MALVOLENTIERI CONTRO

Forse in politica ognuno segue i suoi personali pregiudizi. Il mio è stato quello di essere da sempre “malvolentieri contro”.
Contro per decenni, perché non potevo che rifiutare la Democrazia Cristiana, bigotta e sostanzialmente di sinistra, e il Pci, più comunista dei russi. Come si è visto dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Malvolentieri perché non c’è mai stato un partito a favore del quale avrei potuto votare. Ho sempre sostenuto il centrodestra non perché mi convincesse, ma perché il centrosinistra mi convinceva anche meno. E infatti ho vissuto con autentico scoramento i due anni del secondo governo Prodi, quel Circo Barnum con tutti dentro, nel segno di Pecoraro Scanio e di Niki Vendola.
E dire che ho delle esigenze minime. Dalla politica vorrei soltanto che ci lasciasse liberi e non rompesse le scatole all’economia. E questo si chiama essere liberali. Ma dal momento che in Italia non c’è mai stato un partito liberale di massa, sono stato costretto a cercare sempre di limitare i danni.
Votare contro tuttavia non significa mettere tutti i partiti sullo stesso piano. Non avrei votato volentieri per Prodi, ma certo non l’avrei mai messo sullo stesso piano di Cesare Damiano, Oliviero Diliberto e altri comunisti “duri e puri”. Romano Prodi infatti sa far di conto. Ed è per questo che, dopo che ho detto tanto male di Matteo Renzi, qualcuno oggi potrebbe accusarmi di guardare con simpatia al Pd.
Il fatto è che sono cambiati i parametri. Per molti decenni, il discrimine è stato destra-sinistra, ed io, da liberale, e seppure malvolentieri, ho scelto la destra. Ora il discrimine non è più quello. La frontiera separa i partiti politici e i partiti impolitici. Chiamerei partiti politici quelli che hanno una certa idea di come si governa uno Stato. Così la sinistra è tendenzialmente egalitaria, idealista, statalista e collettivista, e la destra è tendenzialmente meritocratica, pragmatica, liberale e liberista. Mentre i partiti come il M5S e la Lega modello Salvini sono fondamentalmente protestatari. Sono contro l’establishment a prescindere e per il rinnovamento in quanto rinnovamento. Cioè non hanno né un modello di governo né un modello di politica economica. Vorrebbero fare miracoli ma non sono attrezzati intellettualmente né per farli, né per capire quali sono comunque impossibili.
A questo punto mi vedo costretto a cambiare la mira. Rimango contro tutti ma certo in particolare contro quelli che hanno le idee confuse. Dunque sono più o meno alla stessa maniera contro Lega e M5S, e a favore di Forza Italia, Fratelli d’Italia e, appunto, Partito Democratico. Si scandalizzi pure chi vuole, ma preferisco il competente, anche se la pensa diversamente da me, all’incompetente dalle idee confuse.
E qui si passa dal presente al futuro. Il 4 marzo Lega e M5S insieme sono arrivati al 51% e attualmente, secondo le intenzioni di voto, arrivano al 58%. Dunque, se si rivotasse oggi, non ci sarebbe partita. Ma in futuro le cose cambieranno. Se l’attuale maggioranza dovesse governare bene (non si può escludere nulla) ciò vorrebbe dire che essa ha imparato il mestiere e che le due formazioni che la compongono sono divenute partiti politici. Lo scenario, nel lontano 2023, sarebbe talmente nuovo che sarebbe necessario studiarlo partendo da zero.
Se invece la maggioranza governasse male, e fossimo costretti a nuove elezioni, si giocherebbe tutt’altra partita e l’opposizione sarebbe più o meno viva e forte quanto più o meno viva e forte è la maggioranza uscente.
Per questo bisogna augurarsi che il Pd non muoia e non anneghi nelle sue sterili polemiche. Abbiamo bisogno che destra e sinistra sopravvivano a questo momento. Così dopo il festival delle illusioni, e dopo la tempesta che ne sarebbe seguita, potrebbero raccogliere i cocci e far ripartire il Paese. Dunque lo confesso: se l’alternativa fosse secca, Pd-M5S, dopo oltre sessant’anni di anticomunismo viscerale io voterei Partito Democratico.
È sempre preferibile un avversario che sa il fatto suo a un ragazzotto ignorante e imprevedibile. Né sarebbe strano che, dopo un tracollo che non oso descrivere, si formasse una sorta di Comitato di Salute Pubblica, in cui i partiti politici seri collaborassero come la Dc collaborò col Pci nella Costituente, per il bene dell’Italia.
Insomma, pur ammettendo che il quadro nazionale quale lo conoscevamo fino a pochi mesi fa sia perento, e pur ammettendo che il panorama politico debba essere rinnovato, alla normalità si tornerà soltanto quando avremo una dialettica istituzionale degna di un Paese sviluppato.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
8 luglio 2018

