LA VERITA’ È UN FOTOMONTAGGIO

Pitigrilli, tanti anni fa, raccontava un aneddoto. Un giorno, un giovane si innamorò perdutamente di una donna. Dal momento che da sempre faceva parte di una comitiva di gaudenti e di donnaioli, non smetteva di magnificare le qualità della sua bella con gli amici ma quelli purtroppo, quando riuscirono ad identificarle, si accorsero che era una prostituta. Come dirlo a Guido? Poteva benissimo sposare una professionista, ma doveva sapere quello che faceva. Cominciarono allora col consigliargli di informarsi bene su di lei ma quello rispondeva che sapeva benissimo di avere incontrato un angelo. Passarono alle allusioni pesanti e quello rispondeva che capiva benissimo che erano invidiosi e si vendicavano come potevano. Finché arrivarono a dirgli brutalmente: “Guarda che la tua Chantal è una puttana!” Ma Guido rise, dicendo che veramente avevano passato il segno. Per fortuna lui non era suscettibile. Gli dissero allora che alcuni di loro avevano fatto l’amore con lei, a pagamento, ma Guido non ci credette. Alla fine, perduta ogni remora, gli amici scovarono delle foto di Chantal in “attività di servizio” e gliele misero sotto il muso: ma l’innamorato rise ancora una volta. “Lo so che esistono questi brillanti fotomontaggi!”
La cinica morale di quel disincantato scrittore era che, se qualcuno vuol credere qualcosa, non ci sono prove che bastino per dissuaderlo. Un esempio è fornito dall’omeopatia. Si dimostra agli adepti che le successive diluizioni, necessarie per produrre il medicinale, sono tali che si può essere sicuri, sulla base del numero di Avogadro, che nella soluzione finale il principio attivo è assente. Come può il medicinale funzionare? I ferventi allora dicono che queste prove sono false e inventate dalle multinazionali del farmaco. Gli si ricorda che i “rimedi” non hanno superato le prove cliniche “a doppio cieco”, e ancora una volta la risposta è: “E come possiamo fidarci dei medici classici, che già in partenza non credono all’omeopatia?” Rimane solo la speranza che gli appassionati si curino con l’omeopatia soltanto finché il problema non diviene serio.
Un esempio classico si ha anche in campo politico. Coloro che odiano Berlusconi sostengono di avere la prova che sia un delinquente “perché la magistratura l’ha accusato di un mare di reati”. Mentre coloro che sostengono Berlusconi rispondono che le cose stanno al contrario: i magistrati lo odiano e per questo l’accusano di tutto. I primi dicono allora che i magistrati sono super partes, per dovere e professione, e gli altri si mettono a ridere. In Italia le vicende del Primo Ministro hanno condotto ad un drammatico calo della fiducia nella magistratura.
Fra l’altro, se i sostenitori del Cavaliere sottolineano che proprio molti magistrati lo hanno assolto, i colpevolisti sorridono: “Con tutti gli avvocati che questo miliardario si può permettere! Chissà quali cavilli hanno scovato. Mentre di fatto lui è colpevole. E poi spesso non è stato assolto, si è prescritto il reato”. Gli avversari ritorcono che, se si è arrivati alla prescrizione, che comunque non è una condanna, è segno che i magistrati fanno male il loro lavoro. “Ma no, dicono i primi, è che gli avvocati di Berlusconi fanno di tutto per perdere tempo”. Non se ne esce.
Un esempio si è avuto ieri, al processo Mills. Come si sa, il reato è costituito da una somma che Bernasconi avrebbe versato a Mills per conto di Berlusconi. Questi voleva ringraziarlo per una testimonianza favorevole (già resa). A parte l’anomalia di una “corruzione in atti giudiziari” cronologicamente successiva agli stessi atti giudiziari, ecco che cosa è avvenuto oggi in aula (dialoghi tratti da un articolo di Luca Fazzo, 1).
Si è al contro-interrogatorio della consulente contabile, Chersicla, teste fondamentale dell’accusa: «Lei ha trovato emergenza contabile di somme provenienti da Carlo Bernasconi?» «Cosa intende per emergenza contabile?» «Dovrebbe saperlo bene. Diciamolo più chiaramente: ha trovato tracce di versamenti riconducibili a Carlo Bernasconi?». «In questi conti no, però ci sono degli altri documenti». «Lasciamo stare gli altri documenti, ci dica se nei conti questi soldi ci sono o no». «Io non li ho trovati ma non posso escluderlo, ci sono dei soldi che non si sa da dove vengono».
Gli «altri documenti» di cui parla la consulente della Procura sono le lettere e le confessioni, poi ritrattate, di Mills. Ma niente che la teste possa affermare in proprio. Manca dunque il riscontro contabile. E tuttavia “persino i giudici della Cassazione nella sentenza di proscioglimento per prescrizione di Mills hanno incautamente scritto l’esatto contrario”. Come orientarsi in questo genere di vicende?
La morale è quella di Pitigrilli. La dimostrazione è uno strumento valido quando ambedue le parti accettano gli stessi procedimenti logici e quando si accetta l’idea che ci si potrebbe anche sbagliare. Se si è veramente sicuri della propria idea, ci si comporta come il cardinale Bellarmino il quale, a Galileo che l’invitava a guardare dentro il cannocchiale, per vedere come stavano le cose, rispondeva che gli bastava leggere la Bibbia, per sapere qual era la verità.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
22 marzo 2011

