PER FATTO PERSONALE

Mi giunge, per via indiretta, un commento al mio articolo “L’opinione del pipistrello”, a firma “Diana” (ignoro il cognome), docente dell’Univerità di Pisa. Eccone alcuni passaggi: “Oggi Pardo è troppo amaro, credo che ci sia bisogno di far circolare uno spirito costruttivo altrimenti si alimenta una sfiducia collettiva che può portare a derive preoccupanti sia sul piano politico che economico. Pardo scrive con un’onestà intellettuale rara, ama ciecamente la verità e la esprime senza filtro alcuno, lo ammiro per questo. Talvolta però, quando si fa sera e il buoi incombe, a mio modestissimo avviso, è molto utile cercare lo spiraglio di luce , seguirlo ed indicarlo anche agli altri, impegnarsi perché da spiraglio si trasformi in luce piena”. La signora parla del suo lavoro, che svolge con passione a favore degli studenti, nel loro interesse e nell’interesse della nazione, sottolineando, come scrive, “ l’animus con cui mi avvicino a loro, non un ottimismo banale ma una ferma convinzione che questi sono i nostri tempi, vanno affrontati”. “I ragazzi sono incredibili, riusciranno ad addomesticare questo periodo oscuro, scommetto su di loro e li sostengo nella battaglia”.
Un simile commento mi mette in crisi, e non per gli affettuosi rimproveri a me rivolti, quanto perché la professoressa non può immaginare a che punto il mio cuore stia dalla sua parte, e il mio cervello mi derida. È lo schema, che tante volte ho citato, di Flaubert romantico di cuore, e razionalmente antiromantico. Si vede nella sorte di Emma Bovary. Io non soltanto vorrei che tutti gli insegnanti, tutti i funzionari statali, tutti gli italiani avessero il comportamento di Diana, ma che la stessa Diana, e chi agisce come lei, fosse poi onorata e ricompensata. Ma la realtà è tutt’altra.
Il mio sospetto, altre volte manifestato, è che la scuola sia maestra di illusioni. Una persona che vive di stipendio (e non rischia); una persona che, come esperienza di vita, ha conosciuto soltanto la scuola, prima da discente, per poi passare dall’altro lato della cattedra, la vita l’ha appenna assaggiata. Ne parla molto e ne sa poco. Soprattutto i migliori, fra i docenti, quelli che non mirano a nulla di concreto se non la gratitudine dei loro ragazzi, la soddisfazione del dovere compiuto, la fedeltà agli ideali migliori, sono – per così dire – forse i peggiori “docenti di vita”. Quando dei ragazzi, a bassa voce, venivano a dimostrarmi quanto il tale collega fosse una persona disprezzabile, si sentivano rispondere da me: “Ammettiamo che abbiate ragione. Se, in un collegio di docenti, avete soltanto un cretino, la vita vi vizia. Ricordatevi che nella realtà ce ne molti sono di più e probabilmente uno di loro sarà il vostro capufficio. Questo collega vi insegna la vita reale”.
Il pericolo della scuola è ben descritto da Erich Maria Remarque, in “Niente di nuovo sul fronte occidentale”- Ai ragazzi il docente parlava di patria, di ideali, di entusiasmo, di sacrificio. E viene poi ricordato con grande amarezza dal protagonista, quando marcisce in una trincea. Infatti quel maestro, in buona fede, aveva sempre nascosto l’orrore della guerra e la sua realtà crudele. La siderale distanza fra i discorsi ufficiali e ciò che poi i combattenti patiscono sul campo. Quando non muoiono, in piena gioventù.
Mentre la signora Diana soffre al contatto con le mie verità – perché lei stessa le riconosce tali – continua a fare del suo meglio, a combattere per un’Italia i cui rappresentanti – basta leggere i giornali – sono disposti a qualunque cosa, anche a danno della nazione, pur di non perdere il seggio. Pur di non andare a casa a lavorare, come lavora la signora Diana. Loro, che maneggiano i destini della nazione, pensano in primo luogo al loro proprio interesse, Diana, che fra i suoi ideali ha sicuramente anche la verità, arriva a chiudere gli occhi su di essa pur di fare il bene della nazione. E spinge anzi i giovani a fare anch’essi il bene della nazione.
Ecco la differenza fra la signora e me. Lei ama gli altri, e quasi si sacrifica per loro; io, fra la società e me, metto una porta blindata. Sono disposto a pagare le tasse, sono disposto a soccorrere il prossimo, se necessario, ma non sono disposto ad amarlo.
Perché lo conosco.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com

PER FATTO PERSONALEultima modifica: 2020-12-10T14:31:25+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “PER FATTO PERSONALE

  1. OGNI TANTO LEGGO PARDO, con piacere, come ancora questa volta. Suppongo abbia un’età rispettabile come ormai è la mia, ma abbiamo avuto vite diverse. E qui differiamo: a 84 forse conosco anch’io un pochino il prossimo; nessun giovane viene a scuola da me, ma se qualcuno, giovane o meno, apprezza quel che percepisce come “l’animus … non un ottimismo banale ma una ferma convinzione…” so che il più delle volte gli resta un pizzico di forza per vivere meglio. Ne ho conferma quando ci ritroviamo, un giorno o un anno dopo. Certo non riuscirei a pensare così marcendo in una trincea; se la vita ti ha regalato la fortuna di conoscere, leggere, vedere e recuperare dai vari incidenti sopravvivendo hai un dovere di provare a trasmetterlo agli altri, finchè puoi. Poi si vedrà.
    Roberto Paolieri

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