CHE COSA SI È VERAMENTE DECISO PER IL TAV

Sono convinto che molti non hanno capito niente, di ciò che è stato deciso per il Tav. In particolare che cosa si è fatto per passare dal pericolo che il governo cadesse, se Di Maio o Salvini non avessero fatto un passo indietro, alla tranquillità attuale, per la quale va tutto bene madama la marchesa. E la prima cosa da dire è che non ci ho capito niente neanch’io, fino a stamattina. Ora dispongo di uno spiraglio di luce e lo condivido con gli amici.
Tutto parte da un articolo di Marco Imarisio, sul Corriere della Sera, che riporto integralmente in calce perché, se qualcosa non dovesse corrispondere a verità, non se ne dia a me la colpa. E se non mi limito ad invitarvi a leggere quel testo, è perché a volte non mi sembra sufficientemente chiaro.
Procediamo con ordine. La questione di cui si parlato in questi giorni, fino a mettere a rischio la tenuta del governo, “Cedi tu ché tanto io non cedo in nessun caso”, è stata quella dei “bandi”. I “bandi di gara”, ovviamente, sono la richiesta alle imprese di offrire la loro collaborazione, per l’esecuzione dei lavori del Tav. Bandi sì, bandi no. E come è finita?
La domanda è stata posta troppo presto. Infatti, come scrive Imarisio, “I bandi di gara, appalti da 2.3 miliardi, [sono] per la costruzione dei 45 chilometri della tratta francese del tunnel di base”. In altri termini, che essi siano pubblicati o non siano pubblicati, la cosa non influenza i lavori in Italia. Questi non sarebbero comunque subito partiti, quale che fosse stata (e sarà) la decisione riguardante la Francia.
Ora vediamo più da vicino in che cosa consistano questi bandi di gara. Nel caso specifico, essi consistono in due successivi passaggi. In un primo momento la società incaricata dei lavori del tunnel, in questo caso la Telt, fa sapere in giro che ci sono questi lavori da fare e che raccoglierà i nominativi delle imprese che desiderano partecipare ed eseguire una parte di quei lavori. In un secondo momento – sei mesi dopo – la Telt invierà alle società prescelte i capitolati d’appalto sulla base dei quali le imprese potranno partecipare alla gara. Tutto questo deve essere ben chiaro.
Dunque, che cosa si deve decidere al più tardi domani, lunedì 11 marzo? La pubblicazione da parte della Telt dell’invito alle imprese a presentare la loro candidatura per l’esecuzione dei lavori. E che cosa ha fatto Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per bloccare “i bandi” e far contenti i Cinquestelle? Semplice. Ha scritto una lettera alla Telt “diffidandola” dall’inviare i capitolati. E la Telt è stata facilmente d’accordo, dato che l’invio dei capitolati è previsto fra sei mesi, quando sarà stilato l’elenco delle imprese ammesse alla gara. In questa occasione si limiterà a pubblicare gli “Avis de marchés” (avvisi di mercati). E che cosa sono gli “Avis de Marchés”?
Questo per me è stato un passaggio essenziale. Infatti non mi fido mai, quando si tratta di lingue straniere. Dunque sono andato a cercare “avis de marché” su Google, e tutte le traduzioni rinviano a “bandi” per concorrere a delle imprese di lavoro. Bisogna digitare “avis de marché” nulla riga “questa esatta parola o frase” e si otterranno parecchie conferme di ciò che è stato appena scritto. Un link fra gli altri: “https://context.reverso.net/traduzione/francese-italiano/avis+de+march%C3%A9”. Dunque è sicuro che la Telt pubblicherà gli avis de marchés ed è sicuro che gli avis de marchés sono i bandi, seppure soltanto la prima parte della procedura, come previsto da sempre. Per conseguenza, la “diffida” di Conte a non inviare i capitolati sarà suonata, in Francia, come l’ingiunzione a non fare ciò che essi non avevano nessuna intenzione di fare. Più o meno come dire ad un eterosessuale di astenersi dal sesso omosessuale. Che obiezione avrebbe potuto fare, la Telt, se era stabilito da sempre che sarebbe andata così?
A questo punto qualcuno potrebbe dire: d’accordo, ma tutto questo riguarda il lato francese del tunnel. Conte e compagni hanno bloccato i bandi per l’Italia. Ma neanche questo è vero. “I 5 Stelle – scrive Imarisio sul “Corriere della Sera” – fingono di esultare per aver fermato i bandi di gara italiani, in realtà previsti per il 2020”. E allora, di che si è discusso, in tutti questi giorni?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
10 marzo 2019

Tav e lettera, l’ora della presa in giro
«Giovanotto… carta, calamaio e penna, su avanti, scriviamo». «Un momento!» «Signorina, veniamo, veniamo noi con questa mia addirvi…».
Scegliete a libero piacimento se far interpretare Totò oppure Peppino, i due fratelli Caponi originali, a Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, o viceversa. Ma l’effetto rimane uguale. Nella loro lettera, indirizzata a Telt, la società incaricata di realizzare la Tav, ma in pratica rivolta alle malefemmine Francia ed Europa, i due epigoni moderni si esibiscono in un testo da azzeccargarbugli che non cambia nulla, non decide nulla su questa benedetta Tav. Una colossale presa in giro, con la complicità un po’ ipocrita della Lega, che certo non ne esce bene.
“Noio vulevàn savuar”. Nel mondo, se non conosci le lingue sei fregato. E Di Maio-Conte, modestamente, le conoscono. Nella lettera che la presidenza del Consiglio invia a Telt, siccome la parola “bandi di gara” è diventata un’altra ossessione dei Cinque Stelle, ecco la gran trovata. I bandi di gara, appalti da 2.3 miliardi per la costruzione dei 45 chilometri della tratta francese del tunnel di base, non si chiamano più così. Palazzo Chigi diffida Telt dall’invio alle imprese dei capitolati, che in realtà rappresentano la fase successiva a quella iniziale del lancio della gara. Telt risponde che sarà così. Ma per salvare i finanziamenti europei legati ai bandi,Il Consiglio di amministrazione procederà a pubblicare gli “avis de marchés” per i lotti francesi del tunnel. E come si chiama in francese la prima fase dei bandi di gara? Avis de marchés, ovvero inviti a presentare la candidatura. Tra sei mesi, secondo il diritto d’Oltralpe, si deciderà quali imprese hanno diritto a partecipare, e solo allora verrà il momento di mandare i capitolati con la spiegazione in dettaglio dei lavori richiesti. A quel punto, Telt chiederà ai governi italiano e francese che intendono fare. Ma anche questa non è una conquista, e neppure una novità. L’azienda aveva già fatto sapere a dicembre della propria disponibilità a procedere in questo modo.
Che farsa. I 5 Stelle fingono di esultare per aver fermato i bandi di gara italiani, in realtà previsti per il 2020. I veri militanti No Tav vedono invece compiersi quel passo iniziale mascherato però da un fumoso giro di parole, e questa volta sarebbero i più autorizzati a sentirsi presi per i fondelli. Chi sostiene l’opera rimane come prima, tra coloro che son sospesi. Ma il governo nella sua interezza può trionfalmente scavallare le elezioni europee, tanto poi si vedrà, non importa se esponendo il nostro Paese all’ennesima figura da peracottari. Firmato, i fratelli Caponi, che siamo noi.
Marco Imarisio

CHE COSA SI È VERAMENTE DECISO PER IL TAVultima modifica: 2019-03-10T14:37:55+01:00da gianni.pardo
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