UNA PESSIMA IDEA: PROCESSARE GHEDDAFI

 

De Gaulle era noto anche per i suoi alti principi e le sue grandi visioni. Un giorno un giornalista gli chiese se fosse realistico, per un politico, occuparsi tanto degli ideali e la risposta fu lapidaria: “Gli ideali muovono il mondo. Sarebbe realistico non tenerne conto?”

Gli ideali che muovono il mondo spesso dipendono dalla filosofia. Karl Marx fu un filosofo di cui sarebbe inutile sottolineare l’importanza nel Ventesimo Secolo. Né è un caso che l’età contemporanea, nei libri, cominci con la Rivoluzione Francese: non perché la Francia sia passata dalla monarchia alla repubblica, ma perché la Révolution tese all’applicazione pratica dei principi dell’Illuminismo.

I philosophes avevano spiegato che il mondo era organizzato male e c’era modo di governarlo meglio. Anche se i girondini, i giacobini e gli altri non ci riuscirono, la forza di quelle idee fu tale che esse vinsero in tutta l’Europa malgrado la Restaurazione. Senza dire che la rivoluzione illuministica aveva trionfato negli Stati Uniti ben prima della Révolution. Ciò ha avuto delle conseguenze fino ad oggi.

Gli statunitensi non pensano che il rispetto dell’individuo, la libertà religiosa, la tolleranza del dissenso, la stampa libera e la democrazia siano qualcosa che loro amano: pensano siano cose che l’Uomo ama. Qualunque uomo. Analogamente pensano che lo Stato abbia lo scopo di rendere possibile una società fondata su quei principi e che, se i suoi responsabili deviano da questo dovere etico, vanno contro l’umanità e commettono un reato. La Germania nazista si trasformò in una dittatura e scatenò una guerra d’aggressione: per conseguenza i suoi dirigenti erano dei delinquenti e furono giudicati nel Processo di Norimberga. Questi principi sono stati adottati dall’intero Occidente il quale oggi non solo crede all’esistenza di un indiscutibile Bene Morale Universale, ma è pronto a giudicare e gettare in galera chi, a suo parere, va contro di esso.

In realtà un processo agli uomini di Stato abbattuti  non costituisce un problema, se tenuto all’interno del loro stesso Paese. Che si agisca veramente in nome del diritto o che si attui una vendetta con forme legali, poco importa: i perdenti hanno torto. Il problema nasce quando si reputa che un Tribunale Internazionale possa processare un capo di Stato straniero. Un simile Tribunale potrebbe esistere se ci fossero principi condivisi in tutto il mondo. Purtroppo, non solo il Bene Morale Universale è opinabile, ma lo si può giudicare discutibile nel caso concreto: “La democrazia è ottima ma questo popolo non è maturo ed essa potrebbe essergli dannosa”. Senza dire che l’intero popolo può pensarla diversamente dall’Occidente. Circa un quarto dell’umanità ha approvato a lungo Mao Tse Tung il quale non concedeva nessuna forma di libertà e imprigionava o faceva morire chi non era d’accordo.

 Attualmente il Tribunale dell’Aia non opera in base alle idee di tutti, ma in base alle proprie; non processa tutti i colpevoli, cioè anche quelli ancora al potere ma, piuttosto vilmente, solo quelli sconfitti che riesce ad arrestare. Mao Tse Tung non avrebbe potuto essere processato all’Aia perché l’Occidente non aveva la forza di andare a prenderlo. E se ce l’avesse fatta e l’avesse processato, sarebbe stato contro la volontà del suo popolo. Complimenti.

L’idea che non si debba governare imprigionando, uccidendo e scatenando guerre è un’idea lodevole ma è una nostra idea, non la legge del mondo. Ché anzi la politica, da sempre, è spesso attuata con sistemi che ci ripugnano. Dunque non abbiamo nessun diritto di processare Gheddafi.

E c’è di peggio: non vi abbiamo nessun interesse. Un principio generale della polemologia insegna che bisogna sempre lasciare al nemico la possibilità di ritirarsi pressoché indenne, offrendogli l’alternativa tra perdere un po’ la faccia, accettando la sconfitta, e sopravvivere.  Se invece non gli si lascia nessuno spiraglio di salvezza (o gli si minaccia un processo che può concludersi anche con una gravissima condanna) chiunque combatterà fino alla morte, rendendo la vittoria molto più costosa. Sempre che si vinca.

Il mondo civile è ubriaco di moralità giuridica. Se potesse, tornerebbe indietro per processare Cesare, dopo il Rubicone, Hernán Cortez per la guerra d’aggressione e tutti i governanti del Cinquecento per le guerre di religione. Non si finirebbe mai. E in Italia abbiamo il record. Qui molti amerebbero vedere i magistrati al potere col solo compito di buttare in galera i deputati e senatori. Come se il massimo trattato sulla Politica non fosse il Principe di Machiavelli ma il Codice Penale.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

25 agosto 2011

UNA PESSIMA IDEA: PROCESSARE GHEDDAFIultima modifica: 2011-08-25T08:09:24+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “UNA PESSIMA IDEA: PROCESSARE GHEDDAFI

  1. Molto opportunamente gli americani consegnarono Saddam Hussein ad un tribunale iracheno, dove fu processato e giustiziato secondo le leggi locali.
    Lei dice che “Il mondo civile è ubriaco di moralità giuridica”: sante parole ! L’italia e’ ricoverata in rianimazione per crisi etilica acuta, e forse non sopravvivera’.

  2. Io non solo sono daccordo, ma vado oltre: a mio parere non si deve interferire con i fatti interni di altri paesi. Figurarsi con le armi.

    E poi chi sono questi ribelli libici? Gheddafi e’ un dittatore che ha preso il potere con un colpo di stato? E questi ribelli invece ? La stessa cosa: andranno al potere con un colpo di stato, in cui noi occidentali abbiamo dato una bella mano con i nostri aerei e le nostre bombe…!

    La cosa e’ completamente illogica, non mi torna. Puzza tanto di colpo di stato, non interno, ma occidentale, in cui noi facciamo il lavoro pulito con gli aerei, e chi ci rimette le piume sono i libici, da una parte e dall’altra, sul campo. Alla faccia della morale.

    Stiamo facendo la stessa cosa che voleva fare G.W.Bush con Saddam. Noi europei siamo forse invidiosi dei risultati?

    Oggi Gheddafi ha detto “La libia e’ dei libici, non dei colonialisti Italiani o dei Francesi”. Ho difficolta’ a dargli torto.

    R. Micheletto

    R. Micheletto

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