CONSULTA E QUIRINALE

Mi scrive il dr.Stefano Imperiali, ex Presidente di Sezione della Corte dei Conti, per denunciare un caso – come lui lo chiama – di mala giustizia. Ovviamente io nulla so personalmente della vicenda, e la racconto esattamente come me l’ha raccontata lui. Aggiungendoci soltanto il mio pessimismo, ogni volta che si va contro il potere. Non dimentico mai la famosa massima di Lord Acton: “Il potere corrompe, e il potere assoluto corrompe assolutamente”.
Chi avesse risposte da dare potrà farlo in sede di commento.
LA CONSULTA SALVA IL QUIRINALE
Circa due anni fa il Presidente di Sezione della Corte dei conti Stefano Imperiali è stato costretto ad andare anticipatamente in pensione, cosa della quale parlò anche, nell’aprile del 2018, il Fatto Quotidiano. Era infatti accaduto che la Sezione d’appello presieduta dal dott. Imperiali aveva confermato la “giurisdizione” (potere/dovere di occuparsi della materia) della Corte dei conti su un ammanco di circa 5 milioni di euro nella tenuta presidenziale di Castelporziano. In quell’occasione la Corte aveva anzi aggravato in misura rilevante la condanna al risarcimento dei danni inflitta in primo grado ai due contabili chiamati in giudizio.
Ma la vicenda non si è fermata lì. Infatti la sentenza è stata annullata nientemeno che dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 169 del 2018 (presidente Lattanzi, estensore Cartabia) secondo la quale la “giurisdizione” sulla vicenda spettava al Tribunale Civile e non alla Corte dei conti. E dire che qualunque dilettante di diritto crede di sapere che quella Corte ha come compito istituzionale quello di proteggere gli interessi economici dello Stato. Ma lascio per questo la parola allo stesso dr.Imperiali, secondo il quale, la decisione della Consulta è “francamente sorprendente ed anzi incomprensibile. È notorio, infatti, che la decisione delle mere questioni di giurisdizione spetta alle Sezioni Unite della Cassazione, non certo alla Corte costituzionale (v. l’art. 362 del codice di procedura civile, l’art. 111 della Costituzione, l’art. 37 della legge n. 87 del 1953 sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale)”. Dunque sarebbero state violate anche precise disposizioni di legge, al più alto livello.
Il dottor Imperiali – al di là della sua vicenda personqale – se ne scandalizza, io un po’ meno, non perché non sia l’interessato, ma perché ho letto troppi libri di storia, e perché considero la Corte Costituzionale inevitabilmente un organo politico. Infatti dal momento che le norme della Costituzione sono generalissime – anzi, spesso, soltanto enunciazioni di grandi principi – la loro interpretazione non può che essere politica.
Purtroppo, il caso in specie è più grave del solito. Infatti non siamo nel campo ideale dei valori, ma in quello più tecnico, che riguarda la procedura. Infatto l’ex Presidente denuncia la violazione di precise norme di legge, e sostiene che “questa decisione della Consulta costituisce comunque un autorevole precedente che per il futuro metterà probabilmente al riparo tutti i dipendenti della Presidenza della Repubblica, e lo stesso Segretario Generale, da qualsiasi eventuale giudizio di responsabilità per danno erariale davanti alla Corte dei conti”.
Con buona pace dell’art.3 della Costituzione. Che sarà pure una norma generalissima, ma non si è mai sognata di fare un’eccezione per i dipendenti della Presidenza della Repubblica.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com

CONSULTA E QUIRINALEultima modifica: 2020-10-15T08:58:19+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “CONSULTA E QUIRINALE

  1. È possibile una reformatio in pejus della Sentenza di primo grado?
    In sede civilistica gli interessi dello Stato avrebbero una tutela differente, dalla sede contabile?
    Cosa significa esattamente ciò che Lord Acton dice o intende nella frase citata?
    Grazie
    Elio

  2. 1 Credo che il divieto della reformatio in peius riguardi il diritto penale, in assenza di appello del P.M.
    2 O non capèisco il quesito o non so rispondere.
    3 I(l senso della famosa frase di Lord Acton è che già il potere dà un senso di onnipotenza, e dunque corrompe il retto giudizio. E dunque il potere assoluto corrompe il retto giudizio inevitabilmente e in tutti i casi.
    Ma le rispondo senza avere riletto la lettera del dr.Imperiali.

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