DAVIGO E L’INTERFERENZA EMOTIVA

Piercamillo Davigo ha compiuto settant’anni e – come prescrive la legge – ha dovuto lasciare la toga e andare in pensione. Il dr.Davigo però faceva anche parte del Consiglio Superiore della Magistratura (carica con cui era stato eletto con ampio margine di voti) ed ha sostenuto che la legge gli imponeva di andare in pensione come magistrato, non di considerarsi decaduto come membro del Csm. Qui sarebbe dovuto rimanere in carica per il tempo normale del suo mandato.
La cosa ha dato luogo ad una diatriba nazionale, e la maggior parte dei competenti ha dato torto a Davigo. Essa tuttavia si è conclusa con un voto dello stesso Csm, il quale ha dichiarato decaduto il suo membro più famoso (dopo Palamara). Vicenda minima, che tuttavia può meritare qualche commento.
Innanzi tutto val la pena di spendere un paragrafo per mostrare perché la pretesa di Davigo era infondata. Il Csm, a parte alcuni membri di diritto, ha due terzi di magistrati e un terzo di non magistrati, eletti dal Parlamento. Ora è evidente che qualcuno che non è più magistrato non può far parte del Csm “in quota magistrati”.
Ma torniamo al nostro personaggio. Davigo è una persona molto intelligente. Inoltre a differenza di altri magistrati intelligenti (come il giudice Corrado Carnevale) è un eccellente comunicatore. Sa usare frasi brevi, concetti chiari, immagini icastiche. Ha il dono della dialettica e della sintesi. Per me – che pure ho idee all’opposto delle sue – sentirlo parlare è sempre stato un piacere. E tuttavia, in questa occasione, lo spettacolo è stato patetico.
Ogni attore sa che deve stare molto attento a come entra in scena e soprattutto a come ne esce. Esattamente come uno scrittore bada molto all’incipit del suo testo e all’ultima frase, che spesso deve suonare come lun sigillo. Davigo ha sbagliato pesantemente la sua uscita di scena perché molti avranno pensato che non voleva rinunciare all’ultimo pezzetto di potere che aveva. Ipotesi miserabile e forse immeritata. Io preferisco pensare che egli ritenesse di potere essere ancora utile al Paese, rimanendo nel Consiglio, sia come giurista, sia come guida morale. Purtroppo, la mia toppa può risultare peggiore del buco.
Innanzi tutto, una persona intelligente e realista è capace di tenere conto del fatto che i terzi possono pressoché legittimamente dare la peggiore interpretazione possibile al nostro comportamento. E per questo, se teniamo alla nostra buona fama, dovremo astenerci da quei comportamenti che si prestano ad equivoci. Se spetta a me nominare un primario ospedaliero di ortopedia, e il migliore su piazza è mio fratello, la logica vorrebbe che nominassi mio fratello, mentre il buon senso me lo sconsiglierebbe nel modo più risoluto. Andate a dimostrare ai malevoli che l’ho fatto soltanto perché mio fratello è il migliore, e non perché è mio fratello. Dunque Davigo non avrebbe dovuto aggrapparsi alla poltrona, già soltanto per il rischio di apparire interessato al potere. Per giunta sostenendo una tesi giuridica tanto debole.
Ma anche ammettendo che lo abbia fatto esclusivamente per motivi ideali (come me, se avessi nominato mio fratello), la cosa costituirebbe ancora un errore, perché quell’atteggiamento corrisponderebbe a dire che il dr.Davigo è insostituibile, un valore che non consente alternative, al punto che il suo allontanamento dal Consiglio Superiore della Magistratura costituirebbe per questo stesso Consiglio un danno irreparabile. E questo può apparire come il colmo della presunzione. Tutti ricordano il detto secondo cui i cimiteri sono pieni di persone insostituibili. E il pianeta Terra gira alla stessa velocità di prima che morissero.
Peccato, veramente peccato, che il dr.Davigo si sia comportato così. Lo considero una delle persone più intelligenti e lo confermo: tuttavia questa vicenda dimostra ancora una volta come il lato umano, emotivo o affettivo che sia, conta sempre di più dell’intelligenza, del buon senso e della logica. Non avevano torto i romani quando escludevano dal giudizio chiunque fosse personalmente interessato alla materia del contendere. Essi non chiedevano quanto competente fosse il giudice, stabilivano perentoriamente e a priori: “Nemo iudex in re sua”, nessuno compaia come giudice in una materia che lo riguarda.
Questa – colgo l’occasione per ripeterlo – è la ragione per la quale ho una stima moderata, molto moderata, della Corte Costituzionale. Non perché non sia composta da eccellenti giuristi. Non perché la maggior parte delle sue sentenze non sia corretta, ma al contrario perché, dovendo spesso applicare principi e valori generalissimi – come l’uguaglianza di tutti i cittadini – di fatto si trova incastrata fra il diritto e la politica. E questa ci tocca personalmente tutti quanti. Dunque quando i giudici della Consulta decidono una materia che riguarda l’opinabile di interesse comune, sono tutti “iudex in re sua” e il loro giudizio non è affidabile. Il singolo ha il diritto di pensarla diversamente e di non rispettare le loro sentenze, perché nel campo delle opinioni il sentimento dei giudici non necessariamente vale di più di quello del singolo cittadino.
Ecco perché Davigo avrebbe dovuto andare in pensione senza discutere. Anche ad ammettere che il Csm, senza di lui, prenda oggi più granchi di quanti ne prendesse prima, poco importa. A quei livelli, l’organo è politico. Lo stesso Davigo, nell’ipotesi a lui più favorevole, voleva restare in carica per motivi politici o, peggio, morali. E proprio per questo forse è un bene che sia stato mandato via.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
23 ottobre 2020.

DAVIGO E L’INTERFERENZA EMOTIVAultima modifica: 2020-10-24T17:05:21+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

6 pensieri su “DAVIGO E L’INTERFERENZA EMOTIVA

  1. Questo pensionamento “coatto” del Dr. Davigo, un magistrato che in una qualche occasione ebbe a dire che “non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”, sarà una grave perdita per la Consulta e per il Paese.
    Ma si sa, l’Italia è così che ripaga i suoi servitori migliori…

    Denny

  2. x Denny Joe
    Credo, tra l’altro, che confonda la Consulta (Corte Costituzionale) con il Consiglio Superiore della Magistratura.
    x Prof Pardo
    Nel diritto italiano esiste, quando c’è conflitto di interessi, l’obbligo dell’astensione, con correlativo diritto di ricusazione. Per i giudici costituzionali esiste il diritto di ricusazione?

  3. @BarNic “Credo, tra l’altro, che confonda la Consulta (Corte Costituzionale) con il Consiglio Superiore della Magistratura.”

    Si, ha ragione, intendevo il CSM.

    Denny

I commenti sono chiusi.