LA CAUSALITA’

Se credete che Dio si occupi delle faccende umane (non è ovvio, Aristotele infatti non lo credeva) e decida di fare guarire o morire i malati, incontrare o non fare incontrare le anime gemelle; se credete che esistano i sogni premonitori; se credete che le galline la sappiano più lunga dei sismologi sui terremoti; se credete nei fantasmi, nella telepatia, nella telecinesi e, perché no? nella cartomanzia, smettete di leggere questa pagina. Pratichiamo religioni diverse.
Se invece non credete in Dio, o se credete che Dio si occupi della vostra anima ma non delle vostre giocate al Lotto, allora andiamo avanti.
Quando ho cominciato a studiare diritto, in una delle prime pagine del libro di diritto privato si faceva la distinzione fra atti e fatti. I fatti sono accadimenti, prevedibili o imprevedibili, certi o incerti, che possono avere importanza nel mondo del diritto, ma dipendono dalla natura e non corrispondono alla volontà di un soggetto di diritto. Alla morte di mio padre erediterò il suo patrimonio, ma la sua morte sarà un fatto, non un atto. Infatti, se fosse dipeso da lui (ed anche da me) non sarebbe morto. Viceversa, se qualcuno taglia la mia vigna, quello è un atto (delittuoso) perché un uomo ha voluto danneggiarmi, e ne risponderà dinanzi al giudice penale.
Un atto è una modificazione della realtà voluta da un essere umano: e per questo egli può essere chiamato a risponderne. “Risponderne” significa che egli era libero di non fare ciò che ha fatto. Ma che cosa dimostra questa libertà? La risposta è desolante: niente e nessuno. Persino Kant ha lasciato impregiudicata la questione.
Tuttavia la società non potrebbe fare a meno di questo dogma della libertà. E per questo il diritto, sbrigativamente, del libero arbitrio non si occupa neppure. Per esso l’uomo è indiscutibilmente responsabile delle sue azioni, anche se poi – contraddittoriamente – il giudice reputa non libero o parzialmente non libero l’infermo di mente.
Mancando la dimostrazione della libertà, si può ipotizzare un apologo. Un assassino dice al giudice: “Non puoi condannarmi, perché io non sono stato libero di non uccidere. Né tu puoi dimostrare che lo ero”. Ma il giudice gli risponde: “Io non posso non condannarti, perché non sono libero di non condannarti. E tu non puoi dimostrare che lo sono”.
Nella pratica non può andare che così. Ma occupiamoci della realtà non umana, per la quale non esistono queste interferenze morali e sociali.
Osservando i fenomeni, vediamo che ogni evento ha una causa. In una serie televisiva che si occupa di incidenti aerei, lo schema è costante. L’incidente – catastrofico o semplicemente sfiorato – è misterioso. Nessuno sa dire sul momento perché si sia verificato, e soprattutto nessuno può dirlo con certezza. Poi si vanno a cercare i rottami, i registratori di volo, tutto ciò che si può trovare, anche in fondo al mare, e ci si mette a studiarli, anche per anni, finché non si trova la causa dell’incidente. Non si tratta di un capriccio. Da un lato si parte dalla certezza che ogni evento ha una causa, dall’altro si vuole impedire che quella causa operi di nuovo, magari provocando una strage. Ecco il punto di vista scientifico: non esistono casualità o interferenze metafisiche, ogni incidente ha una causa, ben concreta, incluso l’errore umano.
Questo accanimento nasce da una totale fede nel principio di causalità. E di una causalità concreta. Se dunque qualcuno chiedesse: “E che ne sappiamo? Certo, la causa potrebbe essere stata materiale o umana, ma anche il destino o Dio stesso, che ne sappiamo?” Lo scienziato gli risponderebbe con fastidio: “Presentami la tua causa misteriosa, il tuo Dio, o quello che sia, e lo prenderò in considerazione. Finché non lo farai, non soltanto non avrai fornito la prova che questo evento non dipenda dal principio di causalità, ma non avrai nemmeno dimostrato che esista qualcosa che sfugga al principio di causalità. Neppure le azioni dell’uomo gli sfuggono, se è vero che non si può dimostrare il libero arbitrio”.
