SESIA POSSIBILE FAR CADERE IL GOVERNO

Mia madre era una donna estremamente pragmatica, e questo amplificava la sua intelligenza. Non aveva avuto abbastanza stimoli culturali per liberarsi del tutto del condizionamento del suo tempo (era nata nel 1898) ma ogni volta che quel condizionamento era smentito dall’intelligenza, dava la preferenza a quest’ultima. Per esempio, per contestare un’ipotesi o un progetto, aveva cominciato con l’usare uno stilema di condanna molto corrente, a quei tempi. “E quando mai s’è detta, una cosa del genere?” Ma quando, seguendo i suoi innumerevoli esempi di anticonformismo, le ho risposto: “Oggi, mamma. L’ho appena detto io” non ha più usato quell’argomento. Ai suoi occhi la tradizione doveva arrendersi dinanzi alla logica.
Con simili esperienze nel lontano passato non è strano che, di fronte ad un’evidenza collettiva, mi allarmo più di quanto non mi senta rassicurato. “Se tutti la pensano in questo modo, è segno che nessuno controlla la validità dell’assunto”. E mi sento in dovere di farlo io. Nel mio stesso interesse.
Oggi una frase non sottoposta a dogana è. “Non si può aprire una crisi di governo nel momento di una grande pandemia”. Tutti d’accordo, dunque verità rivelata. Dunque sospetto di imbroglio. Ma nel mio disgusto della politica, e nel mio schifo dell’attuale governo (un governo che abolisce la povertà e la prescrizione penale) non mi son dato la pena di dimostrare perché quel mantra era assurdo. Mi bastava che lo fosse per me, e a me stesso non sono tenuto a dare dimostrazioni. Tutto questo fino al momento in cui Pierferdinando Casini, in un talk show, ha detto queste parole d’oro: “È assurdo far cadere il governo nel momento di una grave crisi, perché il governo ha il compito di farvi fronte. Ma se quel governo non vi fa fronte, cade anche la necessità di non farlo cadere, perché a quel punto qualunque altro governo sarebbe migliore”.
Folgorazione. Ecco un’argomentazione imbattibile. Dal dogma che non si può discutere si è passati alla valutazione del governo. Prima dimostrate che è indispensabile, e poi lo sosterremo. L’indispensabilità è un presupposto che va dimostrato, non un assioma. E nel caso specifico si tratta di una dimostrazione difficilissima.
A questo punto, visto che l’arma definitiva mi è stata offerta graziosamente da uno dei più vecchi parlamentari della Repubblica, mi sono divertito a vedere se ci fossero ulteriori dimostrazioni, come è avvenuto per il Teorema di Pitagora, che ne ha a iosa.
A chi piace questo governo? Non ai Cinque Stelle, che anzi si stanno liquefacendo; non al Pd, che è stato ripetutamente menato per il naso; non a Renzi, in perdita di velocità; non ad un’opposizione invelenita per l’impensabile voltafaccia dell’agosto del 2019. Insomma non piace a nessuno, salvo a Conte, per il quale esso si è trasformato in poltrona- E tuttavia tutti dicono che non può cadere perché nessuno vuol rischiare le elezioni, e andare a casa. Con un’estrema probabilità di non essere rieletto.
Ma anche qui, come nel caso evidenziato da Casini, c’è una contraddizione. Se il governo è tenuto in piedi dalla paura di essere mandati a casa, se cadesse il governo questa paura verrebbe meno? Certamente no. E allora, appena caduto il governo, tutti si darebbero da fare per mettere su un’alleanza qualunque, per creare un governo qualunque e sventare il pericolo della perdita della cadrega.
Qualcuno dirà che ci sono differenze ideologiche e vecchi rancori; che non si possono mettere insieme il Diavolo e l’Acqua Santa. Ah sì, come non si potevano mettere insieme il Pd e il M5s. Come diceva la buonanima, “Ma mi faccia il piacere!”.
Altra obiezione: non c’è la legge elettorale. Semplice, o la si fa, o si va avanti con quello che c’è, tanto del governo del Paese, o della rappresentatività del Parlamento, non frega niente a nessuno.
Potrei continuare, ma non ne vale la pena. Tutte le opinioni che sentiamo sono soltanto l’eco degli interessi di chiunque parli. L’unico, vero, sostanziale interesse che domina l’Italia non è né l’economia, né la salute, né la necessità di evitare un possibile default, ma soltanto quello di non perdere il seggio parlamentare prima del 2023. Se cadesse il governo e si andasse a nuove elezioni, sarebbe in seguito ad un incidente, come è accaduto altre volte in passato. Ma tutti, finché potranno, si inchioderanno alle poltrone, quand’anche i chiodi dovessero essere arrugginiti e quand’anche il Paese dovesse pagare un prezzo insopportabile. Basterà costituire il “Partito di quelli che non vogliono andare a casa” e si riceveranno un mare di adesioni, in Parlamento, fino a creare non una Große Koalition, ma una Sehr große Koalition. Grandissima.
Noi non abbiamo un governo dell’Italia ma un governo dei parlamentari. L’Italia non ha un governo.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
22/12/2020

SESIA POSSIBILE FAR CADERE IL GOVERNOultima modifica: 2020-12-22T14:53:15+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “SESIA POSSIBILE FAR CADERE IL GOVERNO

  1. Mi pare che la questione sottesa è che una caduta del governo “proprio in questo momento” sputtanerebbe l’Italia di fronte a tutto il mondo, facendole perdere anche la scarsa credibilità di cui gode. Con riflessi certo non zuccherosi sul debito, sui finanziamenti UE ecc. ecc.; a valanga; tanto più che il periodo di “vuoto” cadrebbe in tempi agitati di piena pandemia e dei suoi effetti. Quindi, “solo per senso di responsabilità” PD e 5S sopportano la piattola Renzi (seppur alcuni dei suoi argomenti non siano peregrini; ma è il modo in cui li pone che farebbe imbufalire anche Giobbe), benché conti quasi nulla in Parlamento (ma anche le briciole servono).
    Ma allora com’è che uguale senso di responsabilità non basta a tarpare gli artigli dell’opposizione? Ma perché strepitare fa sempre bene, conquista voti “buoni per dopo” (“Ve l’avevamo detto, no?, che erano un fallimento)”, alla naturale scadenza. Sanno benissimo che, nell’assurda ipotesi di nuove elezioni e di salita al governo, si troverebbero in mano una bomba a miccia cortissima.
    Quindi, è la solita commedia all’italiana. In cui è Conte – imperturbabile, salito per caso all’onere degli altari non per merito proprio ma in quanto raccomandato – a fare la “figura” migliore. Basterà poco (poco rispetto alle tonitruanti minacce) per calmare temporaneamente le acque, soddisfacendo sia chi trema per le poltrone (mica solo quelle parlamentari: e gli enti pubblici, le agenzie, le consulenze, i commissariamenti, dove li mettiamo?) sia chi continuerà a trovare sulle assi i pupazzi ai quali tirare palle di stracci finché non si spengono le luci del luna park.
    Ma sì, questo è un luna park; anzi, non è realtà, è un “sogno” ubriaco; al quale ci chiedono di partecipare come villici ingenui.
    E allora, che fare? Bah, forse prendere un biglietto per il Costa Rica o la Papuasia. Perché se poi anche lì fanno casino, beh, son fatti loro, noi siamo stranieri, mica siamo coinvolti.

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