IL CATTIVO GIUSTIFICATO DAL PEGGIORE

Il dramma del commentatore indipendente è che, se vuole essere preso sul serio, deve sfuggire all’orrenda accusa di essere filo-governativo. Il pregiudizio corrente è infatti che nessuna persona perbene deve dir male di Garibaldi e nessuna persona perbene deve dir bene del governo. Uno dei modi di sfuggire a questa condanna sbrigativa e senza appello è appoggiarsi a firme di sinistra. Anche se a volte – come nel caso di Luca Ricolfi – queste firme sono talmente ragionevoli che uno si chiede se siano veramente di sinistra.
L’editorialista della Stampa sostiene oggi(1) che aveva giustamente criticato le due manovre di Tremonti ma ora, riguardo a quest’ultima, riconosce che, “uditi i critici, era meno peggio il menu confezionato da Tremonti”. “Le contro-proposte, o contro-manovre, sono infatti largamente peggiorative”. “Quanto a quella del Partito democratico, è difficile non condividere il severo giudizio espresso nei giorni scorsi da Tito Boeri, sulle colonne di «Repubblica»”: ricordiamo, meno di un decimo del necessario, ottenuto prevalentemente aumentando le tasse. Ma il peggio sono le proposte della Lega la quale, facendo parte della maggioranza ed essendo in grado di condizionarne l’azione, ha responsabilità ben più gravi di quelle del Pd o della minoranza in genere.
Ricolfi riassume così le tre proposte dei “lombardi”. Mantenere le poltrone dei politici rinunciando a sopprimere i piccoli Comuni e le province; “impedire che i tagli alle risorse degli Enti locali costringano gli amministratori a spendere meno”; “lasciare intatto il nostro sistema pensionistico… pur di non perdere consensi fra i propri elettori: una quota molto elevata dei pensionati è concentrata al Nord”.
Ora – sostiene Ricolfi – è chiaro che si è perso di vista l’obiettivo di rilanciare la crescita, cioè l’unica cosa che potrebbe salvarci. E su questo punto siamo colpevoli tutti: i politici, che si azzanneranno in Parlamento cercando di evitare che il peso della manovra ricada sui loro protetti o, Dio non voglia, su loro stessi; e i cittadini che, ancor più dei politici, sono pronti solo ai sacrifici degli altri.
Qualche giorno fa ripetevamo un detto dal sapore di fiele: “Per quanti guai debba soffrire il popolo italiano, non ce n’è uno che non abbia meritato”. Se l’opposizione fa proposte ridicole, come ha dimostrato Tito Boeri e come conferma Luca Ricolfi; se nella maggioranza c’è chi si mette di traverso – la Lega – già rispetto a due manovre che l’editorialista della Stampa aveva giudicato “inique, insufficienti… e del tutto disattente alle esigenze della crescita”, che speranze abbiamo?
L’articolo di un paio di giorni fa, “Il Pessimismo in politica”(2), è stato giudicato troppo negativo e tuttavia ora è lecito chiedersi se Ricolfi, e con lui molti grandi commentatori, si siano resi conto dell’ambiente politico e giornalistico in cui si trova ad operare chi deve decidere. Se lo conoscessero veramente, dovrebbero essere meno severi col governo e col ministro dell’economia. Se invece non lo conoscono bene, dovrebbero almeno rendersi conto dell’insufficienza del loro senso del reale. Se a Tremonti la minoranza e il partito più importante della sua coalizione non lasciano passare la mediocre manovra da lui progettata, e tutti ne propongono di peggiori, era il caso di giudicarla in modo così severo? Se Ricolfi avesse avuto ieri la chiarezza di visione che ha oggi non avrebbe forse dovuto dire ieri quello che dice ora, della manovra? Lo schema l’ha inventato Churchill, parlando dei diversi modelli di governo: la democrazia è un pessimo regime ma gli altri sono ancora peggiori.
Purtroppo, noi tutti aspettiamo sempre di vedere, come si dice, che “al peggio non c’è fine”. E finché non arriva quel momento, tutti chiediamo la Luna. Se, come pare, il Parlamento peggiorerà la già mediocre manovra, sarà segno che noi italiani non ci reputiamo in pericolo, come notava recentemente Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera”(3). Solo quando l’auto si disintegrerà dopo aver sbattuto contro un platano, ci renderemo conto che forse sarebbe stato meglio far riparare i freni.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it
29 agosto 2011
(1)http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9141
(2) http://pardonuovo.myblog.it/archive/2011/08/26/il-pessimismo-in-politica.html
(3)http://www.corriere.it/editoriali/11_agosto_28/chi-dimentica-l-emergenza-angelo-panebianco_fd7fa2c6-d147-11e0-b62d-1ebafd8b4f13.shtml

IL CATTIVO GIUSTIFICATO DAL PEGGIOREultima modifica: 2011-08-29T15:53:29+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “IL CATTIVO GIUSTIFICATO DAL PEGGIORE

  1. Se ho ben capito, il grosso della manovra (del suo gettito) verrebbe dall’aumento dell 1% dell’IVA.
    Pur essendo tendenzialmente filogovernativo, non riesco ad immaginare niente di piu’ stupido, persino piu’ stupido dell’altra variante, cioe’ l’aumento delle accise sulla benzina.
    Significa dare un piccolo scoraggiamento a tutti i consumi (alimentari esclusi) e a tutti consumatori, comprese le vecchiette con la pensione minima e i disoccupati, da oggi in avanti e senza scadenza.
    E quindi dare una piccola difficolta’ in piu’ all’intero sistema produttivo che invece cerca disperatamente di vendere.
    Ma persino Vincenzo Visco e Giuliano Amato avrebbero escogitato qualcosa di meno peggio.
    O forse ho capito male, ho perso qualche particolare essenziale.. ?

  2. Il problema del gettito fiscale è innanzi tutto quello della sua certezza: e sia l’Iva che le accise sulla benzina (come le imposte sugli immobili, che non possono scappare) in questo senso sono l’ideale (per lo Stato, non per i cittadini).
    Un secondo problema, riguarda chi si colpisce. È vero, l’Iva colpisce tutti, anche i più poveri (salvo l’Iva al 10%), ma li colpisce nel momento in cui spendono e dunque, per lo Stato, possono spendere. E l’uno per cento in più corrisponde, oggi, per i consumi non essenziali, ad un centoventesimo in più del prezzo, meno dell’uno per cento. Inoltre, come tutte le imposte indirette, sembra indolore perché la gente non ci pensa.
    Con questo non dico che bisogna aumentare l’Iva ecc., dico soltanto che il problema è complesso e senza soluzione. L’ideale sarebbe uno Stato così leggero che la sua tassazione fosse impercettibile. Noi invece siamo alla metà del pil.

  3. Dalle ultime notizie italiane che leggo stamattina sembra che la realta’ dei provvedimenti sia meglio di quanto temevo: se e’ cosi’ sono pronto a ridiventare, con prudenza, filogovernativo.
    Forse e’ un problema di velocita’ delle informazioni: invece di aspettare la Gazzetta Ufficiale e poi giudicare, spesso prendo per buone le indiscrezioni giornalistiche.

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