IL SIMILPENSIERO DEL SINCRETISMO

In materia di religioni il sincretismo è la combinazione di varie credenze che di solito si considerano inconciliabili, nel presupposto di una loro unità di fondo. In altri termini il principio secondo cui ciò che potrebbe unificarle è più importante di ciò su cui differiscono.
Questa teoria potrebbe essere in primo luogo figlia della cultura. Chi studia storia delle religioni si accorge che esse sono per la maggior parte costituite da storie assurde e inverosimili, spesso puramente favolistiche. Ma si accorge anche che la stessa cosa si può dire della religione in cui è stato allevato. Se essa è vista con gli occhi di un estraneo può apparire incredibile e mitologica. Dio che crea l’universo con un semplice atto di volontà e poi muore sulla croce, i santi che fanno miracoli, il pane che è il corpo di Cristo, e via dicendo. Il cristiano si reputa monoteista e poi legge che per i musulmani è politeista, perché crede nella Trinità. Ai credenti di tutte le fedi si sconsiglia vivamente la lettura di un libro come la “Storia delle religioni” di George Foot Moore.
A questo punto il neofita del pensiero, che vuole tuttavia continuare ad essere credente, azzarda un passo coraggioso: “Lasciando perdere le particolarità, io crederò in ciò che è comune a tutte le religioni, perché in ognuna di esse c’è qualcosa di vero”. Frase da applausi, tanto sembra tollerante, generosa, e profonda. Il similpensiero infatti, come la similpelle, somiglia molto a quello autentico. Per giunta stavolta appare inclusivo e pacificatore.
Purtroppo non sempre la verità si può raggiungere con un compromesso. Se discutiamo della lunghezza dell’equatore non è che possiamo metterci d’accordo con un compromesso fra le nostre diverse opinioni. La Terra esiste al di fuori di noi e le nostre misure potrebbero essere erronee. Nello stesso modo, l’errore fondamentale del sincretismo è credere che in tutte le religioni ci sia una parte di verità. Infatti potrebbero anche esserci soltanto errori.
Né le salva, in questo senso, la somiglianza delle loro morali, perché la morale non fa parte della religione. Come dice la sua stessa etimologia, essa nasce dai “mores”. La religione al massimo li recepisce e li sacralizza, ma quegli imperativi rimangono mores. Infatti, quando i “mores” cambiano, cambiano anche i principi. Per millenni in Italia il sesso fuori dal matrimonio, l’omosessualità e l’aborto sono stati stramaledetti. Quanti oggi li considerano gravissimi peccati? Non certo Papa Francesco.
Della religione fanno essenzialmente parte quelle cose che non sono legate ai mores, ma appartengono specificamente a una data fede. Tanto per fare un esempio, l’obbligo per i cattolici di confessarsi e ricevere l’eucarestia almeno una volta l’anno, l’obbligo di andare tutte le domeniche a messa, e per le donne l’obbligo di entrare in chiesa a capo coperto. Sempre che la legge non sia cambiata. E a fortiori la Trinità e la divinità di Gesù. Mentre per i musulmani sono articolo di fede il dovere del pellegrinaggio alla Mecca o il divieto di rappresentare graficamente, o con statue, esseri viventi. Cose che, ai non credenti di ogni data fede, sembrano supremamente arbitrarie e inverosimili.
Il sincretismo religioso proclama che, non importa in che forma, c’è una divinità. Ma non lo dimostra. E se cercasse di farlo, dovrebbe usare quel metodo critico che lo distruggerebbe. Come distrugge la religione cristiana, l’islamismo, e tutte le religioni. O si ragiona (e si è miscredenti) o non si ragiona: e allora – come consigliava Montaigne – tanto vale tenersi la religione in cui si è nati.
Facciamo un ultimo tentativo per salvare il sincretismo. Ammettiamo che si riduca ad un unico principio: “Esiste un Dio e la nostra religione consiste nel rapporto diretto con lui”. Ma in tanto sarebbe possibile avere un rapporto con Lui, in quanto Lui si occupasse di noi. Io posso pregarlo se Lui mi ascolta, posso adorarlo se Lui si compiace delle mie lodi, cioè posso essere religioso se Dio si occupa degli uomini. Ma che cosa mi fa credere una cosa del genere? Qualcosa in cui non credeva Aristotele? Che cosa dimostra nella realtà il continuo intervento di Dio, se nemmeno Auschwitz apparve degno della sua attenzione? Non per niente, per gli stessi cristiani, la Divina Provvidenza è una verità di fede, non di ragione.
Il sincretismo ricorda una famosa barzelletta. Un uomo andò dal saggio e disse: “Il mondo è cattivo”. “Hai ragione”, gli rispose il saggio. Un altro uomo andò dal saggio e disse: “Il mondo è buono”. “Hai ragione”, gli rispose il saggio. Un terzo uomo andò dal saggio e disse: “Saggio, non possono avere ragione tutti e due”. E il saggio gli rispose: “Hai ragione pure tu”.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
8 11 2020

IL SIMILPENSIERO DEL SINCRETISMOultima modifica: 2020-12-16T10:39:50+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “IL SIMILPENSIERO DEL SINCRETISMO

  1. Il nastro di Möbius, dà una rappresentazione fisica e matematica della barzelletta da lei citata. E la fisica quantistica abbonda di questi paradossi. La visione nichilista implicita nel suo articolo non lascia meno vuoti di quella religiosa e si limita a ignorare il mistero.

  2. Pardo, mi meraviglio di Lei: mi ha fatto perdere 10 minuti e 12 secondi del mio tempo per leggere cazzabubbole su religione/religioni/sincretismo, senza riuscire a dichiarare che tutte le suddette succitate panzane metafisiche servono a cercare il senso della vita, attraverso la Domanda Fondamentale sulla Vita, sull’Universo e Tutto quanto. Domanda che ha già dal 1983 ha trovato risposta nel filosofo Douglas Adams (che Lei certamente conosce) in modo esauriente e definitivo: 42.
    “E con questo ho detto tutto”, nella lucida sintesi di Antonio Caponi.

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