PROCESSO RUBY: LE PRIME BATTUTE

Il processo per concussione e favoreggiamento della prostituzione contro Berlusconi si compone, materialmente, di decine di migliaia di pagine. Questo significa che, salvo i professionisti obbligati a studiarle (i magistrati e gli avvocati interessati al processo) tutti ne parleremo per sentito dire. O sulla base di qualche particolare di cui leggeremo sui giornali. Al momento disponiamo tuttavia di alcuni elementi significativi.
1)    Si sono rinviati gli imputati a giudizio per direttissima perché, a parere dei magistrati milanesi, le prove erano così evidenti che non era necessario raccoglierne di nuove.
2)    L’accusa, a udienza già fissata, ha inserito i nominativi di altre dieci ragazze che frequentavano la casa di Berlusconi.
3)    L’accusa, a prova delle imputazioni, ha proposto una lista di centotrenta testimoni. La difesa, una lista di ottanta. Totale duecentodieci.
4)    Il processo, dopo un’udienza di una decina di minuti (il 6 aprile) è stato rinviato al 31 maggio.
5)    Non si sono costituiti parte civile né Karima El Mahroug, per il reato di favoreggiamento della prostituzione a suo danno, né, per la concussione, i funzionari della questura milanese.
Prima perplessità. Se i reati erano tanto evidenti da adottare il rito che si è adottato, e non erano necessarie nuove indagini, come mai esse sono continuate? Infatti sono state inserite dieci nuove presunte parti lese. Insomma, i reati erano sì o no evidenti?
Seconda perplessità. Se si voleva essere velocissimi, come mai si è subito avuto un rinvio di quasi due mesi?
Poi, se le prove sono tanto evidenti, come mai si citano centotrenta testimoni? Se si accusa un uomo di omicidio, e si ha il filmato dell’azione, si potrebbe anche non citare nessun testimone: basterà sedersi in platea. Al massimo si discuterà della qualificazione giuridica del fatto (aggravanti, attenuanti, ecc.) ma non si citerà certo una folla di testimoni.
Infine né la cosiddetta Ruby né i funzionari di polizia si sono costituiti parte civile. Al riguardo vale la pena di fornire qualche dato per chi non ha frequentato le aule di giustizia.
Il processo penale ha, come parte lesa costante, lo Stato: esso persegue chi l’ha offeso violando le sue leggi. Prova ne sia che per alcuni reati non importanti lo Stato rinuncia all’azione penale e dà inizio ad essa solo se il privato presenta una querela. Tuttavia – che si tratti di un reato ad azione pubblica o di un reato a querela di parte – il cittadino eventualmente leso ha il diritto di richiedere il risarcimento del danno. Questo diritto lo si può far valere con autonomo processo civile oppure inserendosi nel processo penale (costituzione di parte civile): in questa sede si chiede al giudice di statuire l’entità del danno e di ordinare al colpevole di risarcirlo. In caso di condanna il giudice penale o liquida la somma dovuta alla vittima o rinvia al giudice civile (il danno, in questo caso, è “da liquidarsi in separata sede”).
La costituzione di parte civile risponde anche ad un’altra funzione. Dal momento che ha interesse a sostenere l’accusa, la parte civile ha anche il diritto ad un avvocato che ne sostenga le ragioni. Nel caso teorico di tre parti civili, è come se dinanzi al giudice agissero quattro pubblici ministeri. L’accusa ne esce notevolmente rafforzata.
La mancata costituzione di parte civile, oltre che corrispondere alla convinzione dell’innocenza dell’accusato, può significare o che la vittima è già stata risarcita o che c’è disinteresse per il processo. Nel processo “Ruby” ambedue queste ipotesi sono inverosimili. Se ci fosse stato un risarcimento si sarebbe saputo e sarebbe stata, da parte di Berlusconi, un’ammissione di colpevolezza. Quanto al disinteresse, sarebbe strano che siano indifferenti a qualcosa che appassiona l’intero mondo proprio i protagonisti. In questo caso l’unico significato plausibile (che la giovane El Mahroug ha esplicitato per bocca del suo avvocato) è che le presunte vittime, in particolare i presunti concussi, non si reputano tali.
Se si potesse avere fiducia nell’imparzialità dei giudici, diremmo che per l’accusa il processo non si annuncia come una marcia trionfale. Del resto i bookmaker inglesi prevedono con largo margine un’assoluzione. Ma siamo in Italia. Molti decenni fa, quando la fiducia nella magistratura era incomparabilmente più alta di oggi, il grandissimo giurista Piero Calamandrei scrisse: “Se mi accusassero di avere rubato la Torre di Pisa, io intanto mi darei alla latitanza”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
6 aprile 2011

PROCESSO RUBY: LE PRIME BATTUTEultima modifica: 2011-04-07T09:51:26+02:00da gianni.pardo
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11 pensieri su “PROCESSO RUBY: LE PRIME BATTUTE

  1. Diamo una mano a Pardo a capire và….

    1)

    I reati erano tanto evidenti da adottare il rito abbreviato. E la prova di quest’evidenza è che indagando si continuano a trovare ulteriore prove e testimoni.

