MARIO MONTI È LA CAUSA DELLA RECESSIONE

Mario Monti: “Si dice che con le nostre decisioni abbiamo contribuito ad aggravare la congiuntura. Certo solo uno stolto può pensare che sia possibile incidere in elementi strutturali che pesano da decenni senza provocare nel breve periodo un rallentamento dovuto al calo della domanda. Solo in questo modo si può avere la speranza di avere più in là un risanamento”. 

Il Primo Ministro non è uno stolto. L’ammissione della recessione, pure aritmeticamente evidentissima, non è da tutti. Per esempio non si ricorda che l’abbia constatata Pierferdinando Casini. Ma a Monti va ricordato che, mentre la recessione non possiamo negarla, perché in atto, non è evidente che una qualunque altra politica sarebbe stata anche peggiore. Dunque si ha diritto allo scetticismo. E con questo ci si dimostra più benevoli di quanto lui si dimostrò nei confronti di Silvio Berlusconi quando, nell’ottobre del 2011, scrisse(1) che “le principali responsabilità di questa situazione vengono attribuite al governo italiano in carica da tre anni e mezzo”, cioè da quando Berlusconi aveva vinto le elezioni. Mentre ora parla di “elementi strutturali che pesano da decenni”. Allora, tre anni e mezzo o decenni? In quell’occasione scrisse anche che “la permanenza in carica dell’attuale presidente del Consiglio viene vista da molti come una circostanza ormai incompatibile con un’attività di governo adeguata, per intensità e credibilità, a sventare il rischio di crisi finanziaria e a creare una prospettiva di crescita”. Dunque un altro Presidente del Consiglio la crisi finanziaria l’avrebbe evitata e le prospettive di crescita le avrebbe create. Ora il nuovo Presidente è lui: l’ha forse evitata, la crisi finanziaria? Ha realizzato la crescita? 

Bisogna tuttavia riconoscere che i guai attuali dipendono da un modello di società che gli italiani non vogliono cambiare. In Sicilia c’è disoccupazione ed ecco che  il governo regionale assume oltre ventimila forestali, mentre l’immenso Canada pare ne abbia cinquemila. Le vertenze del Sulcis e dell’Alcoa confermano che tutti sono convinti che lo Stato abbia non solo il diritto ma addirittura il dovere di agire in maniera dissennata, finanziando gestioni deficitarie. In Italia l’economia è sempre stata considerata come un inciampo “ragionieristico” sul cammino che conduce verso il sol dell’avvenire.

Ai dipendenti si sono concessi vantaggi economici e giuridici tali che gli stranieri non si azzardano ad investire da noi. Si è permesso l’assenteismo nella Pubblica Amministrazione. Sono stati concessi sussidi di invalidità anche a falsi storpi e a falsi ciechi. Poco importa che noi abbiamo un numero di magistrati più o meno pari di quello della Francia. Importa che se da noi qualcuno si azzarda a usare la parola “produttività” viene crocifisso sull’altare dell’indipendenza della magistratura. E allora teniamoci una giustizia che condanna al carcere una professoressa che ha fatto scrivere a un bulletto “sono un deficiente”. E nel frattempo si è creduto che i contribuenti avessero le tasche sempre piene di soldi, come il pozzo di San Patrizio, fino ad una pressione fiscale castrante. Si è agito per decenni senza tener conto né della legge, né dell’economia, né del buon senso e si sono ripianati i buchi facendo debiti. 

Purtroppo questo ha scombinato i parametri mentali di tutti. In tutte le direzioni gli italiani sono divenuti vacche sacre. Ora i nodi hanno cominciato a venire al pettine e l’Italia non può essere salvata perché ognuno si aggrappa disperatamente al proprio vantaggio, legittimo o illegittimo che sia. Inoltre, i governanti non riescono a diagnosticare la malattia della nazione se persino chi è tanto competente in economia da essere professore, tanto autorevole da essere Rettore, e tanto superiormente dotato da essere rettore non di un’Università qualunque ma della Bocconi, manca ancora talmente di buon senso da essere capace di attribuire ad un uomo soltanto i mali dell’Italia.

Fra l’altro Mario Monti si vanta di qualcosa che non ha fatto. Non è vero che questo governo abbia seriamente inciso sugli “elementi strutturali”: si pensi alle leggi sul lavoro. Come non è vero che: “Solo in questo modo si può avere la speranza di avere più in là un risanamento”. Per salvare veramente l’Italia non bisognava aumentare le tasse e spingere la gente a tirare la cinghia, bisognava macellare le vacche sacre. I partiti non gliel’avrebbero consentito? E sia. Ma allora non si dica che la sua era l’unica soluzione e che la recessione ci guarirà.

Monti meriterebbe che gli si desse il torto dell’attuale situazione. Ma per quanto si possa amare rimbeccare qualcuno che ha detto una sciocchezza, bisogna amare innanzi tutto la verità: e la verità è che Monti è innocente. Quasi quanto Berlusconi, che certo non aveva l’appoggio del Pd.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

11 settembre 2012

http://www.corriere.it/editoriali/11_ottobre_16/monti-false-illusioni-sgradevoli-realta_068269c4-f7bf-11e0-8d07-8d98f96385a3.shtml

 
MARIO MONTI È LA CAUSA DELLA RECESSIONEultima modifica: 2012-09-12T06:41:24+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “MARIO MONTI È LA CAUSA DELLA RECESSIONE

  1. “bisognava macellare le vacche sacre” Penso che il nocciolo per la risoluzione dei principali problemi italiani sia in questa Sua frase. Abbiamo bisogno non tanto di personaggi colti o con tantissime belle idee, ma di LEONI che prendano delle decisioni anche a scapito delle “vacche sacre”

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