LO SBOCCO DELLA CRISI

Per tutti i cittadini si direbbe che oggi si conclude un periodo di incertezze e di perplessità. Il governo è caduto e finalmente si sono sciolti i dubbi che, da quanto Italia Viva ha cominciato a manifestre la propria insofferenza, assillavano quotidianamente i lettori di giornali e i commentatori politici.
In realtà, per i competenti e per gli addetti ai lavori, quello che è avvenuto è ormai in archivio e tutta l’attenzione si concentra su un interrogativo: che cosa avverrà ora?
In genere, si pensa che gli esiti possano essere tre: un nuovo governo con a capo Giuseppe Conte (reincarico); un nuovo governo con un nuovo Primo Ministro; nuove elezioni. E molti sembrano proprendere per la prima soluzione, proprio perché al Primo Ministro uscente si dichiarano fedeli i partiti che, fino ad oggi, hanno fatto parte della sua maggioranza. Ma già questo è un errore.
Se Conte disponesse oggi di una maggioranza solida e precostituita, il governo non sarebbe caduto. Né Conte può dire al Presidente Mattarella: “Lei intanto mi nomini, ché poi i parlamentari della maggioranza andrò a cercarmeli”, sia perché, se questa capacità avesse, il governo non sarebbe caduto, sia perché il Presidente conferisce il mandato a chi ha già una maggioranza, non a chi dovrebbe andare a cercarsela.
E tuttavia esiste quello che si chiama “mandato esplorativo”. Il Presidente, dal momento che – nelle consultazioni con i Presidenti delle due Carmere e con tutti i gruppi parlam,
entari – non si è visto presentare nessuna maggioranza vitale, incarica una personalità di rilievo di esperire per lui le necessarie indagini, per quanto riguarda la possibilità di costituire una maggioranza, e poi riferirgli. Il Presidente poi potrà conferire, a lui o ad un altro, l’incarico di formare il nuovo governo. Nel passato recente questo incarico esplorativo è stato conferito a Carlo Cottarelli. Ma, ancora una volta, è difficile che il mandato esplorativo sia conferito a Conte, perché è proprio per aver fallito in questa “esplorazione” egli è salito al Colle. Inoltre la situazione presenta caratteri di urgenza che non permettono di prendersela comoda. Dunque Conte difficilmente potrà ottenere un tempo pressoché indefinito per trovare gli introvabili “responsabili” la cui assenza l’ha costretto a dare le dimissioni. In conclusione, proprio l’ipotesi del Conte ter, che tanti danno per probabile, tanto probabile non è.
Dunque il cronoprogramma dovrebbe essere questo. Conte si dimette. Dal giorno dopo Mattarella comincia le consultazioni. Concluse queste consultazioni, vedendo che in Parlamento non si riesce a costituire una maggioranza, scioglie le Camere e manda gli italiani al voto. Ma in politica tutto può succedere, e la realtà potrebbe essere del tutto diversa.
È infatti possibile che, pur di non andare al voto – che manderebbe troppa gente a casa, definitivamente, in particolare la grande maggioranza dei pentastellati – si costituisca un esecutivo o con Renzi e compagni , in cambio di un diverso modo di governare e idi qualche modifica di programma, oppure che si formi una maggioranza di sinistra col contributo di Forza Italia, dell’intero partito o di un buon numero dei suoi parlamentari. Quanto siano probabili queste soluzione giudichi il lettore, ma si tenga pure presente che, per soluzioni del genere, di solito si richiedono settimane di trattative, mentre Mattarella sa di avere i giorni contati, soprattutto per le immediate, importantissime scadenze, come quella di presentare all’Unione Europea un credibile piano per l’utilizzo dei fondi del Next Generation Ue.
Insomma, uno dei fattori chiave di questo momento politico è l’urgenza, la fretta, la necessità di far presto. Tutti i protagonisti devono sapere che, o risolvono immediatamente il rebus della maggioranza, o Mattarella manderà il Paese alle urne, perché non può fare diversamente.
Tutto molto chiaro, tutto molto logico, e tuttavia le cose potrebbero andare in modo totalmente diverso. È il rischio che si corre quando si parla di futuro. Anche se, come in questo caso, si tratta di un futuro di giorni, non di mesi.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
26 gennaio 2021

LO SBOCCO DELLA CRISIultima modifica: 2021-01-26T08:29:37+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LO SBOCCO DELLA CRISI

  1. Ciò che mi ha turbato è la leggerezza con cui si è esposto il Parlamento, nella ricerca di cd. Responsabili, al ludibrio di cittadini i quali già erano fortemente critici verso quello che resta il massimo organo della Repubblica, il Parlamento appunto.

  2. Qualunque sarà la soluzione escogitata, si tratterà comunque di un governo stortignaccolo con molte “anime” diverse, tenuto insieme solo da una colla bicomponente: tenere fuori Salvini/Meloni, garantirsi uno stipendio almeno fino a fine legislatura. Naturalmente giustificandola con l’amore e carità di Patria e promettendo con parole ariose una palingenesi e una resurrezione. Su vere riforme “divisive” (PA, giustizia, scuola, competenze Stato/Regioni, fisco; tanto per citarne alcune), che davvero determinerebbero il futuro tra 2/5/10/20 anni, non riuscirà a produrre niente se non fumo. Sarà “divertente” vedere come gestirà la tempesta che si abbatterà sull’Italia ad aprile-maggio con la fine dei pannicelli caldi e verso fine anno per la gestione dei fondi europei e la “distillazione” degli interventi; a quel punto probabilmente voleranno coltellate. Nel frattempo ci sarà l’elezione del Presidente della Repubblica, con una “brava persona” rassegnata al sacrificio. E ci si avvierà alla fine legislatura, tra macerie, brandelli sanguinanti e recriminazioni e rabbuffi UE. E a quel punto? Boh. Si potrebbe offrire la cittadinanza italiana alla Merkel e chiamarla in soccorso: la merce sul mercato politico italiano è irrimediabilmente bacata. In un cupio dissolvi per affrettare l’agonia, si potrebbe proprio ora offrire la presidenza del Consiglio a Salvini e Meloni: se sono così fessi da accettare, la batosta finale la prendono loro.
    Ma la cosa non la la seguo più, non presto più fede a dichiarazioni/posizioni/programmi/impegni; chiacchiere e balle.
    Rocco Siffredi for President. Anzi, è tempo di una donna: Danika Mori. Adatti per l’Italia di oggi e certamente molto popolari.

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