MAL DI DENTI ELETTORALE


Ogni mattina mi precipito sulla rassegna stampa nella speranza di trovare arti-coli interessanti da leggere, e purtroppo da settimane gli articoli sono ripetitivi, in-sipidi, inutili. Anche i grandi editorialisti ripropongono con un nastrino arancione quello che prima hanno proposto con un nastrino viola e insomma “menano il tor-rone”. Ma bisogna capirli, scrivono per vivere.
L’unica cosa ragionevole sarebbe il silenzio ma nella vita non c’è soltanto la ragionevolezza. Se abbiamo mal di denti, la ragionevolezza non riesce ad esor-cizzarlo, e le preoccupazioni ci tormentano anche quando non possiamo far nulla.
Poche volte in una campagna elettorale la situazione è stata tanto infausta. I partiti, coscienti del fatto che gli elettori non prendono sul serio i loro programmi, passano il tempo a calunniarsi a vicenda, ma sulla sostanza hanno tutti ugual-mente torto. Perché il problema non è chi è più o meno puro e neppure la misura (magari zero) nella quale i vincitori manterranno le promesse: il vero problema è una situazione economica che non è affatto risanata. E molti sentono come pro-vocatoria l’audacia di Renzi che da molti mesi ha addirittura l’impudenza di dire, al bambino che denuncia la nudità dell’imperatore, che non ha guardato bene. For-se il suo partito (oh, non lui, certo!) non ha saputo offrirgli gli occhiali giusti. La sua vera difesa sarebbe stata dire che nessuno avrebbe potuto far di meglio ma, si sa, il sogno è più seducente della verità.
I partiti non provano neppure a parlare della situazione attuale. Sembrano più preoccupati di spiegare il modo in cui spenderanno i proventi del risanamento che di spiegare il modo in cui otterranno il risanamento. E il fatto che la “colpa” sia co-mune dimostra che tutti loro reputano vincente questo atteggiamento. Certo, non hanno una grande opinione del nostro livello intellettuale.
Ma è vero che la realtà sembra senza via d’uscita. Anche se, invece di essere dei mediocri, i nostri politici fossero dei geni, potrebbero salvare l’Italia? La rispo-sta attualmente appare negativa. Non soltanto manca un progetto capace di rea-lizzare questo miracolo, ma sembra certo che, se esistesse, gli italiani non permet-terebbero di realizzarlo. L’uomo ragionevole dice al medico: “Non ti chiedo di gua-rirmi, so che è al di là delle tue possibilità, ma almeno dimmi che cosa posso aspettarmi”. O ancora: “So che con l’operazione rischio la vita, ma qual è l’alternativa?” L’uomo irragionevole, e la maggior parte degli uomini sono irragio-nevoli, quando il caso è disperato cambia medico, e se altri due gli confermano la diagnosi negativa, si informa se non ci sia qualche guaritore capace di fare un mi-racolo. E vota piuttosto per lui.
Così questo è il momento della preoccupazione muta. Non sappiamo che go-verno e che politica avremo. Temiamo, anzi sappiamo che qualunque governo e qualunque politica non ci tireranno fuori dai guai. Tutto quello che riusciamo a fare è non parlare del problema. Un po’ come avviene quando qualcuno è morto e di-ciamo comicamente che se n’è andato, è venuto meno, è scomparso o – peggio – è volato in Cielo. Mentre in realtà il poveraccio è finito sotto terra.
Già paghiamo ogni anno una somma spropositata per gli interessi sul debito ma, quando la protezione della Banca Centrale Europea sui nostri conti sarà me-no consistente, questo fardello potrebbe appesantirsi di decine di miliardi l’anno. Poi verranno al pettine i nodi dei nostri rapporti con l’Europa, che in un certo sen-so ci aspetta al varco. In passato ci ha concesso di fare ancora debiti nella spe-ranza che dessero frutti strutturali e invece sono stati spesi per bonus e regalie varie. Ed è dunque difficile che commetta due volte lo stesso errore. Il peso del fi-sco rimane insopportabile e le imprese “delocalizzano”. La legislazione sul lavoro obbliga le imprese a rimanere microscopiche. Ci sono sempre più vecchi da man-tenere e sempre meno giovani che producano ricchezza. E per giunta non sap-piamo come governare l’immigrazione.
Non è che non parlare seriamente di questi problemi ci aiuterà a scansarli, non è che quelli che non osano parlare di morte vivano poi più a lungo degli altri.
E tuttavia nessun partito osa presentarsi con una vera diagnosi dello stato dell’Italia. Chiunque promettesse: “Se votate per noi faremo di tutto per non affon-dare e per ridurre al minimo i danni”, non sarebbe votato da nessuno. E così rica-diamo nella realtà.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
24 febbraio 2018

MAL DI DENTI ELETTORALEultima modifica: 2018-02-24T09:01:48+01:00da gianni.pardo
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