MALVOLENTIERI CONTROultima modifica: 2018-07-08T07:25:15+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “MALVOLENTIERI CONTRO

  1. Perché Renzi è Renzi
    Se il Pd ha un leader, quello è lui, non altri, cacciatori seriali di poltrone.
    di Giuseppe Turani | 07/07/2018

    Che cosa farà Renzi? Non lo so, non ho contatti. I nemici di Renzi pensano che io sia un suo sodale (forse anche pagato), e mi querelano pure. Gli amici di Renzi mi guardano con qualche sospetto perché ogni tanto sollevo qualche critica. Oggi mi sono ascoltato tutto l’intervento di Renzi all’assemblea del Pd. E non c’è dibattito: se oggi quel partito ha un leader, quel leader è lui. Ha la politica nel Dna. Si sa spiegare, sa convincere, sa argomentare.Non credo che farà mai “En marche”, come tanti amici vorrebbero (me compreso). Mi rendo conto che tollerare uno come Emiliano (o anche uno assai più educato come Cuperlo) richieda dosi di pazienza immani. Ma la storia della sinistra è anche questa, nel bene e nel male, forti passioni e forti risse. Da certi congressi locali del Psi si scappava quando cominciavano a volare le sedie. Non cambierà mai, purtroppo.
    Penso che Renzi resti nel Pd e che vinca il prossimo congresso. Mi auguro solo che, questa volta, abbia il coraggio di rottamare di più. Il dibattito è bello, è divertente, ma non si può vivere di dibattiti. C’è un momento in cui le discussioni devono finire, e si deve fare. Emiliano, e altri, sono incompatibili con il Pd renziano da tempo, forse da sempre (come metà dei dirigenti a sud di Roma). Devono essere messi nelle condizioni di andarsene. Oppure esiste sempre la vecchia espulsione per indegnità politica, un po’ leninista-staliniana come misura, ma utile in certi casi.
    L’ho già scritto altre volte, e quindi un po’ mi ripeto. A Renzi dobbiamo almeno due intuizioni politiche che hanno segnato il nostro tempo:
    1- Una sinistra moderna ha senso solo se è liberal-democratica, competitiva, aperta, lanciata verso il futuro. In questo è arrivato anche prima di Macron.
    2- Il populismo (che è di destra, e non di sinistra) è il nemico da battere.
    Ma allora, si dirà, che cosa vogliono Martina, Zingaretti e compagnia cantando?
    Vogliono l’Italia come è sempre stata. Vogliono, cioè, un’Italia consociativa. Un’Italia dove magari vince uno o vince l’altro, ma alla fine ci si spartisce educatamente il potere. Oggi il paese è dove si trova (cioè nei guai) perché è sempre stato amministrato così. Abbiamo 2300 miliardi di debiti che rischiano di affossarci alla prima crisi congiunturale, ma nessuno di noi ha mai visto cortei contro gli eccessi della spesa pubblica. E non li abbiamo mai visti perché nell’Italia consociativa funziona così: io regalo una pensione facile a te, e tu mi regali un ponte al mio paesello o un ospedale inutile. O addirittura un’università: ne abbiamo un centinaio, 90 potrebbero essere chiuse domani mattina dai carabinieri senza alcun danno visibile per la cultura. I nemici di Renzi vogliono tornare a questo tipo di Italia. Un’Italia in cui, se sei nei piani alti, non sei mai escluso del tutto. Mal che vada ti danno un ente da dirigere, ben sapendo che, se vincerai le prossime elezioni, restituirai il favore.
    I nemici di Renzi, viste come sono andate le cose, hanno in testa un piano molto semplice e quasi elementare: far litigare Salvini e Di Maio, e poi proporsi a Di Maio al posto di Salvini. Come nel ballo con le quattro sedie. Oplà, si cambia. Fuori uno, dentro un altro. Salvini fa tappezzeria e noi si balla, che bello.
