QUESTO GOVERNO HA UN’ALTERNATIVA

Ci sono affermazioni che sono state ripetute tante volte, ed hanno ricevuto tanti consensi, da essere divenute non soltanto incontestabili, ma addirittura elementi di prova per ulteriori tesi.
Bisogna avere rispetto, per queste idee, perché negarle corrisponde a dare del cretino all’insieme dei propri contemporanei, e a ergersi come supremo giudice dell’intelligenza nazionale. Tuttavia, in sé, il dubbio su un’affermazione, anche se augusta, non è offensivo. Chiedersi se Dio esista, da parte di un credente come René Descartes, non è blasfemia; è applicazione di un metodo. Non per niente, a proposito della sua filosofia, si parla di “dubbio metodico”. Se il dubbio cartesiano conduce alla conferma della verità che ci si aspettava – “Dio esiste” – la rafforzerà. Se dovesse smentirla, si sarebbe comunque fatto un passo nella direzione della conoscenza.
Un’affermazione che in questo momento riscuote un universale consenso in Italia è: “Questo governo durerà, perché non ha alternativa”. Chi pronuncia queste parole non si aspetta nessuna contestazione ed anzi le pone come premessa per ciò che dirà in seguito. Ma così scambia la propria mancanza di fantasia per una mancanza di fantasia della realtà.
In questo campo fece un’indimenticabile esperienza Luigi Pirandello. Credo dopo la pubblicazione di “Il fu Mattia Pascal”, il romanziere e drammaturgo fu accusato di avere scelto una trama inverosimile. Ma alla discussione mise un ironico termine, qualche tempo dopo, la cronaca. Infatti si verificò un fatto esattamente simile a quello di cui era stato protagonista, nella finzione, Mattia Pascal. E Pirandello disse che la realtà aveva anche più fantasia dei romanzieri.
Nel campo della politica la mancanza di fantasia può persino essere una colpa. Una delle ragioni della caduta dell’Impero Romano fu che per secoli quella caduta fu reputata inconcepibile. Non si riusciva ad immaginare niente di diverso. Gli stessi barbari tendevano a romanizzarsi, ad indossare toghe e darsi titoli romani. Tanto forte era il fascino di quella civiltà, e tanto incapaci erano tutti di immaginare qualcosa di diverso. Ma l’Impero Romano finì lo stesso.
In tempi più vicini a noi, quando De Gaulle, dopo il 1958, salvò la Francia per la seconda volta, la sua presenza al potere sembrò assolutamente indispensabile. Tanto che durante un’intervista che ascoltai io stesso, dei giornalisti gli chiesero se, venendo meno lui, in Francia non ci sarebbe stato un vuoto di potere. E De Gaulle rispose sorridendo che, quando il malaugurato fatto si fosse verificato, in Francia non ci sarebbe stato un “vide de pouvoir” (un vuoto di potere) ma “un trop plein”, un troppo pieno, come si dice per i serbatoi d’acqua, provocando l’ilarità generale.
L’errore di tanti consiste nel voler sempre sapere in anticipo chi sarà il successore. A volte ciò è possibile. In Gran Bretagna, per esempio, se cade un governo conservatore, è probabile che dopo si abbia un governo laburista. Ma ciò perché, a parte la secolare tradizione della democrazia britannica, ambedue i grandi partiti sono ritenuti legittimati a governare. Ma questa regola non è senza eccezioni. In Italia per esempio, nel 2013 e poi nel 2018, gli italiani si sono progressivamente convinti che i partiti tradizionali hanno fallito e si debba completamente cambiare musica. E questo ha fatto il successo dei Cinque Stelle: un partito nato dal nulla e fatto di nulla. Per giunta di un nulla velleitario e contraddittorio. Ma non è necessario avere grandi meriti, per vincere: basta che l’avversario abbia grandi demeriti. Il M5S ha avuto ed ha il grande pregio di non essere quello che erano gli altri. Di essere nuovo. È insomma un partito che vince non per ciò che è, ma per ciò che non è.
Ma tutto ciò è stato valido fino al 4 marzo di quest’anno. Amministrare il potere è tutt’altra faccenda. Qui si tratta di fare, non di dire. E infatti la violenza con cui Di Maio e Salvini chiedono soldi al ministro Tria, è il sintomo non della loro forza ma della loro paura di deludere i loro elettori. Gli elettori che hanno votato per protesta, domani potrebbero protestare contro di loro. E se hanno votato per loro perché erano delusi, potrebbero, se delusi, chiedere a qualche altro Masaniello di realizzare il miracolo. E con ciò dimostrano più buon senso dei giornalisti.
La sintesi è semplice: non è l’opposizione che crea l’alternativa, è l’alternativa che crea l’opposizione.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 settembre 2018

QUESTO GOVERNO HA UN’ALTERNATIVAultima modifica: 2018-09-19T11:55:53+02:00da gianni.pardo
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