OLOCAUSTO: 6,5,4 MILIONI DI EBREI UCCISI?

Un amico mi ha fatto notare che, nei miei articoli, ho dubitato della cifra di diecimila morti data dagli insorti libici. Il dubbio era contenuto in una battuta: “Frattini: ‘In Libia i morti sono 10.000’. E le balle anche di più”. Mi ha anche ricordato, questo amico, che in passato ho dubitato del numero di emigranti che si diceva fossero su un barcone e che purtroppo erano morti (1). Mi ha chiesto infine, polemicamente, come mai io faccia calcoli del genere, e nessuno se ne scandalizzi, mentre poi, se qualcuno si mette a dubitare, se non dell’intero Olocausto, del numero dei morti ebrei, viene definito “negazionista” ed è universalmente esecrato. Le cifre dei competenti variano parecchio, mi scrive, ma la vulgata vuole che si spari la cifra di “sei milioni” perché è quella che fa più effetto.
Non solo riconosco che più volte ho dubitato di ciò che tutti ammettevano (un esempio riguarda il numero di partecipanti ad una manifestazione di piazza, nota 2) ma mi riservo il diritto di non credere a ciò che molti dànno per vero.
La verità è un concetto assoluto che corrisponde ad una indubitabile corrispondenza con la realtà, quand’anche sia una realtà concettuale: “un triangolo ha tre lati”.
Una verità scientifica invece è un’affermazione corrispondente alla realtà – comunque è valida fino a prova contraria – perché sostenuta da un esperimento ripetibile.
La verità giudiziaria è quella che risulta dalle sentenze. Chi è condannato per omicidio è colpevole di omicidio, anche se la cosa potrebbe non essere vera (errore giudiziario). Per la legge la verità è quella che si legge nel dispositivo.
Infine la verità storica è il massimo che si possa ottenere nell’ambito non scientifico. Essa si ha quando alcune persone disinteressate studiano il passato sulla base delle fonti più autentiche fino a giungere a conclusioni che mettono d’accordo (quasi) tutti. I Romani hanno subito una devastante sconfitta a Canne e chi ne dubita appare uno sciocco o un ignorante. Nell’ambito storico esistono tuttavia vasti margini per le opinioni. Che Annibale abbia battuto i Romani a Canne è certo; ma quanti Romani siano morti è argomento di dubbio e di discussione.
Uno dei criteri per giudicare la serietà di un testo storico è la sua verosimiglianza. Erodoto narra che ad un certo momento, durante la battaglia delle Termopili, fu visto un gigante dare manforte agli spartani. La notizia sarà stata riferita in buona fede ma il risultato è che Erodoto è ritenuto uno storico molto meno affidabile di Tucidide, che non ha mai visto giganti. Né è stupefacente l’osservazione di Renan secondo il quale i vangeli non sono e non possono essere libri storici proprio perché raccontano dei miracoli.
E allora ecco la sintesi. Per quanto riguarda il barcone, i morti in Libia o i manifestanti in Piazza San Giovanni, confermo tutte le mie critiche. Non diversamente da come gli storici possono leggere con perplessità la citata affermazione di Erodoto. Per quanto riguarda i negazionisti, invece, bisogna distinguere quelli che sono tali sui particolari discutibili (quanti furono gli ebrei uccisi?) da quelli che negano anche ciò che si considera evidente (per esempio, l’esistenza dei campi di sterminio). Per sfuggire alle implicazioni emotive di questo argomento, torniamo all’esempio di prima: se qualcuno sostiene che a Canne non fu l’abilità di Annibale, a condurlo alla vittoria, ma la stupidità dei Romani, sarà il caso di ascoltarlo con rispetto. Se invece sostiene che a Canne i Romani vinsero, non val la pena di perdere tempo.
Per quanto riguarda il numero delle vittime dell’Olocausto, se dovessi dare una cifra, direi: “Ho letto sei milioni”. Il fatto che io l’abbia letto è vero e sicuro. Non è sicuro il fatto che quella cifra corrisponda alla realtà. Ma io non ho i mezzi per stabilirlo.
Il termine “negazionista” è stupido. E ancor più stupido, aggiungo, è che in Austria sia stato addirittura imprigionato uno “storico” del genere (David Irving). Qualunque studioso ha il diritto di dire la sua sul passato, anche se la sua opinione è eterodossa. Nella storiografia il “revisionismo” è addirittura un dovere. Viceversa chi nega l’evidenza non è un negazionista e neppure uno storico: è uno sciocco.
Al profano non rimane che allinearsi con  le migliori fonti. Purtroppo ciò, nel Seicento o nel Settecento, ci avrebbe condotti a credere all’esistenza delle streghe. Ma – come si è detto da principio – la verità storica non è la verità assoluta.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
29 aprile 2011

(1)http://pardonuovo.myblog.it/archive/2011/04/08/chi-e-colpevole-della-tragedia-in-mare.html
(2)http://pardonuovo.myblog.it/archive/2010/03/23/quanti-erano-in-piazza-san-giovanni.html

OLOCAUSTO: 6,5,4 MILIONI DI EBREI UCCISI?ultima modifica: 2011-04-30T10:08:04+02:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “OLOCAUSTO: 6,5,4 MILIONI DI EBREI UCCISI?

