FARE DEBITI NON È UN AFFARE

L’Italia è molto indebitata e il governo vorrebbe essere autorizzato a contrarre ulteriori debiti con le Borse. Bisogna tuttavia chiedersi come faremo a pagare gli interessi, considerando che già nel 2018 ci sono costati 65 miliardi di euro (più di quanto spendiamo per la Pubblica Istruzione). Insomma rimane l’impressione che, mentre i singoli, se pensano ai loro propri debiti, si rendono conto di ciò di cui parlano, una volta che si passa a un problema nazionale, è come se il concetto divenisse fumoso e inafferrabile.
Debito, in origine è il participio passato del verbo dovere. Poi la parola è divenuta anche aggettivo, come nell’espressione “a tempo debito”. L’essenza della cosa non è tanto il trasferimento di una somma di denaro da un soggetto all’altro – infatti potrebbe anche trattarsi di un regalo – quanto il fatto che, col debito, chi ha ricevuto il denaro è tenuto a restituirlo. E per questa parte, fra privati, società per azioni, persone giuridiche o Stati non ci sono differenze. La regola è sempre la stessa: chiunque contrae un debito è tenuto a restituirlo.
Ciò ovviamente non significa che il debito sia sempre onorato. Ed è questa la ragione per cui non tutti possono fare debiti perché, per farli, bisogna che il futuro creditore sia fiducioso nella restituzione. Dunque esprimersi come se si fosse sempre sicuri di trovare chi ci farà credito, come si fa pubblicamente in Italia, è una sciocchezza.
Fra l’altro è anche possibile che il debito non sia onorato, nemmeno da chi realmente intendeva restituirlo, ma quando ciò avviene sono sempre problemi per tutti. Del resto il debito non si estingue nemmeno con la morte del debitore, nel senso che gli eredi, se accettano l’eredità, accettano anche di pagare i debiti del de cuius. Naturalmente c’è il caso di colui che, avendo contratto troppi debiti, sparisce dalla circolazione e fa di tutto per non farsi trovare. Ma da un lato ciò non estingue il suo debito, dall’altro il creditore farà sempre tutto il possibile per soddisfarsi, in primo luogo mettendo all’incanto tutti i beni del debitore su cui riesce a mettere le mani. La sintesi è semplice. Un debito richiede un rimborso e il creditore, a meno che non si tratti di una somma irrisoria, farà sempre tutto quanto in suo potere per ottenerlo.
Per quanto a prima vista sembri che chi soffre di più, in caso di mancato adempimento dell’obbligazione sia il creditore (che perde il suo denaro) in realtà chi finisce col soffrirne di più è il debitore. Infatti il creditore perde una somma che poteva permettersi di perdere, mentre il debitore è inseguito dal creditore, dalla legge, e – nel caso della bancarotta fraudolenta – deve prendere in seria considerazione anche il carcere. Proprio per questo, soprattutto quando il debito è grandissimo, il debitore in difficoltà comincia a lambiccarsi il cervello: “Come posso evitare i guai dell’insolvenza senza pagare il mio debito?” In realtà potrebbe subito smettere di strapazzare la sua immaginazione: non c’è nessun modo. Qualche dilazione, qualche concordato sì, ma non molto di più. Contrarre grandi debiti corrisponde pressoché certamente a prepararsi un avvenire molto difficile.
Ma questo lo sanno tutti. E tuttavia, quando si si tratta di un’intera comunità nazionale ubriaca di demagogia e di promesse impossibili, si prendono sul serio i rimedi più fantasiosi. In realtà ha tante possibilità di trovare chi le risolva i problemi quante ne avrebbe qualcuno che fermasse la gente per la strada chiedendo: “Ha diecimila euro da regalarmi? Mi creda, ne ho bisogno”.
L’Italia sogna da decenni di vivere di debiti, lasciando ad altri la patata bollente del rimborso. Quando cominciarono a spendere come pazzi, i nostri governanti dicevano: “con il boom demografico, ci saranno molti più contribuenti che potranno rimborsare i debiti”. Poi invece c’è stato lo “sboom” demografico. “Col tempo l’Italia sarà sempre più ricca, e il debito, proporzionalmente, sarà sempre più piccolo”. Ma l’Italia è ferma – se non sta andando indietro – da dieci anni. “Del nostro debito si faranno carico i nostri figli e i nostri nipoti”, non pensando che, a parte ogni considerazione morale, potremmo perfino fallire prima. “Del nostro debito finirà col farsi carico l’Europa”, ma l’Europa ha sempre detto e continua a dire di no. “Creiamo una moneta parallela”, ma i trattati ce lo vietano, per non parlare della reazione dei mercati. “Emettiamo Minibot”, idem. “Usciamo dall’euro”, ma la lista delle controindicazioni è tale che anche i più esagitati non ne parlano più.
Tutte le soluzioni sono sbagliate, salvo il pagamento del debito. Dire: “Noi non paghiamo e poi che fanno, ci sculacciano?” è stupido. Se ce la potessimo cavare con una sculacciata, voterei anch’io per questa soluzione. In realtà, o noi rimborsiamo il debito a poco a poco, facendo tutti i sacrifici che sarà necessario fare, o accettiamo tutti i guai che comporta il fallimento. E poiché l’accettazione di questa piana verità implica la rinuncia ai sogni, e gli italiani non vogliono rinunciarvi, non ci rimane che accettare la prospettiva dei guai che comporta il fallimento.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
20 giugno 2019

FARE DEBITI NON È UN AFFAREultima modifica: 2019-06-20T11:16:33+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “FARE DEBITI NON È UN AFFARE

  1. Articolo sostanzialmente condivisibile e pieno di sano realismo: non a caso in lingua tedesca ‘debito’ si rende con ‘schuld’ che significa anche ‘colpa’, sfortunatamente nei Paesi dell’area latino-mediterranea l’etica protestante della responsabilità (individuale e di gruppo) NON è mai stata molto popolare… Saluti

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