VORREMMO GRILLO DITTATORE

 

Verifica pratica della politologia da bar

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Per giungere a certe conclusioni logiche l’uomo razionale non ha bisogno dell’esperienza. Le persone semplici invece imparano soltanto dai fatti. Sempre che non siano lontani nel tempo. Quando non c’è stata una guerra da parecchi anni e un Paese si entusiasma all’idea di una conquista o di una vendetta, i giovani si presentano volontari e partono cantando. E nessuno ascolta chi predica la pace. Quando viceversa il massacro è recente, tutti sono pacifisti. Diviene impresa peggio che ardua auspicare non la guerra, ma gli stessi armamenti per evitarla. Con le conseguenze viste nel 1940.

Anche in politica ci sono regole “logiche”. Dal momento che le risorse sono limitate e non si può avere tutto ciò che si vorrebbe, l’attività specifica del Parlamento è quella di decidere se fare una cosa o farne un’altra. Anche se ambedue sarebbero opportune. Il popolo invece crede che si tratti di scegliere fra una cosa giusta e una cosa sbagliata: tanto che basterebbe lasciare la decisione a un “tecnico”. Mettiamo un medico a capo del Ministero della Sanità e un ingegnere a capo del Ministero dei Lavori Pubblici. Illusione perniciosa. L’ingegnere è qualificato per progettare un’opera, non per stabilire quale realizzare. L’interpretazione di ciò che è utile al Paese e di ciò che i cittadini desiderano di più è atto squisitamente politico, chiunque lo decida. Semplice e chiaro. E tuttavia il popolo continua a sognare i tecnici al governo e i politici in galera. Nessuna argomentazione contraria lo convince.

Per la verità, il caso ha voluto che l’Italia, a partire dalla fine del 2012, avesse finalmente un “governo dei tecnici”: ed esso ha lasciato un tale ricordo di sé che, almeno per qualche tempo, il popolo è stato vaccinato contro questa ubbia. E infatti nessuno più ne parla.

Accanto a questo sogno (che ritornerà, non c’è da dubitarne) ci sono quelli del “governo degli onesti” o, addirittura, dell’anarchia. Si dimentica che già Aristotele ha notato come essa conduca alla dittatura e tuttavia oggi è in auge quella sua forma attenuata che è l’odio delle istituzioni, della casta, dell’establishment, insomma, ancora una volta, dei politici. E si arriva ad un assunto ancor più azzardato: il governo dei “non competenti”. Non più qualcuno che ha esperienza di guida del Paese (perché se così fosse sarebbe già un politico); né qualcuno che ha competenza tecnica, dal momento che ne siamo ancora scottati; forse neppure persone anziane, perché esse si sono conformate al vecchio andazzo e sono incapaci di reazione. Il ritratto finale è quello di un gruppo di giovanotti e ragazze che non sanno niente di niente, che hanno come merito la propria inesperienza e il fatto di non essere dei politici. Un’idea di una stupidità avvilente.

Grillo direbbe: li guiderà la Rete. A parte il fatto che con questo esclude gli anziani e tutti coloro che non sanno maneggiare internet, i cittadini normali non sono più competenti dei “grillini” eletti. “Un cieco che guida un altro cieco”, dice il Vangelo.  E soprattutto, se i tecnici della politica o i tecnici della tecnica hanno governato male, perché mai dovrebbe governare bene i tecnici dell’arrabbiatura? Ma almeno sono onesti, si consolerà qualcuno. Vero. Però è anche vero che fino ad ora i “grillini” non hanno avuto l’occasione di non esserlo. Meglio aspettare. Il denaro pubblico è orfano, o almeno mal sorvegliato, e tutti hanno la tentazione di allungare le mani.

I parlamentari del M5S sono stati mandati a Roma da gente che desiderava mandare tutto all’aria. Un quarto degli italiani ce l’aveva talmente con la “casta” che avrebbe fatto sedere a Palazzo Chigi anche un egittologo, un comico, un ballerino classico o un esploratore polare, “tanto, peggio di quelli che ci sono non potrebbe fare”. Ebbene, sarebbe bello se alle prossime elezioni il M5S ottenesse la maggioranza relativa e governasse da solo. Chi non riesce ad imparare dal ragionamento astratto merita di imparare dall’esperienza concreta. Purtroppo Beppe Grillo si è rivelato più intelligente di ciò che credevamo. Un altro meno astuto si sarebbe alleato con qualcuno, sarebbe intervenuto nella vita concreta del Parlamento, si sarebbe impegnato nell’azione concreta, dimostrando tutti i propri limiti e scontentando un mare di gente. Invece lui si è arroccato sulla protesta astratta e priva di compromessi, continuando a lucrare sull’equivoco: “Ah, se governassimo noi!”

Sarebbe bello se, come in un apologo, l’Italia potesse dirgli: “Sai che significa la parola governo? Significa timone. Eccoti la barra, facci vedere dove ci conduci”.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

8 marzo 2014

VORREMMO GRILLO DITTATOREultima modifica: 2014-03-08T14:45:45+01:00da gianni.pardo
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