    E così si torna in gioco: ministero dell’agricoltura, delle pari opportunità, della riforma della PA (tanto non si fa), politiche per il Sud (idem, non si fa). Non male per chi ha perso le elezioni.
    Ma allora perché puntare su Renzi, ancora? Non ha già fatto troppi errori?
    Vero. Li ha fatti. Ma non si tratta solo di questo. L’odio per Renzi (totale, insensato, indecente) non nasce dalla sua presunta antipatia, ma da una semplicissima questione politica. Contro di lui si è mobilitato di tutto: gli hanno persino inventato un fratello di nome Gianni (migliaia di like su FB), che non fa un cazzo e guadagna 53 mila euro al mese. Il vero fratello non si chiama Gianni, fa il medico oncologico, lavora all’estero, e ovviamente non guadagna così tanto.
    Se vi guardate intorno, vi accorgerete che è l’unico leader politico che davvero vuole smontare (e in parte lo aveva fatto) l’Italia consociativa. E quindi è un leader politico che va estromesso. E’ il granello di sabbia che può rovinare gli oliati meccanismi dell’Italia consociativa.
    E questo è il reato peggiore per un paese fatto di grandi e piccole lobby. Contro di lui hanno trovato l’accordo destra e sinistra perché entrambi gli schieramenti tengono a conservare l’Italia consociativa, l’Italia in cui non si perde mai davvero e in cui semmai aumenta solo la spesa pubblica. L’Italia in cui ti tieni il tuo taxi e vendi la tua licenza, o ti tieni la tua farmacia e vendi la licenza. L’Italia in cui puoi mettere i cinesi in cantina a lavorare, e poi votare per un esaltato che vuole cacciare tutti gli stranieri, tanto al milione di badanti che si occupano dei nostri vecchi ci pensano i giovani padani con il fazzoletto verde, campioni mondiali di boccette, mai lavorato un solo giorno in vita loro (come Salvini).
    All’assemblea del Pd Renzi ha detto tante cose, ma su un punto è stato chiarissimo: tutto si può perdonare ai 5 stelle (persino di essere stupidi, questo lo dico io), ma non di aver inquinato la vita politica italiana. Questo non si può perdonare. Ci siamo già dimenticati che avevano chiesto anche l’impeachment (che non esiste nemmeno) per Mattarella? Non si può perdonare loro di aver introdotto il manganellamento personale degli avversari politici (quello che all’estero si chiama character assassination).
    Con questa gente, per di più dipendente da una S.r.l. privata, non ci possono essere accordi. Questi sono i nemici da battere.
    Ma un pezzo di Pd dopo nemmeno 120 giorni è già stufo di opposizione, sogna poltrone ministeriali (anche di seconda scelta), uscieri, auto blu, segretarie, viaggi all’estero.
    E’ talmente affamato di potere, questo pezzo di Pd, che nemmeno si accorge che lo stesso Pd è oggi l’unica barriera possibile contro il populismo. A questa banda di cialtroni la storia ha assegnato un ruolo-chiave e non se ne accorgono, vedono solo le poltrone che non ci sono più, i nastri da tagliare, i discorsi da fare, le interviste ripetute. Lunga vita a Matteo Renzi e, se ne ha ancora voglia, ci dia una mano. En marche, dentro o fuori il Pd.
    http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=26790&tag=Perché-Renzi-è-Renzi

    Condivido l’analisi, non la previsione. Per me il congresso sarà vinto dagli avversari di Renzi, il PD adotterà una politica più di sinistra e alla prima occasione si alleerà con i 5S .

  2. votare di nuovo Pd per farci riempire di africani??
    Scusi la domanda impertinente: ma lei era sobrio mentre scriveva, si?

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