    2)

    Pardo fa il fighetto per spiegare “qualche dato per chi non ha frequentato le aule di giustizia” (eppure nn risulta ke lui sia stato un principe del foro, bensi un annoiato professore andato in pensione col minimo), tuttavia nn sa la differenza tra GIP, magistrato e giudice. Quest’ultimo ha deciso il rinvio, il primo ha rinviato a giudizio, e nel caso specifico su richiesta dei magistrato ha optato per il rito abbreviato.

    3)

    Appunto siamo in Italia. E solo in questo paese ci sono cittadini come Pardo che in un processo con tanti testimoni, ne vedono un prova di malafede della magistratura anzichè un ulteriore prova di colpevolezza. E gli inglesi il ns paese lo conoscono evidentemente.

    Calamandrei lo lascerei da parte fossi in Pardo. Dovesse un giorno scrivere un articolo sulla riforma della scuola pubblica, voi dite lo citerebbe di nuovo?

  2. Diamo una mano a Pardo a capire và….

    1)

    I reati erano tanto evidenti da adottare il rito abbreviato. E la prova di quest’evidenza è che indagando si continuano a trovare ulteriore prove e testimoni.

    2)

    Pardo fa il fighetto per spiegare “qualche dato per chi non ha frequentato le aule di giustizia” (eppure nn risulta ke lui sia stato un principe del foro, bensi un annoiato professore andato in pensione col minimo), tuttavia nn sa la differenza tra GIP, magistrato e giudice. Quest’ultimo ha deciso il rinvio, il primo ha rinviato a giudizio, e nel caso specifico su richiesta dei magistrato ha optato per il rito abbreviato.

    3)

    Appunto siamo in Italia. E solo in questo paese ci sono cittadini come Pardo che in un processo con tanti testimoni, ne vedono un prova di malafede della magistratura anzichè un ulteriore prova di colpevolezza. E gli inglesi il ns paese lo conoscono evidentemente.

    Calamandrei lo lascerei da parte fossi in Pardo. Dovesse un giorno scrivere un articolo sulla riforma della scuola pubblica, voi dite lo citerebbe di nuovo?

  3. Che l’acqua bagna è una prova evidente, per cui si poterbbe chiedere il rito immediato. Peccato che il fatto non costituisca reato.Naturalmente un PM e un GIP prevenuti politicamente e in cerca di notorietà potrebbero essere d’accordo nel rinviare a giudizio l’acquedotto.Poi l’acquedotto verrebbe assolto ma a danno ormai avvenuto.Il PM e il GIP dovrebbero subire un drastico ridimensionamento delle loro carriere soprattutto se dovessero ricorrere e continuare a perdere nei successivi gradi di giudizio.Invece l’esperienza e la legge sono lì a dimostrare che verrebbero addirittura promossi.

  4. Infatti la carriera, in magistratura, si fa per anzianità, non per merito.
    Per merito (o per raccomandazione, non sono riuscito a saperne di più) si ottengono certi posti.
    Intendo: raggiunto il grado (e lo stipendio) di Presidene di Sezione della Corte di Cassazione, non tutti poi dirigono una Sezione della Corte di Cassazione. E, appunto, come sono scelti quelli che esercitano la funzione per cui hanno il titolo?
    Questo forse spiega perché la Cassazione, malgrado qualche decisione sorprendente, sembra più affidabile di altri livelli di giudizio.

  5. No, l’articolo non è mio. È una scopiazzatura, incluso l’errore (mio) sulla denominazione del tipo di procedimento.
    Ma qui come altrove si guarda il dito invece di guardare la luna.
    Scrivendo l’articolo mi ero chiesto se fosse la denominazione giusta ma mi sono esentato dai controlli reputando che, comunque, fosse poco importante. Ma quando il prossimo non sa che cosa obiettare di sostanziale, contesta la tua cravatta.
    Inoltre tutti si dimostrano molto più informati di me, al riguardo, perché loro vivono di Berlusconi (se pure per odiarlo), mentre io ne parlo quando mi capita. E, per esempio, non ho letto una sola riga delle tante intercettazioni.
    Io non ho l’abitudine di origliare o di leggere la corrispondenza altrui.

  6. Io parlo di Berlusconi quando mi capita…
    Ma è il blog di Gianni Pardo questo???

    Ammette persino di nn aver letto una riga delle intercettazioni, eppure si permette di sentenziare…a proposito di dito e luna.

  7. Ho inserito un commento in cui prego di pubblicare i miei articoli col mio nome. E ho anche allegato in extenso l’articolo in questione (che precede di due giorni l’articolo di The Front Page). Vedremo.

  8. Quel signore ha avuto la faccia tosta di rimuovere il mio commento! Che ho reinserito e lo reinserirò tante volte finché i suoi lettori non sapranno come stanno le cose. E dire che ero stato cortese. Ecco il testo:

    Le sarei grato se, volendo pubblicare i miei articoli, mi usasse la gentilezza di firmarli col mio nome e, chissà, di corredarli del link per il mio blog http://pardonuovo.myblog.it/archive/2011/04/03/la-soluzione-per-gli-immigrati.html)
    o quello del giornale on line “Il Legno Storto”.

  9. Incredibile ma vero, stavolta sono solidale con Pardo e mi chiedo: chissà chi per chi votano i redattori di quel blog.

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