LA TATTICA MILITARE DI GHEDDAFI

Indubbiamente, in campo militare, ci saranno molte persone più qualificate per dibattere un problema di tattica. Ma, affinché gli altri possano lanciare la propria boccia, è pur necessario che qualcuno lanci il pallino.
Come mai le truppe di Gheddafi stanno indietreggiando a tutta velocità? Ai telegiornali piace presentare il fenomeno come la travolgente, irresistibile avanzata degli insorti: ma, a rifletterci, questa descrizione del fenomeno appare inverosimile. Se gli stessi insorti hanno resistito meglio, e per più tempo, all’attacco di un esercito regolare, fornito di artiglieria e di mezzi corazzati, come mai questo esercito non sarebbe in grado di resistere nemmeno un paio di giorni per difendere città come Ras Lanouf o Brega, che pure sono importanti terminali petroliferi?
La nostra idea, magari sbagliata, è che l’intervento degli aerei francesi e inglesi ha cambiato il quadro bellico. Dal momento che la Libia è un Paese prevalentemente desertico, dove non c’è dove nascondersi, e dal momento che esso non possiede un’aviazione che possa contrastare i velivoli moderni, i suoi mezzi corazzati si trasformano, da irresistibile vantaggio nei confronti di insorti armati solo di fucili, in bersagli facili. Sitting duck, anatre sedute, come dicono gli inglesi, parlando di navi da guerra non più in grado di governare.
Oggi un aeroplano può “illuminare” dal cielo un carro armato e annientarlo, senza scampo, con un missile a guida radar. Dunque il loro uso, mentre non dà più vantaggi militari (ed anzi provoca la morte dei carristi), distrugge inutilmente una parte delle risorse militari in materia di mezzi corazzati. È stato inevitabile ritirarli alla massima velocità, per salvarne almeno alcuni.
Gli anglo-francesi non sono affatto intervenuti in Libia per proteggere la popolazione civile, sono intervenuti risolutamente, e in modo precisamente bellico, a favore di una delle due parti in lotta. La Russia protesta con ragione. Una conseguenza di questo stravolgimento della Risoluzione 1973 dell’Onu è che, sempre a causa della natura del terreno, gli aerei possono distruggere tutti i mezzi che trasportano truppe, munizioni, rifornimenti e tutto quanto serve ad un esercito in campo. E un esercito privo di rifornimenti è presto sconfitto. Gli italiani hanno fatto questa esperienza proprio in Libia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Dunque conviene a Gheddafi ritirare al più presto le proprie forze in una località in cui il vantaggio del dominio dell’aria sia annullato o comunque grandemente ridotto: in zone più boscose (se ne esistono) o all’interno delle città sperando che i raid, per non uccidere molti civili, non le colpiscano.
Il tipo di conflitto è cambiato, in conseguenza dell’intervento straniero, e si è dovuta cambiare se non la strategia, certo la tattica. Probabilmente presto lo scontro sarà all’interno delle città, fanteria contro fanteria, cecchini contro cecchini, con l’uso dei mezzi corazzati e dell’artiglieria quando possibile. Naturalmente, questo scontro vede in vantaggio i governativi nelle città che sono loro favorevoli: ecco perché essi si ritirano a tutta velocità in quell’ovest in cui sanno di avere il supporto della popolazione e linee di rifornimento molto più corte. Mentre si allungano quelle degli insorti.
La previsione dovrebbe essere che, mentre per qualche giorno sembrerà che le truppe di Gheddafi siano scappate a gambe levate, presto esse dovrebbero stabilire ad ovest una linea del fronte a partire dalla quale inchiodare i rivoltosi, aspettando che gli anglo-francesi si stanchino di cercare obiettivi. Che magari non ci saranno più. Quando ciò avverrà, se avverrà, esse riprenderanno l’iniziativa. Approfitteranno del fatto di essere più numerose e meglio organizzate, in quanto esercito regolare, e tenteranno di riconquistare l’intero Paese.
Se tutte queste ipotesi sono ragionevoli, rimane vero ciò che era vero sin da principio: Gheddafi può essere abbattuto, e forse lo sarà, da un colpo di Stato o dal venir meno del sostegno delle tribù e dell’esercito, non dalla rivolta della Cirenaica. Ma, se ciò non avverrà, dal punto di vista militare l’avventura degli insorti, come non aveva prospettive prima, non le ha avrà neanche in futuro.
Qui non si vuole insegnare niente a nessuno. Il desiderio è solo quello di capire meglio. Se un tecnico militare interviene per indicare quali errori sono contenuti in questa pagina, saremo tutti lieti di saperne di più.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
28 marzo 2011

LA TATTICA MILITARE DI GHEDDAFIultima modifica: 2011-03-28T18:57:00+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “LA TATTICA MILITARE DI GHEDDAFI

  1. L’analisi può essere condivisibile ma noi non sappiamo che tipo di appoggio militare viene o verrà fornito alle truppe degli insorti.Detta così sembra Caporetto ma mentre noi sulla linea del piave avevamo come retroterra il resto dell’Italia con tutto ciò che comportava, se Geddafi si ritira a ovest non ha nessuno dietro. Se l’aviazione europea controllerà le frontiere e la marina i porti,rifornimenti zero,sconfitta sicura.

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