  1. Anche perchè i tedeschi erano burocrati eccellenti ed annotavano ogni singola morte da loro causata. Il computo totale quando si parla di sterminio sfugge ad analisi precise, ma ci restano libri e libri e libri di nomi, date, numeri di serie. La stima è presto fatta, a differenza di guerre tuttora in corso e disperati annegati in mare, dove nessuno sa all’inizio quanti fossero e a volte nemmeno all’arrivo.

  2. Quello che lei dice è vero. Ma nondimeno permangono dei dubbi. Fra l’altro, contare numeri così grandi è difficile. Per contare da uno a sei milioni, contando due secondi a nome, senza fermarsi mai, nemmeno la notte, ci vorrebbe quasi un anno. (6000000/2*30*60/24 = giorni). I ricordo che si cominciò col dire due milioni, poi, divennero tre, poi divennero quattro…
    Un amico mi scrive del resto che analoghe perplessità rimangono per i morti di Dresda. Si va da 35.000 a 200.000 (ben più di Hiroshima).
    Il mio amico Fabrizio (quello che mi ha spinto a scrivere l’articolo) aveva comunque ragione in questo: che non ci si può e non ci si deve scandalizzare dinanzi ad una tesi storica. Fra l’altro, se i morti dell’Olocausto fossero tre milioni invece di sei, non è che Hitler diverrebbe per questo un benefattore.

  3. In questo campo, salvo fare i conti tre, quattro, cinque volte, magari cambiando metodo, io faccio sempre cattive figure.
    Per qualche tempo ho amministrato un condominio e sono vissuto continuamente nell’angoscia di sbagliare a carico di qualcuno (che avrebbe pensato che volevo imbrogliarlo) o di sbagliare a carico di me stesso (perdendoci, in un lavoro per il quale non ero pagato). Ho fatto e rifatto i conti non so quante volte.
    Ah Carlo, perché non c’era lei, ad aiutarmi?

  4. Quando si tratta di bombardamenti, la cifra è giocoforza approssimata. Si deve contare chi c’è, chiedere ai vivi chi manca, se conoscenti, aggiungerci i probabili rimanenti, immaginare quanti se ne siano andati vivi senza dare notizia, stimare, stimare, stimare… La guerra è brutta anche per questo genere d’ordinaria amministrazione. Ma in un campo di concentramento n persone entrano, x muoiono, y (piccolo) restano vive. E’ tutto catalogato, quasi fosse inventario di giacenze in magazzino. Nè mi pare questa essere caratteristica dei soli tedeschi – per quanto l’efficienza teutonica sia nota – perchè ricordo benissimo foto e foto e foto e foto di morti per genocidio comunista sui muri delle celle in Cambogia, e so per certo che anche nell’ex Europa dell’Est, che fosse Germania (sempre, ma di differente follia contestuale) o Russia, o la Casa del Terrore a Budapest, i rendiconti erano precisi, molto ben documentati. Per dire: in Russia, all’incirca durante la seconda guerra mondiale, i responsabili politici e militari cittadini avevano quote personali di sterminio: settemila, diecimila, quindicimila… una volta raggiunte le quote le autorità locali facevano rapporto a Stalin, che assegnava la quota successiva (Kruschev arrivò addirittura a chiedere supplementi di quota). Lei capirà che questi numeri rimangono, nero su bianco, in quella efficiente burocrazia che ogni dittatura, ogni follia a pretesto sociale a quanto pare crea. Gli ebrei morti in quegli anni non sono tutti morti in campi di concentramento, e non sono tutti morti per mano tedesca se dobbiamo dirla, nè farebbe differenza che i milioni fossero quattro, o tre, o uno solo anzichè cinque o sei, ma quelli passati per i forni in quelle fabbriche di morte sono sicuramente tutti noti. E’ il vantaggio di avere assassini che gran poco si curavano del giudizio a venire della Storia, anche perchè probabilmente convinti di agire per il giusto. E’ la solita banalità del male, che trasforma impiegati alla Eichmann in anonimi contabili di morte. Comunque i numeri poco importano: ogni vita strappata è un insulto a Dio, per usare ragionamenti a cui sono stato abituato, o all’umanità intera se vogliamo, e fosse anche una sola, già sarebbe una colpa eccessiva.

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