LA LEZIONE DEL MASSACRO

Quando avvengono fatti orrendi, come quelli che si verificano attualmente nel nord dell’Iraq, il lettore di giornali misura la propria impotenza, e quella della Grande Europa, con tutta la sua storia, il suo progresso e i suoi principi morali. Gli stessi Stati Uniti fanno la mossa di inviare alcuni aerei a bombardare i massacratori ma si guardano bene dall’impegnare il loro esercito. Come criticarli? Non soltanto da questo genere di iniziative essi hanno ricavato soltanto morti e rimproveri, ma noi europei non abbiamo neppure mandato un ricognitore.
La realtà è che non si può far molto, in questi casi. O si occupa il territorio militarmente e a tempo indeterminato – e si è visto con quali risultati in Afghanistan e nello stesso Iraq – oppure si aspetta che si esaurisca il numero delle possibili vittime. A meno che i massacratori non si stanchino prima.
Questi fatti impartiscono testardamente sempre la stessa lezione. Bisogna assolutamente evitare, per quanto possibile, la mescolanza sullo stesso territorio di etnie diverse per religione, per razza o per qualunque elemento che possa costituire possente elemento di identificazione. Già soltanto se non si parla la stessa lingua, come in Belgio, si passa il tempo ad odiarsi dalla mattina alla sera. E se va male, tra “loro” e “noi” è sempre possibile che scoppi una guerra civile. L’abbiamo imparato, nell’epoca contemporanea, a spese della Jugoslavia. Se i serbi si sentono diversi dagli sloveni e questi – ci mancherebbe – dai macedoni, o c’è un potere forte e spietato che li tiene insieme, oppure si arriva allo scontro. L’impero sovietico è stato sconfinato, ai tempi di Stalin, perché nessuno osava fiatare, temendo che diversamente avrebbe fiatato per l’ultima volta. Ma non appena c’è stato un venticello di libertà, ognuno è andato per i fatti suoi. E quando la separazione è incruenta, come nella minuscola Cecoslovacchia, è il massimo della fortuna.
In Iraq sono costretti a convivere sunniti e sciiti, cristiani e musulmani, “arabi” e curdi. Con Saddam Hussein regnava la pace, a volte quella dei cimiteri, con la libertà abbiamo la guerra di tutti contro tutti. Non tutti i popoli sono uguali. Non tutti i popoli sono mescolati e pacifici come gli svizzeri. I quali però spesso sono saggiamente tenuti separati dalle montagne.
Comunque, quando ci si trova in una situazione di etnie miste, bisogna tenere conto della storia. Il fatto che in passato non si siano mai verificati dei massacri, o il fatto di essere “molto civili”, non è una garanzia. La notte di San Bartolomeo (una carneficina fra cristiani, val la pena di ricordarlo) ebbe luogo nella civilissima Francia, e il massimo della barbarie lo ha raggiunto la Germania di Kant, di Geothe e di Beethoven, con lo sterminio degli ebrei. Se si è diversi e minoritari, bisogna essere pronti a scappare quando il cielo s’annuvola: molti ebrei tedeschi non si salvarono perché pensavano che non potesse capitargli niente di veramente grave. Oppure bisogna essere pronti a prendere le armi e difendersi. I tedeschi disprezzavano gli ebrei anche perché si lasciavano maltrattare senza reagire. Dopo quei tempi orribili, e dopo la prova generale del Ghetto di Varsavia, il popolo d’Israele ha dichiarato che la caccia all’ebreo non era più gratuita. Gli ebrei hanno imparato sulla loro pelle che anche se non si è fatto del male a nessuno si rischia di essere sterminati soltanto perché diversi. Per questo da un lato oggi Gerusalemme ha il più forte esercito della regione, dall’altro sa di poter contare soltanto su sé stessa. Contro l’odio irragionevole la risposta non è la mano tesa: è riuscire ad uccidere chi vuole ucciderti.
Naturalmente, se il problema è tanto serio che a volte non si riesce ad immaginare una soluzione che non sia una tragedia, si immagini quanto assurdo sarebbe crearselo, se non lo si ha. Eppure è ciò che avviene. Continuando ad importare musulmani, l’Europa sta ponendo le premesse di un futuro, insanabile contrasto. E dire che abbiamo già visto le prime, serie avvisaglie nelle banlieue parigine. Ma se non è la nostra stessa casa, che brucia, non sentiamo la puzza di bruciato. Il buon senso consiglierebbe di permettere di stabilirsi sul proprio territorio soltanto ad etnie facilmente assimilabili, spagnoli in Italia, olandesi in Germania. Solo questo assicura l’armonia.
In caso di incompatibilità di carattere, meglio la separazione. Dio benedica le frontiere.
Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it
10 agosto 2014

LA LEZIONE DEL MASSACROultima modifica: 2014-08-11T11:34:06+02:00da gianni.pardo
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