iL MATRIMONIO ETERO ED OMOSESSUALE

La società in generale nasce dall’utilità dello stare insieme ai fini della sopravvivenza della specie. I canidi per esempio formano piccole “tribù”, e cacciano in gruppo, aumentando di molto le loro possibilità di predazione. La famiglia invece – di cui si hanno esempi anche fra i mammiferi e gli uccelli – nasce dall’esigenza di affrontare cure parentali gravose, tanto che di esse devono occuparsi sia la femmina sia il maschio.

Il fenomeno è particolarmente evidente nella specie umana dove le cure parentali sono molto prolungate nel tempo. Il figlio infatti non è in grado di riprodursi e procacciarsi il cibo per almeno 12-14 anni. Per giunta, nel momento in cui può emanciparsi possono essere nati fratelli e sorelle: sicché la madre deve occuparsi dei nuovi nati, per anni ancora. Il risultato è una sorta di “specializzazione”. La donna, pur contribuendo nella misura del possibile al procacciamento del cibo, si occupa soprattutto dei figli; l’uomo, pur contribuendo (poco) alla cura dei figli, si occupa soprattutto del procacciamento dei beni necessari alla famiglia.

Questo schema non è dimostrato dall’etimologia delle parole “matrimonio” e “patrimonio” (come crede “Wikipedia”) ma è vero che “matrimonio” fa pensare a rapporti affettivi, mentre “patrimonio” è un concetto economico.

La famiglia è un  istituto più o meno universale e più o meno costante sin dalla remota antichità. E altrettanto universale e costante è la preoccupazione del maschio di non spendere le proprie energie per la sopravvivenza dei geni di un altro uomo. La morale ha dunque imposto alla donna di non accoppiarsi con altri uomini, e all’uomo – anche se meno severamente – di non andare con altre donne, per non disperdere le proprie energie in più di un gruppo familiare.

Ciò ha indotto a rendere nota a tutti l’unione della coppia, per legalizzarla e nel contempo avvertire i terzi del dovere di non interferire. Il matrimonio, pressoché dovunque, è infatti caratterizzato dalla pubblicità che può dare una grande cerimonia e una grande festa.

Ma il problema della paternità non è stato risolto. I romani, pragmatici, constatato che “mater semper certa est, pater numquam (la madre è sempre sicura, il padre mai), se la cavarono col semplice principio: “Pater is est, quem iustae nuptiae demonstrant”: il padre è colui che è indicato dalle giuste nozze. In altre parole, si è padri dei figli della propria moglie. 

Oggi parecchie cose sono cambiate. Esiste l’esame del Dna, molte donne lavorano e potrebbero occuparsi economicamente dei figli anche da sole ma la specie umana non cambia mentalità velocemente e in questo campo potrebbe dirsi che il passato è ancora presente.

Se il matrimonio deriva dalla necessità del mutuo sostegno nelle cure parentali, è chiaro che ogni matrimonio senza figli – per scelta o per necessità – non è un vero matrimonio. E un’unione caratterizzata dall’essere la più importante nella vita e dal fatto che gli interessati vivono sotto lo stesso tetto. Essa può aversi fra una coppia di amanti, di amici o di amiche. Costoro non hanno il problema delle cure parentali e non hanno il problema della sopravvivenza dei geni del maschio. Dunque non si vede perché dovrebbero annunciare all’intera comunità che formano una coppia e che gli altri devono astenersi dall’interferire (sessualmente) nella loro vita. 

Se il matrimonio si giustifica solo fra esseri umani di sesso diverso che intendono avere dei figli, la conclusione ulteriore è che bisognerebbe negare il matrimonio non solo agli omosessuali, ma anche alle coppie che non vogliono o non possono averne. E non è strano che la Chiesa dichiari nullo il matrimonio contratto col patto di non avere figli (esclusione del “bonum matrimonii”).

Del tutto diverso è il punto di vista economico-giuridico. Nulla impedisce che una coppia mono o eterosessuale stipuli un patto nel quale siano specificati reciproci diritti e doveri, per esempio la reversibilità della pensione o del contratto di locazione sul membro superstite, e tutte le altre statuizioni lecite che si potrebbero desiderare. E a questo punto rimarrebbe da stabilire solo il nome da dare al negozio giuridico. Basterebbe anche una sigla o un nome di fantasia e nessuno impedirebbe alle coppie di fare tutte le feste che vogliono. Un omosessuale potrebbe perfino vestirsi da donna, col rituale abito bianco con lo strascico. Gli affari dei privati non riguardano né lo Stato né i terzi.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

17 marzo 2012

 
iL MATRIMONIO ETERO ED OMOSESSUALEultima modifica: 2012-03-18T09:20:00+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo