IL PERICOLO DELLA NOIA

A Roma ci sono giornalisti chiamati “retroscenisti”. Professionisti specializzati nel fiutare l’aria, riferire dicerie, ottenere anonime confidenze, origliare alle porte e rivelare segreti. Ovviamente chi, come me, scrive leggiucchiando distrattamente qualche giornale, dispone di una quantità molto inferiore di informazioni. E tuttavia risiedere altrove, e perfino occuparsi d’altro, può non essere uno svantaggio: infatti l’insufficiente specializzazione, se non ci permette di cogliere il particolare insignificante, ci spinge tuttavia a non perdere di vista ciò che è evidente.
C’è un bellissimo proverbio che insegna: “if all you have is a hammer, everything looks like a nail”, se tutto ciò che avete è un martello, tutto sembra un chiodo. Se andate dal neurologo, vi dirà che il malanno è psicosomatico, se andate dal gastroenterologo, penserà per prima cosa alla vostra digestione, e via dicendo. Ecco perché non bisognerebbe disprezzare il medico generico. Se è bravo, nei casi difficili vi manderà dallo specialista giusto, invece di vedervi già come un chiodo.
Per quanto mi riguarda, pur essendo disposto sia ad ammettere che mi sbagli, sia a riconoscere una migliore verità, devo dire che su Giuseppe Conte non ho cambiato opinione. L’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri recentemente ha più volte fatto la voce grossa e molti commentatori gli hanno attribuito un maggiore peso, una maggiore autorità. Qualcuno ne ha addirittura parlato come uno dei vertici del poligono del potere. E tuttavia per me rimane un nessuno. Non per disprezzo, e neppure per antipatia: semplicemente perché non sono cambiati i dati di fatto della situazione.
Mentre molti hanno l’impressione che il suo potere sia enormemente aumentato, a me sembra che sia enormemente aumentata, rispetto a qualche mese fa, la sua capacità di darla a bere. I giornalisti sono capaci di essere impressionati dalle parole e dagli atteggiamenti di questo personaggio, mentre io continuo a chiedere “where is the beef?”, dov’è la sostanza? Di quali strumenti negoziali dispone, Conte? Quale danno può provocare, quale bene può salvare, con le sue sole forze? L’unico serio potere che ha è quello di dimettersi, ma proprio di questo non ha voglia. Dunque?
Prendiamo il più recente esempio. Sono passate soltanto poche ore da quando il Presidente Conte ha detto che il Tav si farà. Ha anche precisato che costerebbe più non farlo che farlo e il M5s, o più esattamente l’ala più oltranzista di esso, seguita anche da Luigi Di Maio, si è stracciata le vesti. “Noi ci opporremo fino alla fine. Ci batteremo, a morte. Ci piegheremo soltanto dinanzi al Parlamento”, come se non sapessero da sempre che il Parlamento, Lega inclusa, è risolutamente pro Tav.
Qualcuno potrebbe dire: “Avete visto quanto è coraggioso Conte? Ha tagliato la testa al toro, senza neppure avere paura dei Cinque Stelle, che pure gli hanno offerto la poltrona su cui è seduto”. Ma tutto questo è da ingenui. Da sempre i competenti sanno che il Tav si farà, perché è impossibile evitarlo, sia per motivi economici, sia per i trattati internazionali, sia infine perché esso dipende da leggi che l’Italia ha già votato, da tempo. Dunque è soltanto successo che – nell’imminenza di una decisione inevitabile, credo per venerdì – Conte ha fatto finta di decidere, e i Cinque Stelle, dopo aver fatto finta di credere che abbia deciso Conte e non loro , fanno finta di opporsi in Parlamento. E – si badi – lo fanno senza sconfessare Conte, che dunque ha giocato sul sicuro.
Nello stesso modo, è fatua tutta la discussione su Salvini, Savoini, la mozione di sfiducia personale, e tutto il resto della diatriba. I motivi di indegnità o le accuse di tradimento hanno effetto quando si ha la voglia e la possibilità di far cadere il governo. Se invece si ha interesse a mantenerlo in piedi, si è disposti ad accogliere fra i colleghi, in Senato, il cavallo di Caligola. I francesi dicono che chi vuole annegare il suo cane lo accusa di avere la peste, ma la peste, che sia reale o immaginaria, è meno importante della volontà di annegare la povera bestia. Nello stesso modo, per il nostro governo, si ha un bel gridare ogni giorno alla crisi inevitabile. La vera risposta al problema potrebbe darla soltanto chi sapesse quali vere ragioni militano a favore della sua persistenza e quali a favore della sua caduta. Una volta saputo quali ragioni pesano di più, conosceremmo l’immediato futuro. Il resto è soltanto noia.
E, a proposito della noia, i giovanotti al governo farebbero bene a rifletterci. Questa non è una passione forte come l’indignazione o un sentimento devastante come l’odio, ma non per questo è meno pericolosa, Qualcuno ha detto che quando la Francia si annoia, fa una rivoluzione. E anche le rivoluzioni partite per ridere possono trasformarsi in eventi epocali.
A forza di annoiarci con le loro baruffe da bettola (linguaggio da bettola incluso), i signori attualmente al governo potrebbero mettersi nei guai. Coloro che non ne possono più, di loro, oggi sono soltanto alcuni milioni. Ma continuando così potrebbe insorgere una tale massa di cittadini da spazzarli via tutti. L’Italia, per molti decenni, è stata estremamente vischiosa nelle sue preferenze elettorali: ma ora è divenuta addirittura volatile e imprevedibile. Se l’elettorato nel giro di qualche mese ha dimezzato i Cinque Stelle, e moltiplicato per due la Lega, quanto esiterebbe a dimezzare gli uni e gli altri, e passare a qualcosa di diverso?
Chissà che la voglia di un ritorno al buongusto e alla cultura non possa improvvisamente cambiare il panorama politico.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

IL PERICOLO DELLA NOIAultima modifica: 2019-07-25T20:19:43+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL PERICOLO DELLA NOIA

  1. Non so che cosa intenda lei per regolarmente, ma nel dubbio rispondo di sì. Rimanendo pronto a spiegare i limiti della mia conoscenza di quella lingua.

  2. Domanda difficile che richiederebbe una lunga risposta. Per chiudere l’argomento dirò che conosco accettabilmente bene l’inglese.

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