IL COLPEVOLE MORALE DELLA CRISI

Se si è in disaccordo col vicino di casa, tutto è normale. Se si è in disaccordo col governo, bisogna andarci cauti: il consiglio dei ministri non è un’accolita di imbecilli. Se infine si è in disaccordo con i principali governi europei e non si vuole perdere tempo, tanto vale dichiarare che si ha torto. Eppure, a sentirli parlare di austerità, di tirare la cinghia, di pagare più tasse e di consumare di meno, qualche dubbio rimane. 

Si può facilmente concedere che le nostre società non abbiano i conti in ordine e si comprende che i governi abbiano tendenza a rispondere invitando i cittadini all’austerità. Sembra dicano: “Prima avete speso quello che non avevate guadagnato e ora dovete spendere meno e ripianare i debiti”. Un Paese come l’Italia, per concedere ai suoi cittadini ogni sorta di provvidenza o liberalità,  ha accumulato un debito pubblico stratosferico, di cui a momenti non è più in grado di pagare nemmeno gli interessi, e dunque quelli che hanno goduto delle vacche grasse è giusto che ora soffrano delle vacche magre. Sull’Italia imperversa il vento del più gelido quaresimale, e invece non è detto che lo meritiamo. 

L’affermazione sarebbe valida se gli italiani avessero potuto decidere. Il maggiorenne che ha contratto un debito è giusto che lo paghi. Poteva infatti chiedere o non chiedere quel denaro e la controparte era libera di concederglielo o no. Al contrario, nei confronti dello Stato, i cittadini si trovano in condizione di sudditanza. Il governo ha il diritto di esigere da loro tasse e imposte (e di stabilirne l’ammontare) ma ha il dovere di proteggerli, perfino dalle loro follie. Lo schema è quello del rapporto padre-figli. Se questi chiedono abiti firmati, viaggi all’estero, automobili sportive e il padre, pur di farli contenti, si indebita e magari fallisce, di chi è la colpa, dei figli o del padre?

Per proseguire nel parallelo, in Italia il governo-padre è stato debole (se non demente) e ora i figli che andavano in giro col coupé rischiano di essere buttati fuori di casa e di non sapere dove andare. Né possono chiedere al governo di ripianare i debiti, perché di suo non ha un euro. E allora?

Allora è chiaro che i cittadini devono rassegnarsi a subire le conseguenze degli anni folli. Ma lo Stato non può avere l’atteggiamento vindice che oggi si nota in parecchi membri dell’esecutivo Monti. Non è vero che gli italiani si sono comportati da discoli e non è giusto che ora soffrano. Dovrebbero soffrire quelli che li hanno buttati sul lastrico, col debito pubblico. E se non è possibile costringerli a riparare il mal fatto, che almeno il governo non si atteggi a moralizzatore e punitore. 

Né vale dire che la responsabilità risale ad altri esecutivi, magari lontani nel tempo. Come il Paese è tenuto a rispettare i trattati internazionali stipulati da governi non più in carica, ogni governo in quanto istituzione  deve sentire la responsabilità del passato. Il Primo Ministro dovrebbe dire: “Personalmente non ho nessuna colpa della situazione attuale, ma vi chiedo lo stesso scusa. È infatti per il comportamento imperdonabile di noi governanti che voi governati siete chiamati a pagare per colpe non vostre”.

Non cambierebbe molto, nella sostanza. Ma ci si risparmierebbe la rabbia che può provocare un autista di autobus che rimprovera i suoi cinquanta passeggeri perché lui ha sbagliato strada e ora l’autobus arriverà in ritardo.

Gli italiani del resto non hanno goduto di chissà quale bonanza. Lo Stato opera infatti a costi stratosferici e beneficiando innanzi tutto chi è capace di avvicinarsi alla greppia politica. Le persone di buon senso avrebbero il diritto di rimproverargli di avere dato poco, per quello che ha preso (a prestito). E di avere sperperato più di quanto non abbia costruito. Non è da Palazzo Chigi che siamo disposti ad accettare lezioni di buona amministrazione.

Che soffriamo economicamente è inevitabile, ma moralmente è bene che lo Stato ci lasci in pace. Non sono tutti morti i politici che hanno fatto parte del Parlamento e del governo negli anni dal 1970 in poi. Comincino loro, a chiedere scusa. E se si battessero il petto come dovrebbero, il frastuono sarebbe assordante.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

12 gennaio 2012

 
IL COLPEVOLE MORALE DELLA CRISIultima modifica: 2012-01-12T10:48:00+01:00da gianni.pardo
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