LA “REPUBBLICA” SQUALIFICA IL PD

Su “la Repubblica” di ieri è comparso un articolo a firma di Tito Boeri – dal titolo: “Il Pd, la Cgil e la contro-manovra”(1) – molto più che sorprendente: letteralmente incredibile. Tanto che siamo francamente stupiti che quel giornale, così poco abituato a dire tutta la verità, l’abbia pubblicato. In effetti, se lo si prende sul serio, crollano molti miti. Non sarà più possibile parlare di un’opposizione costruttiva e preoccupata delle sorti del Paese; non sarà più possibile trattare da incompetente la compagine governativa, visto che quanto meno è sicuramente migliore degli amici di Bersani; non si potrà neppure parlare di diversità della sinistra, perché se in qualcosa è diversa, è nel campo della correttezza: nel senso che non solo non rispetta la verità, non rispetta neppure l’aritmetica.
Secondo Boeri la contro-manovra del Pd – se si salta la metà dedicata alla pura predicazione antigovernativa – dovrebbe servire, in opposizione ed alternativa alle intenzioni dell’esecutivo, a dire all’Italia: “Bisognerebbe fare così e non come dice il governo”. E dinanzi al mondo dovrebbe legittimare il partito dicendo: “Ecco come governerebbe questa minoranza se andasse al potere”. Ora non solo questo scopo è totalmente mancato, ma il testo fa rischiare il ridicolo al Pd. L’economista scrive queste lapidarie parole: “Era stato preannunciato come una vera e propria ‘contro-manovra’. Di ‘contro’ nel decalogo c’è molto. Di ‘manovra’ molto meno. Più o meno un decimo di quanto sarebbe necessario”. Un progetto che propone un risultato simile è solo una presa in giro di chi non sa leggere i numeri.
 “Il resto del documento – prosegue implacabile Boeri – è un elenco di titoli generici, più che un insieme coerente e articolato di proposte”. Infatti è “un elenco che trascura del tutto il 90% del nostro bilancio pubblico: non una proposta sulla previdenza (40% della spesa corrente primaria)”, o sulla sanità (17%), sull’istruzione (13%), sulla difesa e l’ordine pubblico (8%) e le altre voci per il 5, il 4 e il 2%. È serio, tutto questo?
Il Pd parla di tagliare le province (ma solo per metà) e anche il numero di parlamentari (anche se a suo tempo favorì il referendum contro una riforma che lo faceva): ma “Il grosso della manovra sono le entrate”. Essa dunque non solo non coglie “neanche lontanamente l’obiettivo dei quaranta miliardi di aggiustamento”, ma fa pensare, scrive Boeri, al comportamento demenziale dei familiari di un uomo che sta morendo per un’emorragia e che, invece di fermare la perdita di sangue, cerchino di aiutare il malcapitato con delle trasfusioni. Cioè, traduciamo, con nuove tasse, invece che con risparmi sulle spese.
Le implicazioni dell’articolo, come si diceva prima, sono devastanti. Per cominciare, si fa piazza pulita dell’ottimismo applaudito da tutti del Presidente Napolitano quando diceva che, in un momento di crisi come l’attuale, sarebbe stata necessaria la collaborazione fra tutte le forze politiche. Come collaborare con un Pd che non sbaglia i calcoli del 5 o anche del 10%, ma li sbaglia (volutamente, contando sull’ignoranza del prossimo) del 90%? Quale buona fede gli si può attribuire?
Ma c’è un metodo nella follia del Pd, avrebbe detto Polonio. La minoranza è in malafede ma presume che sia in malafede anche la maggioranza. Per questo non suggerisce niente di serio: perché qualunque manovra ragionevole sarebbe impopolare e il governo, attuandola, potrebbe sempre dire: “Noi non l’avremmo fatta così, questa ce l’ha suggerita il Pd”.
Inoltre presume che siano in malafede anche i suoi elettori. Costoro non vogliono che si salvi l’Italia, vogliono che si abbatta Berlusconi. Non vogliono che la contro-manovra sia migliore di quella del governo, vogliono dir male di qualunque manovra efficace. E si può contare sul fatto che siano ignoranti e cretini, che non si chiamino Tito Boeri. Il disprezzo di questi elettori del resto deve essere condiviso anche dal direttore di “Repubblica”: mai egli avrebbe pubblicato questo articolo se avesse temuto che i lettori potessero capirlo. A meno che lui stesso non si sia reso conto delle implicazioni.
Non ce l’abbiamo particolarmente col Pd e con Pierluigi Bersani. Contrariamente ai suoi elettori, e contrariamente anche agli elettori di centro-destra, noi non ci aspettiamo l’onestà dai politici. Magari, a parti invertite, la contro-manovra clownesca l’avrebbe presentata il Pdl. Ma insistiamo sul punto che non ci si deve predicare la moralità, lo spirito di servizio e le cento balle con cui tanti ci rintronano le orecchie.
Rino Formica diceva che la politica è sangue e merda. No. È sangue, merda e soprattutto bugie.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it
28 agosto 2011
(1)http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=13KZ8V

LA “REPUBBLICA” SQUALIFICA IL PDultima modifica: 2011-08-28T09:04:00+02:00da gianni.pardo
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