LA SOSTANZA DEI NEGOZIATI

Sono strabiliato. Dopo le consultazioni col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e più recentemente durante i colloqui col Presidente della Camera Roberto Fico, i rappresentanti del M5s e del Pd si sono espressi come se tenessero il coltello dalla parte del manico. Come se potessero indifferentemente riaccogliere o non riaccogliere Italia Viva e imporle le loro condizioni. Continuano a parlare di un Conte-ter “perché ha lavorato bene” (dicono loro) e “perché ha il sostegno degli italiani”, dimenticando che non ha quello del Senato. In realtà le sue competenze sono la schivata e il rinvio. Ma Conte, per Vito Crimi, del Movimento 5 Stelle, rimane “indiscutibile”. E va bene, non ne discutiamo.
Poi stamani ascolto la lunghissima rassegna stampa di Radioradicale e apprendo che un imbecille del Movimento – di cui per fortuna ho dimenticato il nome – insiste a dire che Renzi rappresenta un partito del 2% e come tale va trattato. Costui si comporta come un lottatore di wrestel alto due metri che ride in faccia ad un omino di un metro e mezzo che impugna una Colt 45.
In questi casi sono assalito da una sorta di vertigine. Ogni volta che vedo qualcuno che nega la realtà che ha sotto gli occhi mi dico: “E se costui non ammette questa evidenza, che speranza avrei, discutendo con lui, di dimostrargli una verità che non vede?”
La guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq durò cento ore, non fece vittime americane, e l’esercito locale letteralmente si liquefece. E tuttavia il regime continuava a parlare di lotta e di resistenza mentre i carri armati americani erano alla periferia di Baghdad. Capisco la retorica di guerra, ma veramente essa non ha nessun limite, nemmeno quello del ridicolo?
Altro esempio. Renzi critica certi provvedimenti del governo Conte – per esempio il cash back, i banchi a rotelle ed altre follie – e gli avversari gli chiedono, acidi: “Ma non era al governo anche lui?” Ora, a parte che si tratta della stessa persona cui si rimproverava di avere un consenso stimato tra il 2 e il 3%, che cosa poteva fare, Renzi, uscire dal governo? E non è quello che ha fatto? Cioè la stessa cosa per cui oggi è accusato di ogni crimine di empietà, incluso avere sfregiato le Erme di Atene e rotto il vaso di Soissons? Se sta zitto ha torto e se parla ha torto? Ma volete che perfino uno che ha quasi odiato Renzi nel 2016 sia costretto a difenderlo?
Lasciamo stare i giudizi sui governi Conte e sulle maggioranze, ognuno si tenga i suoi. Una cosa è certa: il governo Conte non ha i numeri in Senato. Cosa che si è fatta certificare dai famosi “responsabili”, insufficienti anche dopo che da voltagabbana sono stati promossi “costruttori”. Non si tratta di confermare un governo Conte, si tratta di farlo resuscitare. E per questa impresa bisogna avere il potere di camminare sull’acqua. O di falsare la realtà.
Tutto ciò non mi impedisce di stare attento a Italia Viva. Perché anch’essa mi vuole imbrogliare. Renzi è abile nel dire che prima bisogna discutere delle cose da fare e soltanto poi si parlerà dei nomi. Giusto e innegabile? “Voire”, dicono i francesi, per esprimere con una sola parola un dubbio sarcastico.
Ammettiamo che, per Italia Viva, l’annullamento della prescrizione sia stato un errore imperdonabile. Essa dunque tornerebbe al governo soltanto avendo la certezza che si ristabilirà quell’istituto giuridico. Posizione legittima. Ma allora ammettiamo che, per il M5s, sia condizione imprescindibile che esso sia guidato da Giuseppe Conte. Non sarebbe anche questa una posizione legittima? Poco importa quanto valgano la prescrizione da un lato e Giuseppe Conte dall’altro, ognuno è libero di usare la propria bilancia. Dunque nel pretendere che prima si discutano i programmi e poi i nomi, Renzi non esercita un diritto, nemmeno “politico”: pone soltanto una sua condizione, che non vale più delle altre.
Ma c’è di peggio. Che Conte sia a capo del governo è una condizione a sì o no. Si può dire la stessa cosa dei programmi? Renzi ha ragione quando chiede una riforma della giustizia, ché anzi l’Italia la chiede da non so quanti decenni. Ma essa va da un minimo – per esempio il colore delle toghe degli avvocati – a un massimo, cioè una totale riforma dei quattro codici e delle principali leggi dello Stato. E Renzi vorrebbe che le linee direttive di questa rivoluzione siano messe sulla carta nel giro dei tre giorni di consultazioni di Fico? Mentre nello stesso tempo si redige la riforma della legge elettorale, della sanità, della scuola, di tutto ciò che l’Italia ha di sbagliato?
Viene il dubbio riguardo a ciò che Renzi vuole realmente. Potrebbe ottenere qualche vaga promessa, e rientrare nel governo Conte. Potrebbe insistere sui programmi per giustificare la mancata costituzione di un nuovo governo. Potrebbe accontentarsi di aver eliminato Conte e rientrare quietamente nei ranghi. Potrebbe battersi a morte per un governo del Presidente.
Come si dice, il più pulito ha la rogna e il più sincero è ancora il Cretese.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
31. gennaio 2021

LA SOSTANZA DEI NEGOZIATIultima modifica: 2021-01-31T11:17:57+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “LA SOSTANZA DEI NEGOZIATI

  1. Caro Pardo, cosa può fare Renzi di più se ha contro i media, in forme anche volgari e sguaiate? E aggiungo, cosa può fare di più se chi dovrebbe rappresentare le imprese e i lavoratori sta a guardare la crisi, tentando di non esporsi per conservare il poco o il molto delle proprie relazioni di interessi? Da ultimo, cosa può fare di più Renzi con un PD ameba e una destra destruens? Personalmente, mi farebbe piacere non morire per Conte. Saluti.

I commenti sono chiusi.