(1)http://www.ilgiornale.it/interni/flop_processo_mills_non_ce_traccia_soldi_usati_corrompere/politica-berlusconi-mills/22-03-2011/articolostampa-id=512915-page=1-comments=1

LA VERITA’ È UN FOTOMONTAGGIOultima modifica: 2011-03-23T09:09:19+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “LA VERITA’ È UN FOTOMONTAGGIO

  1. La verità è aspirazione ambiziosa per noi umani. Tuttavia è un’aspirazione a cui certamente non dobbiamo rinunciare.
    Si tratta anche di un concetto complesso, per cui si possono individuare piani diversi e non necessariamente convergenti. Possiamo aspirare a verità filosofiche, scientifiche, religiose e chissà quante altre.
    Nel caso da lei trattato ( mi riferisco a Berlusconi non Pitigrilli, di cui francamente non conosco le sorti) si tratterebbe di verità processuale o giudiziaria se si preferisce.
    Io non credo che si possa negare che in molti dei processi che riguardano Berlusconi a questa verità giudiziaria non si è arrivati anche per interventi legislativi ad hoc che hanno accorciato tempi di prescrizione, sottratto prove agli inquirenti (es legge su rogatorie), depenalizzato i reati stessi (es legge su falso in bilancio). Questo, non so se lei conviene, dimostra senz’altro che Berlusconi e i suoi collaboratori non hanno particolarmente viva l’aspirazione alla verità. Suppur verità di tipo solamente processuale, sia chiaro.
    La risposta che molti danno per giustificare questa evidenza è il fatto che Berlusconi non si fidi dei giudici, non ritenendoli imparziale e quindi ritenendoli illeggittimati ad esprimere verità processuali.
    La prima obiezione che si può fare a questa tesi è quella che in alcuni casi (largamente minoritari) come lei ha scritto, Berlusconi è stato assolto.
    La seconda obiezione ben più seria è che se accettiamo questa verità, in questo caso politica e istituzionale visto il ruolo e la carica di Berlusconi, ne discenderebbe che l’Italia non è per niente un Paese democratico.
    La magistratura è un organo costituzionale di importanza centrale in una democrazia. Se il Presidente del Consiglio ha un’opinione così squalificante di quest’organo da non ritenerlo degno di esprimere una sentenza su argomenti che lo riguardano personalmente, non si capisce perchè qualsiasi cittadino comune debba accettare qualsiasi tipo di sentenza emessa da questa stessa magistratura nei suoi propri confronti.
    Insomma data per buona questa tesi la vita democratica in Italia sarebbe impossibile e i cittadini da tempo avrebbero dovuto prendere le armi in mano per difendere una democrazia negata.
    Per questi motivi io penso che in realtà a questa verità politico istituzionale, addotta come motivazione dalla fuga dai processi, non ci creda fino in fondo nè Berlusconi nè i suoi sostenitori.
    Mi scuso per la lunghezza, ma non sono stato capace di essere più stringato.
    Colgo l’occasione per esprimere la mia vergogna per aver riletto poco fa quanto ho scritto in un precedente commento. Sono andato a rileggere per vedere se ci fossero state risposte e ho trovato di aver scandalosamente scritto la parola “ecquivocato”. Le confesso che, rosso per la vergogna, ho meditato la fuga dal blog, ma poi mi sono fatto coraggio e deciso stavolta di rileggere bene ciò che avevo scritto prima di postare.

