COME SPENDEREMO 209 MILIARDI?

C’era una volta un uomo che aveva avuto successo nel lavoro, tanto da essere molto benestante. O, se vogliamo essere più espliciti, era veramente ricco. Perché tutto gli era andato bene, nella vita, salvo la sistemazione del figlio. Questi aveva, come lui, la vocazione di “fare impresa”, ma purtroppo non ne aveva il genio. Progettava una certa operazione commerciale, il padre lo finanziava con duecentomila euro e appena qualche settimana dopo, non soltanto l’affare non si era realizzato, ma i duecentomila euro erano spariti.
E tuttavia una vocazione è una vocazione. Così qualche tempo dopo il giovane ci riprovava, e malauguratamente anche la seconda volta tutto si concludeva con la perdita secca di duecentomila euro.
E così per una terza, una quarta volta e – ve la faccio breve – per un totale di tredici volte. Infine, dopo avere sprecato due milioni e seicentomila euro, il padre disse basta. “Figlio mio”, sospirò, “con tutto l’affetto che ho per te, non posso nascondermi una elementare verità: non sei tagliato per gli affari. Cercati un lavoro da impiegato, per quando io non ci sarò più, perché è quello il tuo destino, se non vuoi morire di fame”.
Il vantaggio delle parabole, per chi le racconta, è che l’ascoltatore non sa dove si andrà a parare. Infatti quel raccontino è uno stratagemma dialettico. Si racconta una storia cui l’ascoltatore sente di non avere nulla da obiettare e, dopo che si è compromesso col suo assenso, gli si presenta la situazione che si aveva in mente. Lo si invita a constatare che il nuovo caso è identico, e che lui ha dunque il dovere di trarre per essp la stessa conclusione che aveva tratto per la parabola. Si tratta di indurre il prossimo a darsi torto da sé.
E tutto questo vale anche se si fa un parallelo con lo Stato italiano. Nel corso dei decenni esso ha accumulato 2.600.000.000.000€ di debiti (un milione di volte i 2.600.000€ perduti dal padre ricco) e non è riuscito né a rilanciare l’economia, né a “eliminare la povertà”, come qualcuno ha sognato. Così come non è riuscito, né ad eliminare il ritardo del Meridione d’Italia, né a realizzare le grandi riforme, né ad impedire una recessione che dura da circa vent’anni, e che rischia, con la pandemia, di avere un esito infausto. Ora dovrebbero essere in arrivo (spalmati su anni e condizionati) duecento miliardi di euro e nasce la domanda: che speranze ci sono che, con una somma corrispondente a un tredicesimo di ciò che abbiamo già sprecato, riusciremo a compiere il miracolo che non siamo riusciti a realizzare con duemilaseicento miliardi di euro?
Ecco perché tutto questo parlare che si fa di Recovery Fund, oggi Next Generation Ue, mi lascia di ghiaccio. Se il chirurgo, prima di operare me, ha già mandato al creatore tredici pazienti, ed io non posso cambiare chirurgo, il massimo che possa fare è scrivere il mio testamento e raccomandare quell’anima che non credo di avere a quel Dio che non credo esista. Chi, dopo tredici tentativi falliti, è ancora convinto che possa riuscire il quattordicesimo, ha quella fede che smuove le montagne e che io non ho.
Dunque, come spenderemo i soldi del Next Generation Ue? Come al solito: sprecandoli.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
17 dicembre 2020

COME SPENDEREMO 209 MILIARDI?ultima modifica: 2020-12-17T12:56:33+01:00da gianni.pardo
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