IL CANCRO DELLA DEMAGOGIA

 

Recentemente Gianfranco Fini, invece di pensare ai trecentomila scheletri che ha nell’armadio, ha irriso a Ballarò la moglie di Bossi, ex insegnante, perché a suo tempo si è messa in pensione a trentanove anni. I leghisti si sono vivamente risentiti e in Parlamento si è quasi arrivati allo scontro fisico. Da una battuta scema si è passati alla solita tragicommedia nazionale.

Molti hanno risposto a Fini che la signora ha lasciato il lavoro ai sensi di una legge vigente in quel momento. Dunque non le si può imputare nulla. In quel caso il delinquente è stato quel Parlamento che ha votato una legge demagogica senza curarsi dell’ingiustizia di caricare, sulle spalle dei contribuenti, il mantenimento di persone che potevano benissimo lavorare ancora a lungo. Per non parlare del danno ai conti dello Stato. Ma, appunto, chi erano questi deputati e questi senatori?

La legge è del 1973 e gli Anni Settanta del secolo scorso sono stati quelli del compromesso storico. Come sa chiunque si interessi di politica, il tempo in cui praticamente tutte le leggi sono state concordate fra il Pci e la maggioranza, in questo caso composta da Psi, Psdi, Pri e Dc, tre partiti di sinistra e uno che “guarda a sinistra”. Infatti, secondo i massimi pensatori politici del tempo (per esempio Aldo Moro) non si poteva tenere fuori dall’area del potere un partito che riceveva i suffragi di un terzo degli italiani, anche se formalmente il Pci doveva rimanere all’opposizione, perché il suo ingresso nel governo avrebbe creato uno sconquasso non solo nell’area Nato ma anche nell’area del Patto di Varsavia. L’Unione Sovietica temeva, come scrive Malgieri(1), che i satelliti avrebbero potuto sognare analoghe e speculari proposte. Il Pci dunque stava all’opposizione ma dall’opposizione co-governava.

La legge di cui parliamo è stata voluta da tutti i partiti italiani dell’ “arco costituzionale”, in particolare dal Pci, e non si è esitato a concedere la pensione alle impiegate pubbliche con figli dopo quindici anni di servizio, e agli impiegati pubblici in generale dopo venti. Con assegni pressoché pari alla retribuzione. Sempre secondo Malgieri(2), qualcuno si rendeva conto della immensa nocività del provvedimento, ma in particolare il Pci non aveva interesse a fare il bene dell’Italia. “In tale perverso gioco, l’opposizione poté perfino compiacersi del ‘tanto peggio, tanto meglio’ dato che, alla fin fine, avrebbe potuto sperare di far ricadere la responsabilità del ‘peggio’ sugli altri, dato che la pubblica opinione, in vasta misura, non si rendeva conto dei legami consociativi occulti”.

Gianfranco Fini dovrebbe dunque prendersela in primo luogo con quel Terzo Polo nel quale è andato ad accasarsi, perché gli ex Dc sono i primi responsabili dello sconquasso. Inoltre dovrebbe prendersela col Pd, che raccoglie gli eredi del Pci e della sinistra Dc. Il peggio del peggio. Mentre sicuramente innocente è la Lega Nord che in quel tempo non esisteva. Prendersela con un singolo cittadino, e con la moglie di Bossi in particolare, è perfettamente stupido. 

Immaginiamo che un miliardario impazzisca e si metta a distribuire a migliaia biglietti da cento euro a tutti quelli che incontra. Ci si può ragionevolmente aspettare che i viandanti rifiutino il regalo con la motivazione che quell’uomo, così facendo, sta sottraendo una parte dell’eredità ai suoi figli? Li si può condannare? È quell’uomo, il pazzo, non loro. 

Stava ai parlamentari non comportarsi come una banda di lanzichenecchi all’assalto dell’Erario. Sono loro che avevano l’elementare dovere di proteggere le finanze dello Stato e di non caricare, col debito pubblico alimentato da leggi del genere, un peso insostenibile sulle spalle delle generazioni future. E se la signora Bossi, una singola professoressa, non si fosse messa in pensione, avrebbe salvato l’Italia? In un mondo in cui si è dovuto attendere il 1992 perché si cominciasse a mettere rimedio alla monumentale stupidità di quella norma? 

La colpa di quell’antica legge come dell’attuale battuta di Fini è dell’irrefrenabile tendenza italiana alla demagogia. Una tendenza di cui abbiamo un altro bell’esempio nella reazione dei partiti e dei sindacati  alle richieste dell’Europa e ai provvedimenti del governo. 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

28 ottobre 2011

(1) http://www.oocities.org/melograni/testiconsociativismo.htm

(2) ibidem.

 
IL CANCRO DELLA DEMAGOGIAultima modifica: 2011-10-28T09:59:07+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL CANCRO DELLA DEMAGOGIA

  1. Nel 1952 fu varata una legge che riconosceva, a chi presentava in quell’anno domanda di contribuzione volontaria, dieci anni di contribuzione ai fini pensionistici. Quindi chi aveva lavorato cinque anni prima o dopo la presentazione della domanda senza versare contributi volontari con quindici anni otteneva la pensione. Ora ce ne vogliono 20, ma la norma è ancora in vigore.
    Con la legge sul divorzio è previsto che, qualora il coniuge passi gli alimenti, alla sua morte alla ex moglie spetta l’assegno di reversibilità. Se il de cuius si è risposato alla ex moglie spetta una parte dell’assegno ma se il de cuius non si è risposato o se la seconda moglie è passata anche lei a miglior vita alla ex moglie viene riconosciuto l’assegno per intero.
    Chi sa nel nostro sistema pensionistico quante incongruenze esistono e quante “elargizioni” vengono fatte.
    Fini dovrebbe documentarsi e verificare quante mogli di politici hanno assegni pensionistici per leggi farlocche.
    Giorni fa andando a prendere mia figlia a scuola, genitori e nonni commentavano negativamente il comportamento della sig.ra Bossi ed elogiavano Fini per aver denunciato la malefatta.

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