  2. Caro Raffaele,
    è vero, esistono diversi tipi di verità. Lei si è occupato della verità processuale, ma – a mio parere – non ha tenuto conto del fatto che, quando esiste un’implicazione politica la verità processuale è stravolta. È proprio per questo che è stata concepita la separazione dei poteri ed è proprio per questo che i costituenti avevano previsto l’immunità di cui all’art.68 prima dell’improvvida modificazione del 1993. Tolta quell’immunità, la verità processuale non è più possibile, a meno che non si tratti di un assessore ai cimiteri di Pieve di sotto o Vattelappesca nel Chianti. E ancora. Quale che sia la decisione dei giudici, sarà ineliminabile, normalmente, il sospetto che si sono voluti favorire i potenti, o, nel caso italiano, che si sia voluto sfavorirli, ma il risultato (l’inaffidabilità) è identico. Non discuto molte delle altre cose che lei dice, perché scadremmo da una discussione teorica in una discussione di politica corrente.
    Naturalmente lei ha ragione. Se esiste il sospetto che i giudizi sul Primo Ministro non siano sereni, i comuni cittadini possono pensare che non siano sereni nemmeno quelli che li riguardano. E anche per questo andava bene l’art.68 com’era.
    Tengo a dire che il concetto di ”legittimazione” mi dà fastidio. Ne conosco solo una, quella giuridica. Nessuno è “illegittimato” a meno che non sia rimosso dall’incarico con le opportune procedure.
    Infine non sono stato chiaro su un punto, che era quello che mi premeva di più. La Cassazione ha dato per sicura l’esistenza di una somma versata da quel tale Bernasconi o come si chiama, che ora la consulente dell’accusa dichiara non esistere. Questo non le fa pensare che l’estensore della sentenza della Suprema Corte abbia seguito il proprio pregiudizio piuttosto che le risultanze processuali?

  3. Certamente caro Gianni essere favorevoli al ripristino dell’articolo 68 significa esprimere una posizione politica rispettabile. Tuttavia l’articolo 68, a mio personale parere, non risolverebbe il problema. Lo dico in quanto non condivido la sua preoccupazione dovuta al fatto che “quando esiste un’implicazione politica la verità processuale è stravolta”. Nel senso che quest’affermazione sembra avere il carattere della perentorietà e dell’ineluttabilità, quasi come se fosse una verità scientifica. Io invece credo che, proprio in virtù della separazione dei poteri costituzionalmente garantita e da lei citata, ciò non dovrebbe avvenire. Altrimenti, volendo seguire il principio perentorio secondo cui quando esiste un’implicazione politica non può esistere una verità processuale senza che essa risulti stravolta, si arriverebbe alla conclusione che nessun politico possa e debba essere mai processato. Cioè si arriverebbe a ciò che neanche l’articolo 68 prevedeva e poteva prevedere, limitandosi a configuare diritti e garanzie aggiuntive ai parlamentari nei confronti del cittadino comune rispetto al processo penale. Diritti e garanzie che, sia chiaro, avevavo e possono ancora avere un loro senso ma sulla cui opportunità attuale la discussione che entrambi ci stiamo sforzando di tenere su un piano teorico, ci porterebbe inevitabilmente su un piano politico direi quasi contingente. Ci porterebbe cioè a discutere dell’attuale modalità di composizione del Parlamento, della sua attuale qualità e rilievo istituzionali rispetto ad altri organi costituzionali ecc.
    Brevemente mi lasci sottolineare come l’uso del termine “illegittimato” derivi da precise dichiarazioni ufficialmente profferite da alcuni protagonisti delle vicende in discussione. Sempre brevemente rispetto al caso Mills voglio solo ricordare che la sentenza della Corte è quella definitiva ed è quindi giusto citarla, ma prima di essa vi erano state le sentenze degli altri due gradi di giudizio entrambe concordanti. Nel caso quindi il pregiudizio politico avrebbe orientato tutti e tre i gradi di giudizio. Si tratta di un’evenienza che aprioristicamente non mi è dato di escludere, ma ribadisco che nel caso fosse reale sarebbe un fatto talmente grave che la nostra vita democratica e la nostra convivenza civile dovrebbe franare dalle sue stesse basi.

  4. Ormai siamo all’idiozia conclamata.
    Scrivere un articolo del genere, con l’esempio di Pittigrilli addirittura, nel momento in cui si cerca di far passare la legge per abbreviare la prescrizione a chi a meno di 65 ed è incensurato, è la prova che le razze inferiori esistono!
    Quando Berlusconi sarà prescritto in virtù di questa nuova norma il pecorone autore di quest’articolo dirà che il PdC è innocente o che si fa leggi su misura per evitare la galera?

  5. X Raffaele

    Ogni volta che Pardo capisce di nn riuscire ad essere all’altezza della discussione scrive: “Non discuto molte delle altre cose che lei dice, perché scadremmo da una discussione teorica…”. Leggere altri commenti ad altri post per credere.

    Se insisterà ancora sarà ammonito, squalificato e battuto anche lei come è capitato a tutti quelli prima di lei che hanno gli argomenti giusti per contraddire il ns berluscones d’assalto.

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