La resistenza a questa mentalità scientirfica nasce dalla ben diversa realtà psicologica degli umani. Infatti, dal momento che nella vita di ogni giorno abbiamo da fare con noi stessi, che di solito agiamo per uno scopo, e con altri esseri umani, che di solito agiscono per uno scopo, finiamo col credere che ogni accadimento sia stato voluto da qualcuno. È questa l’origine dell’animismo. E poi noi stessi, ancora oggi, diciamo “Il cielo minaccia pioggia”. E minacciare è un verbo che implica una volontà. Del resto, se si verifica qualcosa di insolito, siamo pronti a dire sciocchezze: “Parlavo di Franz, che non vedevo da anni, e chi incontro, mezz’ora dopo? Franz!”, con una irresistibile tendenza a dedurne qualcosa.
Piero Angela, decenni fa, ha sfidato l’intero modo a fargli constatare un fenomeno extrasensoriale, o un fenomeno che sfugga al principio di causalità, promettendo anche un forte premio. E non ha speso una lira. Margherita Hack, con il suo accento fiorentino e la sua incontenibile simpatia, osservava che gli oroscopi sono un’assoluta follia perché è inconcepibile, data la distanza di un qualunque pianeta, che esso possa avere effetto sulla vita di un individuo. Come è assurdo dare importanza alla data di nascita, perché se fosse vero che tutta la vita dipende da questo, tutti coloro che sono nati nello stesso giorno dovrebbero avere lo stesso tipo di vita. E non risulta. Sono osservazioni evidenti. Ma a chi crede agli oroscopi basta il mistero, come dimostrazione. Dopo tutto, che prova abbiamo che non esista Babbo Natale?
In questo campo ho vissuto un episodio divertente. Un giorno, non so come, ho scoperto che la maggior parte dei miei trenta liceali credeva all’influenza dei segni zodiacali ed io gli ho detto: “Se ad ogni segno zodiacale corrisponde un tipo di uomo, ad ogni tipo di uomo corrisponde un segno zodiacale, no? Voi mi conoscete. Qual è il mio segno?” Ovviamente hanno cominciato a sparare i dodici segni, finché li ho bloccati: “Se ne dite tanti, è ovvio che alla fine ci azzeccherete, perché sono soltanto dodici. Ma, se fosse stata vera la premessa, avreste dovuto riconoscere il mio segno al primo colpo, o magari al secondo. Credete quel che volete ma, per favore, non credete di essere razionali”.
Il principio di causalità distrugge ogni nostra illusione sulla possibilità di influire sulla realtà in modo magico. Se qualcuno è malato, per sottrarlo alla catena causale che lo sta conducendo alla morte, l’unica speranza è quella di far entrare in campo una catena causale medica che lo faccia guarire. E dunque se guarirà non sarà “per grazia di Dio”, non più di quanto sarebbe colpa di Dio, se comunque morisse. Si muore o si guarisce esclusivamente per cause materiali.
Ecco la conclusione. Chi crede a tante belle cose ha una religione che, come tutte le fedi, si dispensa da ogni dimostrazione razionale. Chi invece ha mentalità scientifica non può credere a niente che non sia dimostrato. E la lista delle cose cui non si può credere diviene incredibilmente lunga.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
14 ottobre 2020

LA CAUSALITA’ultima modifica: 2020-10-14T13:01:52+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “LA CAUSALITA’

  1. bravo ! in sintesi -a parte il solido, indistruttibile ‘brocardo’ che afferma ” l’onere della prova incombe su colui che afferma, non su colui che nega “- [e tanto basterebbe a servire i filo-metafisici, costringendoli a rintanarsi nel loro tugurio mentale],
    rimane il fatto che il verbo “credere” [= tener per vera una cosa non dimostrata] NON fa parte dell’atteggiamento di coloro che NON intendono smettere di ragionare.

I commenti sono chiusi.