I DIBATTITI INSOPPORTABILI

Chi tiene gli occhi aperti rischia lo strano destino di essere a volte in ritardo e a volte in anticipo. Dal momento che seguo l’attualità, mi accorsi fra i primi dell’esistenza del computer: ma quando alcuni cominciarono a parlarne anche per i privati (erano gli Anni Ottanta) mi dissi che a me non serviva. La mia macchina per scrivere, una Olivetti Studio 44 che conservo come una gloriosa reliquia, mi bastava e mi avanzava. Fra l’altro, a detta di tutti, quel computer era costoso e difficile da usare: e allora perché procurarsi un problema? Non feci parte dell’avanguardia.

Poi invece me ne prestarono uno e me ne innamorai. Il progresso, rispetto alla Studio 44, era impressionante. Prima, per elaborare un testo o per spostare un paragrafo, magari ritagliavo la pagina, fino ad avere delle striscioline. Col bel risultato che alla fine, come premio, dovevo ricopiare tutto. E se battendo commettevo un errore, c’era poco da fare, rimaneva lì: non ero disposto a ribattere l’intera pagina. Il computer invece risolveva tutto: si dava l’ordine di stampa solo quando il testo era soddisfacente. Ed io, pur vergognandomi di far parte della retroguardia, di coloro che non avevano capito subito le potenzialità del nuovo mezzo, mi legai ad esso per sempre.

Con mia sorpresa poi scoprii che, mentre mi consideravo un ritardatario, per altri ero un precursore. Uno dei primi che si erano convertiti. E in effetti la valanga del computer si è avuta dopo gli Anni Ottanta. Come si vede, il presto e il tardi a volte sono relativi.

Questo genere di vicenda si è riproposto recentemente a proposito dei dibattiti televisivi. Quando molti anni fa Maurizio Costanzo lanciò “Bontà loro”, in molti seguimmo con passione questo tipo di spettacolo. Finalmente non si offriva più un programma artificiale e preconfezionato, ma una conversazione fra persone reali, che parlavano di argomenti di attualità. Era come se si fosse abbattuto il dislivello fra il palcoscenico e la platea, come se si fosse attuato un pareggiamento per il quale anche noi potessimo sentirci protagonisti dentro quella scatola magica, e i personaggi della scatola magica finalmente si rivelassero esseri umani come noi. La cosa fece valanga. E infatti il talk show, soprattutto quello politico, è divenuto una colonna portante di tutti i palinsesti.  

Ma oggi ho ancora una volta l’occasione di chiedermi se sono in anticipo o in ritardo sui tempi. Perché personalmente, da molto tempo ormai, i dibattiti non li sopporto più. Se ce n’è uno e mi si chiede: “Che c’è stasera, su quel canale?”, rispondo: “Niente”. Come se lo schermo fosse nero. L’idiosincrasia è giunta così lontano che neanche provo a seguirli per cinque minuti. Nemmeno se stanno parlando uno che la pensa come me e un altro che la pensa come me. È la voce umana, l’inciampo. E poi la demagogia, la mancanza di rispetto per la verità, la superficialità, la volgarità espressiva, l’eccesso di passione, le continue, insopportabili interruzioni, la gara a chi parla più forte e più a lungo. Oh, Madonna!

Non fanno per me, questi spettacoli. E così mi chiedo: per i computer non sono stato né fra gli ultimi né fra i primi. Vuoi vedere che sarò fra i primi per i talk show? Non fra i primi come spettatore – in centinaia di migliaia abbiamo seguito immediatamente questo genere di spettacoli – ma fra i primi che li abbandonano per sempre. 

Quante sono le persone che ne sono tanto mortalmente stanche da preferire a qualunque conversazione politica (o, peggio ancora, a qualunque stupido dibattito su un delitto di moda) un documentario sugli orsi polari o la replica di un poliziesco americano, perfino se ne ricordano la trama? Mi piacerebbe voltarmi indietro e vedere quanti mi seguono. Non per capeggiare il gruppo – capeggiare è un verbo che non fa per me – solo per consolarmi. Per poter dire che non sono il solo che non ne può più, non sono il solo ad avere cattivo carattere, non sono il solo ad avere questi accessi di misantropia e di orrore della parola umana. 

Allora, c’è qualcuno?

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

5 novembre 2011

I DIBATTITI INSOPPORTABILIultima modifica: 2011-11-05T10:54:00+01:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “I DIBATTITI INSOPPORTABILI

  1. Io i polizieschi magari no, ma certo i documentari sugli orsi polari, o scimmie cappuccine o pesci ciechi albini appena scoperti nella tal grotta a chisadove che siano (e di cui ricordo la trama!), li antepongo a tutto. Anche quelli a carattere storico, per quanto in misura minore richiedendo questi maggiore attenzione. Da sempre per lo più.
    I dibbattiti (la doppia b è d’uopo) ho smesso di seguirli da tempo e comunque sono ormai inguardabili. Troppa cattiveria, troppa faziosità, troppa, troppa, troppa stupidità fatta passare per essenziale prerequisito ad avere la parola (sia mai che qualche volta si dica una cosa sensata – nemmeno sperando in pacatezza e rispetto reciproco).
    E comunque, lo sa meglio di me, da tempo si parla di una cosa sola. Inguardabili.

