PERCHÉ IL PD È CONTRO RENZI

 

Teme un successo alle europee e un disastro alle politiche

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Non si rivela un segreto di Stato, affermando che Matteo Renzi è visto come il fumo negli occhi, in gran parte del Pd. In linea di principio ciò è normale. In ogni gruppo in cui tutti sono animati dall’ambizione non regna certo l’amore. Per un avanzamento tutti sono pronti a fare le scarpe a tutti, e non rifuggono dal tradimento e dal rinnegamento delle promesse. Anche quando hanno detto solennemente “Enrico, stai sereno”. Dunque il moralismo, rispetto agli atteggiamenti riguardanti l’attuale Presidente del Consiglio, è del tutto fuor di luogo. Caso mai, se qualcosa si può notare, è la sfrontatezza della contestazione interna. Dal monolitico Pci, in cui il capo aveva sempre ragione e al bisogno chiedeva ordini a Mosca, si è passati ad un partito che non solo ha una notevole opposizione interna, ma le sue critiche le rende pubbliche e non si preoccupa nemmeno di fingere l’unità d’intenti.

Tutto questo è eccezionale. Abbiamo sotto gli occhi il fenomeno di un generale che capeggia  un esercito che vorrebbe eliminarlo. La sua elezione fa pensare a quelle dell’Impero Romano della decadenza, quando il nuovo autocrate era nominato dai pretoriani, e dopo, l’elezione era ratificata da una larva di Senato. Renzi non è – come sembra – il segretario del Pd, è il risultato delle primarie e della simpatia televisiva che ha saputo suscitare. In un mondo in cui la popolarità è tutto, un giovane capace di farsi capire da chiunque e di far nascere ogni forma di speranza, non può che avere successo. E tuttavia nel Pd si contesta violentemente un segretario che, nel giro di un paio di mesi, ha fatto lievitare le intenzioni di voto a favore del Pd. Ciò merita spiegazione.

I maggiorenti di questo partito sarebbero felici di un successo alle europee, ma sarebbero ancor più felici se questo successo durasse, e si confermasse alle prossime politiche. Perché è in base ad esse, che si ha il potere. E in questo senso Renzi non promette nulla di buono. Già alcuni dei provvedimenti proposti non piacciono, ma anche quelli che potrebbero essere giudicati positivamente inducono a chiedersi: sono realizzabili? E se fossero realizzati, sarebbero utili al partito?

Finché si è trattato di progetti, senza scendere nei particolari – dove si nasconde il diavolo – tutti sono stati pronti ad applaudire. Se si promette lunga vita al maiale e ottime salsicce al suo proprietario, si ha il consenso di ambedue. Ma passando alla realizzazione delle promesse ci si accorge che il nostro è uno Stato ingessato, che non ha capitali da investire né cespiti su cui imporre nuove tasse. Che non è capace di seri tagli, perché il popolo italiano protesterebbe. E che ovviamente non può attingere al debito pubblico il quale fra l’altro, ironicamente, continua lo stesso ad aumentare. Qua non si tratta di essere severi col giovane Primo Ministro, ché anzi il suo atteggiamento ottimistico e sbarazzino ha indotto molta gente ad un’enorme apertura di credito. “Anche a non fare tutto quello che dice, vuoi vedere che magari finalmente qualcosa smuoverà?”.

Ma il punto è che non basta il consenso, per quadrare il cerchio. I vecchi marpioni del Pd guardano lontano e sanno bene che alle speranze e alle promesse mirabolanti seguono le delusioni che a loro volta inducono al rigetto. Tanto più violentemente quanto più le promesse erano state prese sul serio. Se Mussolini è finito a Piazzale Loreto è anche perché, a parte qualche realizzazione, aveva “rintontonito” l’Italia con vent’anni di demagogia.

La luna di miele delle speranze è normale che non duri. Il popolo, con buon senso, è disposto ad accontentarsi di qualcosa, ma se non ha niente, o troppo poco, si ha la reazione. Nel Pd temono proprio questo. Il Pci poteva promettere la Luna, e vivere tranquillo, perché non era mai chiamato al governo. Il Pd invece, essendo il Ncd politicamente insignificante, sarà considerato l’unico responsabile dei risultati. E come si difenderà dalla marea di critiche, come arginerà la débâcle dei consensi?

Renzi inoltre è a volte irritante. Si comporta come un dittatore che può imporre la sua volontà a tutti, ma questo potere non l’ha. E nel Pd tengono a ricordarglielo. Ma facciamo l’ipotesi che egli abbia realmente tutti i poteri: questo risolverebbe i suoi problemi? Assolutamente no. Qualunque provvedimento drastico comporta un mare di critiche. Semplicemente perché ogni rimedio ha le sue controindicazioni. Se Renzi velocizzasse la giustizia, si direbbe che essa è meno accurata e le sentenze sono divenute casuali. Se abolisse i mille intralci che paralizzano il lavoro, anche rilanciando la produzione,  si sentirebbe dire (soprattutto da sinistra!) che ha lasciato mano libera ai padroni perché sfruttino a sangue i lavoratori. Se tagliasse le costose pensioni sociali – spesso concesse a chi non vi aveva diritto – gli si direbbe che condanna i più deboli alla morte per fame. Se tagliasse la Sanità, si concluderebbe che “ormai solo i ricchi possono curarsi”. Bisogna proseguire? Se i dittatori governano con la polizia e l’esercito è perché il potere forte scontenta tutti. Anche quando –  può accadere – fa la cosa giusta.

Questa è una partita che ragionevolmente nessuno può vincere. La nazione è in una situazione impossibile e le è pure impossibile muoversi per uscirne, dal momento che ogni soluzione è vista come anatema. Renzi rischia di concentrare sulla sua testa (e di riflesso sul Pd) le maledizioni di un elettorato gravemente deluso.

Ecco la differenza di valutazione. Che importa vincere alle europee? Renzi e l’opinione pubblica si occupano del breve termine, il Pd guarda al medio termine: a quelle politiche che rischia di perdere in modo rovinoso.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

13 aprile 2014

PERCHÉ IL PD È CONTRO RENZIultima modifica: 2014-04-14T11:57:54+02:00da gianni.pardo
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