IL PENSIERO SOMMARIO DI RENZI

 

In passato Matteo Renzi ha meritato molte critiche: in particolare per lo stile e per il rischio di essere uno sbruffone. Costui (Devoto-Oli) “si vanta, con aria di sufficienza e noncuranza, di capacità, qualità o possibilità per lo più immaginarie”. Dunque la prima ragione per sospettare di qualcuno è l’apparente contrasto fra l’ampiezza dei sui piani e le forze di cui si suppone disponga. E tuttavia, se poi il soggetto comincia a realizzare qualcuno dei suoi progetti, è necessario rivedere il giudizio. Chi si vantasse di poter rivoluzionare,  praticamente da solo, l’Impero più esteso del mondo, sarebbe un pazzo. Ma se quell’uomo si chiamasse Vladimir Ulianov, e se passasse alla storia col nome di Lenin, avremmo davanti il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.

Nessuno dice che Renzi abbia la stoffa di un Lenin. E neppure si può sostenere – almeno fino ad ora – che abbia compiuto grandi, storiche imprese. Epperò in un’Italia immobile fino alla paralisi, conformista fino all’ottusità – oppure parolaia, protestataria e inconsistente come il M5S – l’apparizione di qualcuno che sembra vivo fa scalpore. Sbalordisce e suscita speranze. Fra i nani, chi raggiunge il metro e mezzo sovrasta tutti.

I nostri uomini politici non sono dei nani, intellettualmente. Come a Bisanzio, i migliori di loro hanno conoscenze storiche, economiche, amministrative che ne fanno le menti più acute del Paese. Come mai sono spiazzati da un giovanotto venuto da Firenze che si comporta come un cane in un gioco di birilli e che invece di essere cacciato via a calci a poco a poco si sta trasformando nel padrone dei padroni dei birilli?

La prima spiegazione è la stessa che a suo tempo fu data per Berlusconi e ancora recentemente per Grillo: la qualità del suo linguaggio. Qualcosa che i politici anglosassoni sanno da sempre. Parlando non bisogna impressionare i colleghi con la profondità delle proprie riflessioni e l’altezza del proprio eloquio, bisogna farsi capire dagli ignoranti che domani voteranno. Renzi tuttavia è più vicino a Berlusconi che a Grillo, perché quest’ultimo a forza di parolacce si è fatto capire da tutti, soprattutto  dagli analfabeti, ma poi non ha saputo proporre nulla di serio. E rischia di sgonfiarsi. Berlusconi ha fatto molto di più, ma era “antropologicamente inferiore” perché non di sinistra, Renzi invece ha tutte le briscole in mano, da questo punto di vista. Soprattutto è riuscito a divenire Segretario del suo partito salendo sulle spalle della gente comune, e malgrado il parere dei maggiorenti del suo partito: a loro non deve nulla e non perde occasione di ricordarglielo.

Una seconda caratteristica del grande politico è il coraggio, qualità che condivide col Cavaliere, il quale ne è tuttavia il campione. La maggior parte delle persone non gioca il sicuro per l’incerto, non rischia di mettersi contro i potenti, non accetta la possibilità della sconfitta. Chi vuole molto rischia molto. E Renzi, proprio in questi giorni, dice: “Io mi gioco tutto”.

Ed arriviamo infine al “pensiero sommario”, qualcosa che molti considereranno un difetto e che tuttavia è una qualità fondamentale dello statista. Il modo più semplice di illustrare il concetto è mostrare il suo contrario, la vicenda della legge elettorale fino a ieri. Mentre tutti si accordavano a sputare (anche troppo) sulla “legge Calderoli”, poi non si accordavano su nient’altro: perché ogni legge elettorale è imperfetta – come ripetuto infinte volte in questa sede – e perché nessuno voleva cedere una minima parte del proprio terreno. Per giunta, dopo la sentenza della Consulta, molti a torto si sono sentiti limitati dalle indicazioni di quel verdetto. E dunque, cercando la legge ideale che accontentasse tutti, si è perso tempo per mesi e per anni, senza cavare un ragno dal buco. Invece il politico superiore,  che si sa sostenuto dal popolo e che ha coraggio, mostra qui la qualità che lo rende diverso: non si imbarca nelle sottigliezze bizantine dei professori e sceglie una formula non perfetta ma “abbastanza buona”, e l’impone con un colpo di spada. E se in ciò il sindaco è stato aiutato da Berlusconi è perché anche Berlusconi è un condottiero. Probabilmente la legge ora proposta non piace al cento per cento a nessuno dei due ma – ecco perché sono diversi dagli altri – essi sanno anche che se aspettassero la soluzione ideale poi non andrebbero da nessuna parte. Ecco perché le critiche sapienti e i sottili distinguo dei commentatori sono fuori tema.

Ciò spiega al passaggio perché Renzi si è rivolto a Berlusconi e non ai maggiorenti di Forza Italia: gli altri sono soltanto dei politici, Renzi, se le sue qualità si confermeranno, dimostrerà di essere un condottiero ed ha parlato con l’unico di cui spera di dimostrarsi un collega, Berlusconi.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

21 gennaio 2014

IL PENSIERO SOMMARIO DI RENZIultima modifica: 2014-01-21T10:59:06+01:00da gianni.pardo
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