PARTITI SCREDITATI, NESSUNA ALTERNATIVA

Come spesso avviene, l’ultimo articolo di Galli Della Loggia sul Corriere della Sera (“Una maturità da ritrovare”), prezioso dal lato della diagnosi, è carente dal lato delle prospettive.

Si sostiene che la credibilità dei partiti è oggi vicina allo zero perché, in un momento di crisi, non loro, ma dei terzi sono stati chiamati a gestire la cosa pubblica. Malgrado ciò essi non procedono a nessuna seria riflessione autocritica. Non capiscono che dovrebbero riformare la legge elettorale e la Costituzione. Dovrebbero impedire che si prosegua nella situazione attuale in cui si osserva il prevalere di una “corporativizzazione” del Paese, come la chiama lui, con parola impronunciabile: cioè il prevalere di “gruppi professionali, di sindacati, di gruppi d’interesse” che “si sono impadroniti di fatto di una parte significativa del processo legislativo piegandolo ai propri voleri”. Bisogna veramente mettere rimedio a tutto questo. Fin qui il politologo.

La prima tentazione, letto l’articolo, è quella di lasciarsi andare a uno sconfortato pessimismo. A che scopo dire al malato che deve guarire del suo male inguaribile? I partiti potrebbero sfidare Galli Della Loggia a spiegare come realizzare ciò che consiglia. Ché se poi si constatasse che l’impresa è impossibile, sia lui sia tutti dovrebbero rinunciare a rimproverare i partiti per le loro supposte inadempienze.

La situazione attuale dell’Italia è drammatica perché raccogliamo fino alla feccia i frutti della mentalità imperante. In primo luogo delle illusioni politico-economiche degli italiani che si attendono tutto dallo Stato Provvidenza. Essi credono facilmente a Babbo Natale e i partiti, in passato ancor più di oggi, li hanno confermati in questa idea: l’immenso debito pubblico è una delle tante conseguenze di questa utopia e del gioco allo sfascio del Pci. 

Inoltre abbiamo una Costituzione comunistoide, utopica e demagogica, che incoraggia i nostri difetti. Nata per lottare contro un fascismo defunto, ha di fatto lottato efficacemente contro la governabilità e la parola “decisionismo” è divenuta indecente. Come proporre le riforme? Chi decide è un eversore.

Ad aggravare tutto ci sono immarcescibili miti collettivi. La Costituzione è perfetta e chi vorrebbe cambiarla lo fa per gli scopi più biechi. I magistrati sono l’incarnazione terrena della giustizia divina. Chi propone di regolare ragionevolmente il lavoro o i sindacati è un nemico del popolo. E soprattutto chi è razionale e tiene conto della Tavola Pitagorica è insensibile ai Sacri Valori. 

I partiti, secondo Galli Della Loggia, dovrebbero mettere rimedio a tutto questo, ma egli dimentica che essi hanno successo solo se alimentano e sfruttano questi miti collettivi. È vero, ora si ritrovano invischiati nello loro propria rete e nel momento del bisogno non possono rinnegare ciò che hanno predicato per decenni, ma contro un Pdl che avesse voluto cambiare l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori il Pd avrebbe comunque lottato a morte, fino a minacciare la rivoluzione. E il Pdl avrebbe lottato a morte contro un Pd che avesse voluto reintrodurre e maggiorare l’Ici. Lo stesso vale per la Costituzione, i magistrati, i sindacati, le ferrovie e tutte le cose che non vanno. Quale esecutivo mai, di centro-destra o di centro-sinistra, potrebbe permettersi di dire, rispetto alla riforma delle leggi sul lavoro, “meglio se con l’accordo dei sindacati, diversamente si andrà avanti da soli”?

I miti collettivi del Paese, divenuti dogma, sono divenuti così possenti da condizionare i partiti e da spingerli ad un antagonismo tanto sterile quanto feroce. Se dopo la parentesi Monti uno di essi facesse marcia indietro rispetto a queste posizioni oltranziste, gli altri ne approfitterebbero solo per dargli addosso, non per fare marcia indietro essi stessi. La Stella Polare della politica italiana è la più miope demagogia a breve termine. 

Quasi tre generazioni di italiani sono state educate a pensare che certi pregiudizi sono irrinunciabili. Qualunque riforma non solo danneggia qualcuno ma, quel ch’è peggio, favorisce qualcun altro: cosa insopportabile. Se una personalità emerge e vuole governare, che si chiami Craxi o Berlusconi, anathema sit, che sia maledetta. 

Per guarire da questa sindrome non è sufficiente una nuova legge elettorale. Non è sufficiente “imparare la lezione” di questi mesi di crisi. Perfino un rinnovamento della Costituzione sarebbe insufficiente. Si tratta di cambiare mentalità. E dovrebbero cambiarla non solo i partiti, ma l’intera Italia. Il che corrisponde a dire che è meglio non sperarci. 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

7 febbraio 2012

 

http://www.corriere.it/editoriali/12_febbraio_06/della-loggia-maturita-da-ritrovare_efafd056-5088-11e1-aa9f-fca1e0292c07.shtml

PARTITI SCREDITATI, NESSUNA ALTERNATIVAultima modifica: 2012-02-07T09:48:00+01:00da gianni.pardo
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