MENTANA, PRIMADONNA BIS

Le qualità professionali di Enrico Mentana non sono in discussione. Potrebbe anche essere il migliore dei giornalisti, questo non toglierebbe il diritto di considerare con severità alcuni suoi comportamenti. Il peggio di sé lo dette nel 2009, quando, ritenendosi offeso per una decisione di Canale 5, prima si dimise, poi, a dimissioni accettate, parlò di licenziamento, protestò, progettò un’azione legale per ottenere il reintegro e volle farsi considerare una vittima dall’intera Italia. In effetti una vittima lo era: di se stesso. La figura che fece in quell’occasione rimase indimenticabile. Ma chi ha avuto torto una volta potrebbe avere ragione un’altra volta. 

Mentana non è alieno dal prendere cappello e dal far finta di ritirarsi irato sotto la sua tenda: ma stavolta ha ragione Creonte o ha ragione Antigone? Più chiaramente: deve prevalere la legge o deve prevalere la giustizia?

Mentana è stato denunciato alla magistratura ordinaria per comportamento antisindacale. Ora, ammesso che ci sia una norma di legge che impone ai telegiornali di leggere i comunicati sindacali; ammesso che questa norma sia fornita di sanzione; ammesso che Mentana si sia rifiutato di leggere quel comunicato, si è verificato il famoso sillogismo giudiziario: premessa maggiore, la legge impone qualcosa; premessa minore, Mentana ha disobbedito: conclusione, Mentana è colpevole. Ma il giornalista ha buone ragioni, dalla sua? In campo giuridico la giustizia non vale niente, se va contro la legge, ma sarà pur lecito prendere posizione.

L’Italia è uno strano Paese in cui una lobby che sia abbastanza potente può imporre qualunque cosa. Mario Monti fa piegare la testa a Pdl e Pd, ma non ai tassisti. E i sindacati in questo campo sono degli assoluti campioni. Maneggiano milioni e milioni di euro di contributi dei lavoratori ma non presentano bilanci. Hanno centinaia di sedi ma non risulta (salvo errori) che abbiano mai pagato l’Ici. Anni fa nei giornali radio si cominciò ad annunciare tutti i giorni: “Notizie sindacali”. E giù informazioni di cui non importava niente a nessuno. Ma era stato imposto di parlare dei sindacati, che ci fosse qualcosa da dire o no. Un’altra prodezza è ancora in vigore: se un giornalista fa un servizio, alla fine ha l’obbligo sacramentale di dire anche il nome di chi ha fornito la “collaborazione tecnica”. Come se sul palco, alla fine del concerto, accanto al pianista, per ricevere gli applausi, dovesse inchinarsi anche l’accordatore del pianoforte.

Radio e televisione considerano il microfono cosa loro. Lo si vede quando muore uno dei giornalisti e i colleghi ne parlano con tono compunto, senza pensare che il pubblico magari non sa chi fosse. I sindacati addirittura considerano radio e televisione come bacheche personali. Mentana ha protestato dicendo che lui non è un dipendente dei sindacati, che non legge nemmeno i testi della Telecom, sua datrice di lavoro e che il suo mestiere è quello di dare notizie. Ma ha sbagliato. In Italia siamo tutti dipendenti dei sindacati. Viaggiamo, leggiamo il giornale, troviamo gli uffici aperti solo se loro non decidono di far sciopero, magari senza preavviso. Una volta il codice penale sanzionava molto severamente i blocchi stradali, poi, visto che non si osava punire gli scioperanti, il Parlamento ha preferito obbedire ai sindacati, abrogando la legge. 

Per questi abusi la protesta di Mentana è sacrosanta, ma è gridata dalla persona sbagliata. Siamo sicuri che non sia una nuova sceneggiata? Siamo sicuri che non si stia limitando alla mossa? Per cominciare, ammaestrato dall’esperienza precedente, le dimissioni le ha solo annunciate, non presentate. E parla già di ritirarle. Invece un uomo di parola conosce un solo tipo di dimissioni: irrevocabili. Proprio per non permettere il sospetto che stia giocando alla primadonna capricciosa e suscettibile che un mazzo d’orchidee riuscirà sempre ad ammansire.

Peccato. Forse “Mitraglia” conta di fare molto rumore senza pagare pegno. Forse vuole soltanto imporre la sua personalità: “La regola vale per tutti ma non per me. Avete dimenticato chi sono?” Forse si capisce perché Canale 5 abbia a suo tempo accettato con entusiasmo le sue dimissioni. E forse anche stavolta Mentana scenderà un gradino nella sua credibilità di essere umano.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

15 dicembre 2011

 
MENTANA, PRIMADONNA BISultima modifica: 2011-12-15T10:48:20+01:00da gianni.pardo
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