ENGLISH

Inauguro una piccola rubrica, che aggiornerò quando capita, nella prima parte.

MISPRONOUNCED ENGLISH WORDS

Pronuncia erronea: Rèport; Pronuncia corretta: rǝ’pot (all’incirca “r-pòòt”)-

P.e.: Manàgement. P.c.:‘mænǝdƷmǝnt All’incirca: mànagmnt

P.e.: sàspens per Suspense (la grafia “suspence” è erronea). P.c.: sǝ’spens, All’incirca: s-spèns.

P.e.: Smart working P.c.: smɑt wøkiŋ. All’incirca: ssmaat u“eu”chin (eu francese).

P.e.: Network P.c.: ‘netwøk Allincirca: nètueuk

P.e.: Tom Cruis. P.c.: Tom Kruz. All’incirca:Tom Crus (s dolce o sonora).

P.e.: Ricciard Barton. P.c.: Ritʃǝd B“eu”tǝn, All’incirca: Riciad B”eu”tn

P.e.: Steig (per tirocinio). P.c.: staƷ (è francese. Ʒ corrisponde al suono della “g” in “bourgeois”). Stage, “Steig” significa palco, palcoscenico, patibolo, non tirocinio.

P.e.: Recoveri fand. P.c.: ri’cʌvri fʌnd. All’incirca: ricàvri f-nd. La vocale ʌ ha un suono indistinto, non lontano da “a” ed “e”, ma non chiaro come “ae” in bank.

P.e.: Crechers (crackers) P.c.: krækǝs. “æ”, né a né e. E meglio “a” che “e”.

P.e.: Flesc (per lampo). P.c.: flæʃ, né a né e. Flesc (flesh) significa “carne”.

P.e.: Niu Iork. P.c.: Nu jok. All’incirca: nu iòòk. Lo so che in inglese “new” si legge “niu”, ma gli americani dicono “nu”.

P.e.: Airon ledi (era Margaret Thatcher). P.c.: “’Aiǝn ‘leidi”, all’incirca “’Aian leidi”

P.e.: inglisc. P.c.: Prima “i”, “i” inglese, dunque quasi “e”. La seconda un suono indistinto (“ǝ”). Naturalmente, se dite inglisc vi capiscono, ma la pronuncia esatta è l’altra. Una volta, in una sola parola (che non ricordo più), ho notato tre errori di pronuncia. A proposito, tutti i finali in “er” (seller, reporter, singer, reader ecc.) “er” si leggono più o meno a, e soprattutto senza “r”.

Gianni Pardo

Particolarità della lingua inglese. Attenzione, ecco la prima, che non è poi una sottigliezza: l’inglese ha due “i”, due “o” e due “u”, ma soltanto le due “i” sono importanti, perché cambiano il significato della parola. Una “i” suona come la i italiana in “sì”, l’altra è a metà strada tra “i” ed “e” tanto che pronunziare “this” più o meno “dis” è tanto erroneo quanto pronunciarlo “des”. E non si contano le coppie in cui cambia il senso cambiando le “i”. sheep è la pecora, ship la nave; beat battere, bit pezzetto; sheet lenzuolo, shit merda (e la differenza fra giacere nell’uno o nell’altra è evidente) e via di seguito. E la “i” inglese non è poi così difficile. È la “i” dei siciliani quando dicono “a mia”(a me) o chiamano qualcuno “Mimì” che è quasi “Memè”. Proprio come pronunciano gli inglesi una delle loro due “i”.

Per la pronuncia dell’inglese meglio non fidarsi di nessuno, ma soltanto di un buon dizionaio, che riporti la pronuncia.

Attenzione alla vocale “a”, vero tormento, per gli italiani. Cominciamo con la cattiva notizia: la “a”, contrariamente a quanto credono i nostri cari connazionali, non si legge mai “e”. O si legge “æ”, tra la “a” e la “e” (“crackers”), e comunque per gli inglesi più vicina alla “a” che alla “e”, come in “that”, oppure si legge “e” aperta “i”, come in same, case, gate, paper.