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  2. Ci sono caro Gianni, anch’io sono arrivata al limite della sopportazione.
    Non sopporto più i dibattiti politici, non sopporto più questa televisione becera e volgare, non sopporto più i soliti triti e stantii discorsi sia da una parte che dall’altra, non sopporto più!
    Ho una vera e propria nausea quando sento parlare questi politici che non ci rappresentano più che sono anni luce distanti dalla gente normale, come se fossero su un altro pianeta (addirittura mi sembra non sappiano nemmeno quanto costa oggi la benzina al litro), che blaterano a tutto spiano di fare quel che fanno solo per l’interesse del paese. NO, NON NE POSSO PIU!

  3. Caro Gianni Pardo,

    lei non e’ solo. Anche io che ho 61 anni suonati ho comprato il mio primo computer all’inizio degli anni ’80, e in seguito ne ho fatto una professione.
    Chi non ne puo’ piu’ potrebbe:
    1) Se possibile, scappare dall’Italia (lo so, per molti non e’ desiderabile o non e’ assolutamente praticabile).
    2) Arroccarsi in zona sperduta e senza televisore (lo so, anche volendo pochi ne hanno la possibilita’).
    3) Staccare l’antenna e guardare solo piu’ DVD o streaming con Kojak, Missione Impossibile, Star Trek, Happy Days, Benny Hill, CSI Miami ecc. e leggere notizie solo su Internet. Sul blog di Gianni Pardo, per esempio, e raramente su qualche pezzo di carta stampata periodica. Questo dovrebbe essere ancora possibile per tutti, e regalare una certa pace del cuore in attesa di qualche cosa di concreto da decidere e da mettere in pratica per migliorare le nostre vite.

  4. Eccomi, mi unisco alla lista.
    Aggiungo che a mio modo mi son sentito un precursore tra conoscenti ed amici, perché compresi prima di loro le potenzialità di socializzazione della rete. Era il tempo dei newsgroup e dei forum.
    Oggi costoro, quelli che una volta: “ma che stai a fare su Internet?” si ritrovano a 40/50 anni, come ragazzini, su Facebook.

  5. Premetto che ho 81 anni suonati. Sono in sintonia con lei al 90 x cento su quasi tutti gli argomenti che lei tratta. Ho conosciuto il computer, il famoso VIC 20,nel 1982 su consiglio di una studente di ingegneria elettronica che si pagava gli studi facendo il venditore per un magazzino di alimentari.
    A qualche mese dalla laurea a pieni voti tre ditte di livello nazionale lo invitavano ad un colloquio.
    Dopo qualche mese di pigiamenti su quei grossi e comodissimi tasti, parlando sempre con questo allora studente, mi venne di buttare giù una frase che ancora oggi non mi spiego: MA QUESTA SARÁ LA SECONDA RUOTA DELL’UMNITÁ!
    Questo, allora studente, non mi disse di no ma neanche assentì.
    Ci siamo rivisti poi molto spesso e altrettanto spesso gli ho rammentato
    questa mia uscita quasi involontaria. Ho sempre notato un certo suo imbarazzo.

    PS. Questo VIC 20 è tutt’ora esposto in un negozio d’informatica con la scritta: QUESTO ARTICOLO NON È IN VENDITA.
    Conservo anche una modestissima e praticissima LETTERA 22 in custodia originale

  6. Caro Gianni, mi vanto sempre di aver capito subito la potenzialità del computer.
    Per il resto ho poco di cui vantarmi, ma questo lo rivendico con orgoglio.
    Nel 1980 ho costruito il mio primo PC (64 mega ram) seguendo le dispense di “Nuova Elettronica”, gli ho costruito una scatola (oggi si dice il “case”) di legno e l’ho usato per la contabilità della mia piccola azienda artigiana per alcuni anni.
    Non sono stato, invece, un precursore nel capire la futilità dei dibattiti soprattutto politici in tv, ma da un po’ tempo non li posso più sentire. E ad aprirmi gli occhi è servita molto la lettura di questo blog.

  7. Tanto di cappello! Io rimpiango tanto di non saper mettere le mani (se non rischiando l’osso del collo) nel motore della mia auto e all’interno del mio computer. Ogni volta che mi devo rivolgere al competente è per me una sconfitta. Meno male che non è l’unica.

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