UCCIDERESTE DEGLI INNOCENTI?

L’Italia manda dieci militari in Libia affinché addestrino i ribelli, in modo che lo scontro con le truppe regolari di Gheddafi sia meno squilibrato a loro sfavore. Pare che altrettanto facciano Francia e Gran Bretagna. Anche se bisognerebbe essere realmente dei competenti, per affermarlo, dal punto di vista bellico l’apporto sembra francamente risibile. Più allarmante è il ragionamento che si è costretti a fare mettendosi nei panni di Gheddafi.
Il rais sa che la decisione delle potenze europee ha probabilmente il senso di un contentino per i ribelli: “Vedete? Vi aiutiamo”; e di una rassicurazione per le opinioni pubbliche europee, di fronte al profilarsi di un insuccesso: “ Vedete? Prendiamo nuove iniziative”. Sostanzialmente, si tratta di un’operazione di immagine. Se le cose stanno così, la risposta migliore di Gheddafi è usare la stessa arma contro chi ha avuto l’idea di servirsene. Basta fare in modo, magari con operazioni terroristiche o di commando, che molti di questi “consiglieri” siano uccisi. Se ciò avvenisse, le opinioni pubbliche europee si rivolterebbero contro i governi e porrebbero la domanda più ovvia e semplice: “Perché mai abbiamo messo a repentaglio la vita dei nostri soldati? Valeva la pena di farli morire per una causa che dopo tutto non ci riguarda? O volete sostenere che non avevate pensato al rischio?”
Poi, nel seguire il filo di questo ragionamento, sono stato improvvisamente fulminato da un dubbio personale: “Ma io, nei panni di Gheddafi, darei quest’ordine? Solo per ragioni di propaganda politica, e in sostanza per semplice Realpolitik, deciderei di far uccidere degli innocenti, magari conoscendoli per nome, uno per uno, e avendone visto la fotografia sui giornali?”
La risposta, agghiacciante, è stata un inevitabile sì.
L’episodio può servire a spiegare quanto lontana sia la politica da quella morale cui tanti si richiamano con fastidiosa insistenza. E come si è costretti a ragionare quando si guida uno Stato.
La guerra si combatte con tutti i mezzi. Chi va ad addestrare un esercito lo addestra ad uccidere meglio i nemici. Dunque questi sono “consiglieri di morte” e agiscono come parte di un esercito. Che siano uccisi dalla controparte fa assolutamente parte del gioco e loro stessi, per primi, lo sanno. Se fossi io ad avere il potere e il dovere di decidere non potrei dunque avere scrupoli all’idea di uccidere degli innocenti perché innocenti sono anche i miei concittadini, libici occidentali, che potrebbero essere uccisi da un migliorato esercito di insorti. Infine quegli innocenti non ho scrupoli a farli uccidere solo per motivi di propaganda e di influenza sulla pubblica opinione, dal momento che i Paesi occidentali li hanno inviati, facendo loro rischiare la vita, solo per motivi di propaganda e di influenza sulla pubblica opinione. È una partita a scacchi in cui i governi europei usano dei militari come pedine, a costo di farli uccidere, per motivi politici, ed io li uso come pedine, a costo di farli uccidere, per gli stessi motivi. È la guerra.
Né il lettore italiano può affermare che questo disinteresse per la morale vale per la guerra ma non per la politica in tempo di pace. Clausewitz, che di polemologia qualcosa capiva, affermava che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Si badi, la prosecuzione, non il cambiamento. La spregiudicatezza è la stessa. Oggi i governanti “buoni, gentili e democratici”, che fanno finta di aiutare i ribelli libici, col rischio di far morire alcuni nostri ufficiali, non sono più morali di un “colonnello” che, secondo una fredda logica guerresca, manda dei sicari ad assassinarli.
Naturalmente molti diranno che comunque loro non darebbero mai l’ordine ipotizzato. E questo renderebbe tranquilla la loro coscienza. Poi però dovrebbero spiegare ai propri concittadini perché non li hanno sufficientemente difesi; dovrebbero spiegare perché si sono fatti scrupolo di usare le stesse armi che usava il nemico; e infine dovrebbero spiegare alle madri dei propri caduti perché hanno esitato ad uccidere gli istruttori dei loro “assassini”.
Se Clemenceau affermava che la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali, figurarsi quanto intelligente sarebbe lasciarla fare ai moralisti. Finché resteranno tali, costoro sono pregati di ammettere che non capiscono niente di politica.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
22 aprile 2011

UCCIDERESTE DEGLI INNOCENTI?ultima modifica: 2011-04-22T14:45:10+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “UCCIDERESTE DEGLI INNOCENTI?

  1. Non so quanto volontariamente e quanto accidentalmente, ma mi sembra che Pardo ci presenti un certo fenomeno in modo ricorrente. Si tratta a mio parere di una specie di “ubriacatura morale” che investe come minimo l’Italia e forse un po’ tutto il mondo occidentale.
    Si tratterebbe, se non sbaglio, di vedere prevalentemente gli eventi sociali in modo esageratamente etico. Senza accettare il fatto che tutti agiamo essenzialmente per il nostro interesse, e siamo in misura minore disposti anche a tenere un pochino in conto gli interessi altrui.
    Qualcuno si e’ persino inventato in anteprima mondiale le “banche etiche”, di cui tutti vorrebbero essere debitori ma nessuno, per sana paura, accetterebbe di essere azionista o creditore.
    E sulla stessa strada troviamo l’Unione Europea, che sovente spende le nostre tasse non per il nostro benessere, ma per cause “etiche”, in genere a favore di altri interessi, altri popoli, cause che non ci riguardano.
    Grande frequentatore di questa patologia e’ anche il movimento pacifista, che ormai mi sentirei di classificare senza dubbio tra le peggiori forme di masochismo.
    Per quanto riguarda in particolare l’Italia, non so se l’antiberlusconismo sia una causa o un effetto, ma certamente esiste una connessione con l’eccesso di etica: il Cavaliere e’ generalmente molto piu’ generoso di quanto sarebbe obbligato ad essere, ma lo fa di solito per ragioni di umana simpatia, rifiutando di agire in nome di una etica astratta controllata da altri. E nelle dispute internazionali pone in genere i nostri (italiani) interessi in cima alla lista delle priorita’.
    Quanto basta per far imbestialire i paladini dell’etica.

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