Per la “o” ecco le differenze: “shot” si pronuncia con una o aperta e breve (in americano ‘ diventata praticamente “a”, come in “Washington”, che gli inglesi pronunciano correttamente “Woshington”, perché il verbo lavare è “wosh”, non “wash”. Poi esiste una o meno aperta e più lunga, come in “long” Ma confondendole non avrete fastidi, e non vi ritroverete nel posto sbagliato, come con le lenzuola.

Infine le due “u”. Breve e aperte in “put” (omega sottosopra, in fonetica) e lunga e chiusa in “look”. Ma anche qui, niente preoccupazioni.

Attenzione a th corrispondente, in simbolo fonetico, a delta (ð)e theta (ɵ)minuscole. La delta si può anche pronunciare “d”, gli inglesi ci capiranno, ma bisogna imparare la pronuncia della theta.

La “s” dinanzi a “m”, “n” è sorda, non sonora come in italiano, Dunque, per piccolo, non “small” con la “s” di rosa, ma “ssmol”, e lo stesso per snake, serpente, ssneik.

Attenzione, se sentite parlare degli americani. Per loro la “o” si legge “a”, la “t” si legge “d” e a volte “r”, oppure per niente, come “twenty” che si pronuncia all’incirca “tuini” e “thirty” che si pronuncia “theri”. “Wanna go for a drink?” Corrisponde in inglese a: “Do you want to go for a drink?”. Qui di “t” ne saltiamo due. Come ha detto – credo – George Bernard Shaw,. Gran Bretagna e Stati Uniti sono “Due Paesi separati dalla stessa lingua”. Se dunque, avendo qualche nozione d’inglese, non capite gli americani, sappiate che non siete soli: quanto meno avete me, come compagno.

G.P.

ENGLISHultima modifica: 2020-12-13T09:42:38+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “ENGLISH

  1. Ottimo! Una rubrica così servirebbe alla radio o, meglio ancora, alla televisione, dove sento continuamente parlare di “social midia” da persone che poi dicono “mi piasce molto”. Continui su questa strada, grazie!

  2. Utilissima per me, perchè l’inglese leggendolo riesco un pò a capirlo ma la pronuncia mia è un disastro, l’ultimo corso di inglese l’ho fatto oltre cinquanta anni fa.

  3. Professore, lei mi si sofferma sulla corretta pronuncia di “fund”, ed ha certamente ragione. Ma io le ricordo che ancora si parla di “recovery found”.
    Cioè, di recupero trovato…

    😀

  4. Il fatto è che quel popolo incivile non è stato ancora in grado di accoppiare in modo univoco un’espressione fonatoria ad un segno grafico; primitivi, per loro andrebbe bene comunicare con le figure. E naturalmente tanta imprecisione genera problemi anche nell’apprendimento della lingua scritta ai poveri pupetti anglofoni. E, ulteriore conseguenza deteriore, tale imprecisione fomenta le “libere interpretazioni fonetiche” nel mondo, moltiplicando i “dialetti” identificativi delle origini. Inglese quale? Quello rigosamente british, quello irlandese, quello indiano, quello africano, quello dei tedeschi/francesi/svedesi colti ecc. ecc.? L’inglese parlato da un inglese lo capisco, quello di un americano (e di quale parte?), per non citare quello delle “colonie” del Commonwealth, no. Stessa differenza, per uno straniero, come tra l’ “italiano” parlato da un valdostano e da un siciliano.
    Ma la tecnologia aiuta: con un’apposita app approntata sull’apparecchio telefonico, parli in italiano e una voce interna ti fa il doppiaggio; con tutte le conseguenze di quando certi ministri di un passato governo fecero tradurre da gugl il curriculum e lo pubblicarono su internet, ricevendo modulate pernacchie.
    E comunque il recoveri faund sopravvive alla grande, anche dalle bocche di esperti televisivi. Forse sottintende e attualizza una speranza….

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