitraggio discutibile e perfino della malasorte: ma che accusi il Milan di essere in testa perché bara, perché è favorito dagli arbitri, perché compra le partite, perché minaccia di morte le squadre avversarie, alla fine è patetico. In ogni classifica c’è un primo e un ultimo: e se è bene che il primo, per ragioni di buon gusto, non faccia del sarcasmo sugli sconfitti, è anche bene che l’ultimo rispetti la forza di chi, tante volte, lo ha battuto. Non serve a nulla, inventare mille accuse tanto infamanti quanto fantastiche.
Il soggetto esemplare rimane comunque Fini. Questi è stato portato alla luce, dall’ombra in cui era, da Berlusconi. È stato ministro degli Esteri e Presidente della Camera solo e sempre perché alleato del Cavaliere. Che dunque era frequentabile eccome. Ora invece, improvvisamente, dopo che ha fallito il regicidio, dopo che ha fallito il tentativo di scissione del Pdl, dopo che ha cominciato a perdere buona parte dei congiurati che lo avevano seguito, eccolo che cerca di vincere la guerra contro il suo benefattore a colpi di epiteti. Forse non ha capito che Giraudoux voleva scherzare.
La politica italiana, per chi l’osserva con disincanto, è profondamente noiosa. Se si discutesse dell’opportunità dell’uno o dell’altro provvedimento, la si potrebbe seguire con interesse. Ascoltando le argomentazioni di chi magari non la pensa come noi potremmo allargare il nostro orizzonte. Invece seguire la politica italiana corrisponde oggi ad immergersi nel gossip, ad ascoltare le vicendevoli accuse, le vicendevoli contumelie, le vicendevoli calunnie. Tutti dietro Di Pietro, pardon, Ecuba: a studiare nuovi epiteti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
26 febbraio 2011

GLI EPITETI DELLA SINISTRAultima modifica: 2011-02-26T10:15:27+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “GLI EPITETI DELLA SINISTRA

  1. E’ quasi noioso constatare quanto sia facile prendere in castagna Pardo.

    Solo ieri scriveva di nn seguire, tra gli altri, Travaglio, D’Avanzo e il sottoscritto – a proposito grazie, ma nn merito di essere messo sullo stesso livello di quei giornalisti, semmai lei è paragonabile a Fede – e oggi si scopre che segue Anno Zero.

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